La Toscana è da sempre terra d’arte; da un paio di secoli anche di vini e di cibi; da qualche decennio di turismo; da qualche anno di turismo di massa.
Domenica 25 aprile, è anche festa della Liberazione. Di mattina verso le nove a San Gimignano sbarcano i primi turisti da torpedoni che poi si allontanano dalla porta alla ricerca di un costoso parcheggio che arroventerà le lamiere fra qualche ora.
I tedeschi sfoggiano abiti molto colorati, pantaloni corti gli uomini, lunghi le donne; berretti e zainetti si alternano a borse a marsupio e improbabili cappellini a tesa larga. L’ombrello minuscolo, come l’impermeabile in nailon trasparente a tinte pastello è sempre pronto; scarpe con suole generose, da trekking, per gli uomini e con zeppa per le signore.
Gli inglesi sono più contenuti come i turisti che hanno oltrepassato l’ex cortina-di-ferro, tutti un po’ tristi nei pantaloni corti di colore smunto e scarpe sopravissute al look standardizzato del socialismo reale, ma possibilmente con suola Vibram.
Gli americani si distinguono; assomigliano ai Tedeschi, ma i pantaloni vistosi e le camicie multicolori sono tutte sovradimensionate di due taglie.
Tutti sottostanno al fascino del gelato italiano che viene leccato da coni, cialde e “parigine” inverosimili, ricoperte da cioccolato e granella di mandorle che colano e rendono appiccicose inesorabilmente sino a sera le mani dei turisti.
Subito dopo il rito del gelato dovrebbe esserci infatti quello della fontanella, ma nei nostri paesi, e le mète turistiche non fanno eccezione, le fontanelle sono diventate rarissimi, umidi, oggetti di culto.