Ecco, la fase pandemica della temibile influenza suina è arrivata. Naturalmente è arrivata presto e prima che il nostro Ministero della Salute riuscisse ad organizzare l’unica cosa sensata: un programma vaccinale e tmepestivo che si opponesse efficacemente alla circolazione del virus.
Nel frattempo gli altri non sono rimasti con le “mani in mano”.
Sull’ultima scansìa prima e davanti delle casse in ogni supermercato sono scomparsi gomme da masticare, rasoi “usa e getta” e preservativi per fare luogo a dispenser di gel disinfettante per le mani.
I Ministeri, sia quello della Salute che quello dell’Istruzione, hanno scoperto che il lavaggio sociale delle mani può limitare il diffondersi dell’influenza, anche di quella suina, e questa è veramente la scoperta dell’acqua calda. Giusto cinque secoli dopo la scoperta dell’America tanto che potremmo chiamarla la scoperta dell’uovo di Colombo.
Nel frattempo spero che i 25-26 lettori abbiano letto i commenti al precedente post sull’omeopatia.
In soldoni si è detto, e a piena ragione, che, sulla base “dell’esperienza personale”, l’Omeopatia ha la stessa efficacia della “medicina tradizionale”.
Purtroppo per la salute pubblica servono dati certi, deduttivi, confrontabili, parametrabili e non distorti dai mass media.
L’European Center for Disease Prevention and Control di Stoccolma (http://ecdc.europa.eu/en/Pages/home.aspx) di dati ne fornisce, ma si preferisce lasciarli agli addetti ai lavori.
Con "l’esperienza personale" possiamo giusto farci la birra, e naturalmente restare in Pronto Soccorso mentre gli omeopati dormono il sonno dei Giusti.
Immagini catturate con lo scanner, con la fotocamera, con la sonda dell'ecografo, con il pensiero. Immagini che quasi sempre sono frutto della casualità e dell'intuizione.
27 ottobre 2009
11 ottobre 2009
L’omeopatia: scienza e coscienza.
Cara Chiara, non ho ben capito cosa tu voglia chiedermi sull’omeopatia.
Però l'argomento è intrigante e lo propongo al dibattito dei 15 lettori.
Se la domanda fosse stata se si può curare l’influenza mediante l’omeopatia la risposta sarebbe stata: non credo.
Non mi occupo personalmente di omeopatia ma da qual poco che ne so non mi sembra che questa “disciplina” si sia mai posta il problema di curare le malattie infettive in fase acuta.
Per quanto riguarda la possibilità di una prevenzione dell’influenza non posso esprimermi, per il fatto stesso di non conoscere l’omeopatia.
Alcune medicine vengono definite “alternative” in quanto partono da presupposti diversi da quelli della medicina “ufficiale” che sarebbe meglio definire medicina “occidentale”.
In realtà il problema non sono i presupposti ma il metodo.
Se il metodo è deduttivo, ovvero scientifico, ovvero si avvicina la modello di Claude Bernard, non ho alcuna difficoltà a credere in quanto si asserisce.
E’ questo il caso della medicina cinese, dall’agopuntura alla sua riflessiva cugina.
Per quanto riguarda l’omeopatia invece i presupposti non sono deduttivi ma assiomatici. I sostenitori di questo metodo induttivo rifiutano il confronto con le leggi della fisica riconosciute, avvicinandosi quindi più alla fede che alla scienza.
A me personalmente riesce un po’ difficile credere a leggi che non siano previste dalla fisica relativistica quindi non dico “impossibile”, ma mi limito, rispettosamente, a giudicare l’omeopatia “improbabile”.
Alla fine ritengo che il medico debba sempre curare secondo scienza e coscienza, che non sono cose parametrabili.
Possiamo comunque tornare sull’argomento discutendo di etica, estetica, deontologia ed epistemologia del medico: scopriremmo cose molto interessanti, e forse non edificanti, sulla storia della medicina.
Esercitazione di pBLSD a Gravedona
Però l'argomento è intrigante e lo propongo al dibattito dei 15 lettori.
Se la domanda fosse stata se si può curare l’influenza mediante l’omeopatia la risposta sarebbe stata: non credo.
Non mi occupo personalmente di omeopatia ma da qual poco che ne so non mi sembra che questa “disciplina” si sia mai posta il problema di curare le malattie infettive in fase acuta.
Per quanto riguarda la possibilità di una prevenzione dell’influenza non posso esprimermi, per il fatto stesso di non conoscere l’omeopatia.
Alcune medicine vengono definite “alternative” in quanto partono da presupposti diversi da quelli della medicina “ufficiale” che sarebbe meglio definire medicina “occidentale”.
In realtà il problema non sono i presupposti ma il metodo.
Se il metodo è deduttivo, ovvero scientifico, ovvero si avvicina la modello di Claude Bernard, non ho alcuna difficoltà a credere in quanto si asserisce.
E’ questo il caso della medicina cinese, dall’agopuntura alla sua riflessiva cugina.
Per quanto riguarda l’omeopatia invece i presupposti non sono deduttivi ma assiomatici. I sostenitori di questo metodo induttivo rifiutano il confronto con le leggi della fisica riconosciute, avvicinandosi quindi più alla fede che alla scienza.
A me personalmente riesce un po’ difficile credere a leggi che non siano previste dalla fisica relativistica quindi non dico “impossibile”, ma mi limito, rispettosamente, a giudicare l’omeopatia “improbabile”.
Alla fine ritengo che il medico debba sempre curare secondo scienza e coscienza, che non sono cose parametrabili.
Possiamo comunque tornare sull’argomento discutendo di etica, estetica, deontologia ed epistemologia del medico: scopriremmo cose molto interessanti, e forse non edificanti, sulla storia della medicina.
Esercitazione di pBLSD a Gravedona
03 ottobre 2009
L'influenza del porco
Sull'ultimo numero del "Puncet", rivista periodica di Dongo, è comparso un articolo sull'influenza che da qualche mese ci tormenta e affascina.
A gentile richiesta lo trascrivo per i 25 lettori.
Per questa influenza di tipo A H1N1 o “influenza suina” si sono già sprecati fiumi di inchiostro.
Dalle prime ingenue e isteriche reazioni che inducevano ad astenersi dal consumare carne suina si è arrivati al terrore della pandemia, passando per la rievocazione dell’”asiatica” di infausta memoria.
Nel marasma multimediale e nella tempesta mediatica non è difficile vedere comunque qualche interesse privato, commerciale o di parte.
Ma facciamo ordine ed esaminiamo razionalmente quanto “si sa” (abbastanza) per difenderci meglio dai “si dice” (troppi) ed evitare inutile panico.
L’influenza A H1N1 – E’ una classica influenza che causa malessere, febbre e sintomi respiratori. Il termine “pandemia” non connota un’epidemia più grave, ma solo una diffusione su tutto il pianeta.
Molto spesso le influenze stagionali hanno assunto carattere pandemico, senza che la cosa suscitasse particolare sensazione come avviene in questi ultimi mesi.
Usualmente decorre in modo non grave. Può colpire i polmoni o causare sovra infezioni batteriche, che costituiscono le complicanze più gravi e temibili.
Questa evoluzione, comune anche a tutte le passate e future influenze, colpisce prevalentemente soggetti defedati, indeboliti e immuno-depressi.
La maggiore rapidità di contagio non è una caratteristica nuova o peculiare del virus di cui parliamo, ma sembra essere legata alla presenza di un’alta percentuale di individui non immunizzati e quindi suscettibili.
Infatti questo ceppo è una variante della “spagnola” che non si presenta sulla scena da parecchie decine di anni. Per questo motivo risulterebbero scarsamente suscettibili i soggetti nati prima del 1950, che avrebbero già incontrato un ceppo simile, immunizzandosi, mentre sembrano essere particolarmente indifesi tutti i soggetti nati dopo il 1970, che non hanno conosciuto ceppi simili.
L’epidemia quindi colpirà prevalentemente i giovani e i bambini.
A causa della diffusione prevalente in soggetti giovani l’indice di letalità è piuttosto basso, ad onta di quanto diffuso sinora dai mass media.
Trasmissione e misure di prevenzione passiva – La trasmissione, come per tutte le malattie virali, è per contiguità.
Il virus non vive da solo, ma dentro le cellule; la tosse, lo starnuto, la stretta di mano sono i sistemi più comuni con cui ci si infetta fra persone vicine.
Nella vicina Svizzera sono uscite delle regole che proibiscono la stretta di mano e scoraggiano il bacio, quantomeno sui luoghi di lavoro. Senza ricorrere all’elvetica intransigenza sarebbe sufficiente applicare le più semplici norme igieniche.
La misura più semplice è il lavaggio delle mani più volte al giorno e dopo ogni contatto per il personale sanitario. Un sistema molto semplice per far lavare le mani ai bambini è quello di farli contare fino a 20con le mani sotto il rubinetto dell’acqua.
In presenza di febbre di durata superiore ai tre giorni, soprattutto se il soggetto ha soggiornato da poco all’estero, sarebbe sconsigliabile intraprendere viaggi.
Questa tuttavia è una norma di buon senso comune che dovrebbe valere sempre, indipendentemente dalle epidemie.
Inutile ricorrere a mascherine che servono solo a isolare i malati, ma non proteggono le persone sane dal contagio.
I soggetti a rischio sono ovviamente le persone più deboli e segnatamente i cardiopatici, i pazienti con scarse difese immunitarie come chi ha recentemente eseguito chemioterapia anti-tumorale, i soggetti affetti da AIDS, da tubercolosi e da insufficienza renale, oltre atutti i soggeti che presentano patologia respiratoria cronica, dall'asma alla bronchite cronica.
Terapia – Il trattamento, come per le altre influenze, dovrebbe essere limitato all’impiego di anti-febbrili come il paracetamolo o, secondo l’ultima tendenza, l’ibuprofene.
Rigorosamente bandita l’aspirina, assolutamente nei bambini, ma meglio anche negli adulti, per il rischio di tossicità al fegato.
L’influenza di tipo A è sensibile ai farmaci antivirali, segnatamente al Valaciclovir (Zelitrex ©) e all’Oseltamivir (Tamiflu ©). Gli antibiotici, notoriamente antibatterici, non sono utili nelle infezioni virali se non nelle sovra-infezioni.
La terapia con antivirali non è priva di effetti collaterali per cui andrebbe riservata solo ai soggetti che presentano complicazioni polmonari o sistemiche.
Da quanto detto rampolla l’inutilità di acquistare e fare scorta di farmaci antivirali.
Prevenzione attiva – L’unica arma di prevenzione a breve e medio termine è un vaccino efficace.
Nel nostro caso per l’influenza A H1N1 un vaccino efficace è in fase di distribuzione durante le prime due settimane di ottobre.
Anche il vaccino più performante può rivelarsi un’arma spuntata se non è sostenuto da una campagna vaccinale ragionata e da una distribuzione mirata.
Il programma del Ministero della Salute prevede una vaccinazione di massa in tre tempi. Durante la prima fase, verosimilmente entro il mese di ottobre, verranno vaccinati gli operatori sanitari, medici, infermieri, addetti ai servizi essenziali, forze armate e donne gravide.
Subito dopo sarà il turno dei soggetti affetti da malattie respiratorie di età compresa fra i sei mesi e i sessantacinque anni; in questa fascia ci saranno anche i bambini con asma.
Durante la terza fase vaccinativa le dosi di verranno distribuite ai giovani fra i 6 mesi e i 27 anni.
Sembrerebbe deciso di non vaccinare i bambini l di sotto dei sei mesi in quanto in genere questa fascia non è inserita in comunità e comunque appare più vantaggioso immunizzare le donne gravide proteggendo in questo modo anche il nascituro sino almeno al sesto mese.
Al momento questo appare un programma di massima ed è verosimile che il Ministero della Salute apporti qualche modifica in itinere.
Il consiglio del pediatra - Non è ancora certo quando il vaccino contro l’ H1N1 sarà in vendita liberamente in farmacia. Alla luce di questa considerazione sarebbe opportuno iniziare a vaccinare con il vaccino contro l’influenza stagionale (il normale vaccino anti-influenzale) quanto prima almeno i bambini con asma allergico.
Devono essere considerati ad alto rischio anche altri gruppi di bambini, fortunatamente meno numerosi, ad esempio quelli affetti da sindrome di Down e quelli che nell’inverno precedente si sono ammalati di bronchiolite.
A gentile richiesta lo trascrivo per i 25 lettori.
Per questa influenza di tipo A H1N1 o “influenza suina” si sono già sprecati fiumi di inchiostro.
Dalle prime ingenue e isteriche reazioni che inducevano ad astenersi dal consumare carne suina si è arrivati al terrore della pandemia, passando per la rievocazione dell’”asiatica” di infausta memoria.
Nel marasma multimediale e nella tempesta mediatica non è difficile vedere comunque qualche interesse privato, commerciale o di parte.
Ma facciamo ordine ed esaminiamo razionalmente quanto “si sa” (abbastanza) per difenderci meglio dai “si dice” (troppi) ed evitare inutile panico.
L’influenza A H1N1 – E’ una classica influenza che causa malessere, febbre e sintomi respiratori. Il termine “pandemia” non connota un’epidemia più grave, ma solo una diffusione su tutto il pianeta.
Molto spesso le influenze stagionali hanno assunto carattere pandemico, senza che la cosa suscitasse particolare sensazione come avviene in questi ultimi mesi.
Usualmente decorre in modo non grave. Può colpire i polmoni o causare sovra infezioni batteriche, che costituiscono le complicanze più gravi e temibili.
Questa evoluzione, comune anche a tutte le passate e future influenze, colpisce prevalentemente soggetti defedati, indeboliti e immuno-depressi.
La maggiore rapidità di contagio non è una caratteristica nuova o peculiare del virus di cui parliamo, ma sembra essere legata alla presenza di un’alta percentuale di individui non immunizzati e quindi suscettibili.
Infatti questo ceppo è una variante della “spagnola” che non si presenta sulla scena da parecchie decine di anni. Per questo motivo risulterebbero scarsamente suscettibili i soggetti nati prima del 1950, che avrebbero già incontrato un ceppo simile, immunizzandosi, mentre sembrano essere particolarmente indifesi tutti i soggetti nati dopo il 1970, che non hanno conosciuto ceppi simili.
L’epidemia quindi colpirà prevalentemente i giovani e i bambini.
A causa della diffusione prevalente in soggetti giovani l’indice di letalità è piuttosto basso, ad onta di quanto diffuso sinora dai mass media.
Trasmissione e misure di prevenzione passiva – La trasmissione, come per tutte le malattie virali, è per contiguità.
Il virus non vive da solo, ma dentro le cellule; la tosse, lo starnuto, la stretta di mano sono i sistemi più comuni con cui ci si infetta fra persone vicine.
Nella vicina Svizzera sono uscite delle regole che proibiscono la stretta di mano e scoraggiano il bacio, quantomeno sui luoghi di lavoro. Senza ricorrere all’elvetica intransigenza sarebbe sufficiente applicare le più semplici norme igieniche.
La misura più semplice è il lavaggio delle mani più volte al giorno e dopo ogni contatto per il personale sanitario. Un sistema molto semplice per far lavare le mani ai bambini è quello di farli contare fino a 20con le mani sotto il rubinetto dell’acqua.
In presenza di febbre di durata superiore ai tre giorni, soprattutto se il soggetto ha soggiornato da poco all’estero, sarebbe sconsigliabile intraprendere viaggi.
Questa tuttavia è una norma di buon senso comune che dovrebbe valere sempre, indipendentemente dalle epidemie.
Inutile ricorrere a mascherine che servono solo a isolare i malati, ma non proteggono le persone sane dal contagio.
I soggetti a rischio sono ovviamente le persone più deboli e segnatamente i cardiopatici, i pazienti con scarse difese immunitarie come chi ha recentemente eseguito chemioterapia anti-tumorale, i soggetti affetti da AIDS, da tubercolosi e da insufficienza renale, oltre atutti i soggeti che presentano patologia respiratoria cronica, dall'asma alla bronchite cronica.
Terapia – Il trattamento, come per le altre influenze, dovrebbe essere limitato all’impiego di anti-febbrili come il paracetamolo o, secondo l’ultima tendenza, l’ibuprofene.
Rigorosamente bandita l’aspirina, assolutamente nei bambini, ma meglio anche negli adulti, per il rischio di tossicità al fegato.
L’influenza di tipo A è sensibile ai farmaci antivirali, segnatamente al Valaciclovir (Zelitrex ©) e all’Oseltamivir (Tamiflu ©). Gli antibiotici, notoriamente antibatterici, non sono utili nelle infezioni virali se non nelle sovra-infezioni.
La terapia con antivirali non è priva di effetti collaterali per cui andrebbe riservata solo ai soggetti che presentano complicazioni polmonari o sistemiche.
Da quanto detto rampolla l’inutilità di acquistare e fare scorta di farmaci antivirali.
Prevenzione attiva – L’unica arma di prevenzione a breve e medio termine è un vaccino efficace.
Nel nostro caso per l’influenza A H1N1 un vaccino efficace è in fase di distribuzione durante le prime due settimane di ottobre.
Anche il vaccino più performante può rivelarsi un’arma spuntata se non è sostenuto da una campagna vaccinale ragionata e da una distribuzione mirata.
Il programma del Ministero della Salute prevede una vaccinazione di massa in tre tempi. Durante la prima fase, verosimilmente entro il mese di ottobre, verranno vaccinati gli operatori sanitari, medici, infermieri, addetti ai servizi essenziali, forze armate e donne gravide.
Subito dopo sarà il turno dei soggetti affetti da malattie respiratorie di età compresa fra i sei mesi e i sessantacinque anni; in questa fascia ci saranno anche i bambini con asma.
Durante la terza fase vaccinativa le dosi di verranno distribuite ai giovani fra i 6 mesi e i 27 anni.
Sembrerebbe deciso di non vaccinare i bambini l di sotto dei sei mesi in quanto in genere questa fascia non è inserita in comunità e comunque appare più vantaggioso immunizzare le donne gravide proteggendo in questo modo anche il nascituro sino almeno al sesto mese.
Al momento questo appare un programma di massima ed è verosimile che il Ministero della Salute apporti qualche modifica in itinere.
Il consiglio del pediatra - Non è ancora certo quando il vaccino contro l’ H1N1 sarà in vendita liberamente in farmacia. Alla luce di questa considerazione sarebbe opportuno iniziare a vaccinare con il vaccino contro l’influenza stagionale (il normale vaccino anti-influenzale) quanto prima almeno i bambini con asma allergico.
Devono essere considerati ad alto rischio anche altri gruppi di bambini, fortunatamente meno numerosi, ad esempio quelli affetti da sindrome di Down e quelli che nell’inverno precedente si sono ammalati di bronchiolite.
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