Tutto finisce e tutto comincia.
Immagini catturate con lo scanner, con la fotocamera, con la sonda dell'ecografo, con il pensiero. Immagini che quasi sempre sono frutto della casualità e dell'intuizione.
26 novembre 2010
24 novembre 2010
20 novembre 2010
2 agosto 1976 - 20 novembre 2010
Da poco c’era stato il terremoto in Friuli. Questo è Stefano, il mio primo paziente; mi stavo laureando; non sapevo che sarei diventato un pediatra.
Oggi il fratello di Stefano e un altro ex bambino, Luigino, sono scesi dal Friuli per venirmi a trovare.
Sono passati 34 anni; il mio entusiasmo è sempre lo stesso ed entro in ospedale sereno ed entusiasta come appena laureato.
C’è un’altra cosa che non è cambiata.
Caffè alla macchinetta, 3 mesi dopo
La vedi nel cielo quell’alta pressione?
La senti una strana stagione?
Ma a notte la nebbia ti dice d’un fiato
che il dio dell’inverno è arrivato.
Lo senti un aereo che porta lontano?
Lo senti quel suono di un piano
di un Mozart stonato che prova e riprova
ma il senso del vero non trova?
Lo senti il perché di cortili bagnati
di auto a morire nei prati,
la pallida linea di vecchie ferite,
di lettere ormai non spedite?
Lo vedi il rumore di favole spente?
Lo sai che non siamo più niente?
Non siamo un aereo né un piano stonato,
stagione, cortile od un prato?
Conosci l’odore di strade deserte
che portano a vecchie scoperte,
a nafta, telai, ciminiere corrose
a periferie misteriose,
a rotaie implacabili per nessun dove,
a letti, a brandine, ad alcove?
Lo sai che colore han le nuvole basse,
e i sedili di un ex terza classe,
l’angoscia che dà una pianura infinita?
Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla?
Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia,
un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda fiorita,
non siamo né un giorno né vita.
Non siamo la polvere di un angolo tetro
né un sasso tirato in un vetro
Lo schiocco del sole in un campo di grano,
non siamo, non siamo, non siamo?
Si fa a strisce il cielo e quell’alta pressione
è un film di seconda visione,
è l’urlo di sempre che dice pian piano:
non siamo, non siamo, non siamo.
Francesco Guccini
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