25 aprile 2013

Il corpo umano di Paolo Giordano - Nessuna assoluzione



Più riguardo a Il corpo umanoPaolo Giordano non crea personaggi semplici nè allegri.
Tutto è pervaso da uno spleen immanente, una tristezza strisciante e inesorabile che non risparmia nessuno.
Ma i caratteri sono delineati, a volte sviscerati sino nell’intimo.
Ogni personaggio è vivo, è vero, è una parte di noi, un frammento dello specchio che siamo riusciti a infrangere poche volte.
Donne purtroppo reali, realiste e realistiche.
Il più vero, anche per personale assonanza, è il medico, schiacciato dalla routine, dal naufragio ideologico, dalla dissimulazione maldestra della mediocrità paterna.
Gli ufficiali di questo esercito sono dei sopravvissuti ad un altro esercito, ad un altro romanzo militare, a un mondo impietosamente incapace di tenere il passo dei tempi.
Non c’è assoluzione per nessuno.
L’unica persona poco credibile è Ernesto, medico improbabile e bipolare che tenta di sentire il ritmo cardiaco tastandosi la giugulare e non la carotide, ma è un peccato veniale che a un autore di questa statura si può perdonare.

14 aprile 2013

Kāma Sūtra con pizza e wurstel

Il ristorante e pizzeria è famoso e suggestivo, non sempre facile da trovare.
Lei è un po' incolore, un po sciupata, un po' a disagio, silenziosa.
Lui ha qualche anno più di lei, più carattere, più disinvolto, più loquace.
C'è un bel ragazzo, sarà sui dodici anni, biondo, un po' spaesato, figlio di lui.
Lui è un separato, lei è a disagio, il ragazzo parla il meno possibile.
Lei chiede una bottiglia grande di acqua. Lui vorrebbe una birra. Non sa cosa scegliere. Questa novità della carta delle birre lo intriga ma lo sorprende.
Dopo qualche contrattazione sbircia sul mio tavolo e converge su una stout artigianale di un birrificio piemontese di nicchia.
Poi ordinano le pizze.
Lei, come quasi tutte le donne, mangia meglio. Usa forchetta e coltello, forbisce la bocca, tradisce un'educazione borghese che va scolorando in questo 21° secolo.
Lui taglia deciso con il coltello, mangia un po' con la forchetta un po' con le mani, adeguandosi all'uso corrente.
Il ragazzo tiene la forchetta con la consumata esperienza di chi è aduso al joystick o alla guida degli elicotteri.
Poi strappa la pizza con il coltello, ne afferra i brandelli con entrambe le mani e se li ficca alternativamente in bocca masticando sgangheratamente a bocca aperta.
Lui è preso da lei. Lei silenziosa prosegue l'asettica autopsia di una Margherita.
Il ragazzo è arrivato a buon punto.
Afferra la metà pizza rimasta con entrambe le mani e si china per staccare a morsi decisi pezzi di wurstel dalla superficie della semipizza ridotta a un cencio da cui penzolano brandelli di mozzarella rappresa.
Nessuno ordina il dolce.
Si dividono. Lui in bagno a lavarsi le mani. Lei alla cassa a a pagare il conto. Il ragazzo con le mani unte finisce la bottiglia d'acqua bevendo avidamente a canna, poi esce, svagato.
Sul vetro della porta d'ingresso spicca la vetrofania di un cane e sotto la scritta “Noi aspettiamo fuori”. Ma è illegale ai sensi del D.P.R. 320/54 che sancisce l'illegalità del divieto di ingresso nei locali pubblici ai cani, purchè al guinzaglio e con tutte le garanzie di sicurezza del caso.