"Passo d'addio" è l'ultimo romanzo di Giovanni Arpino, uno dei suoi più belli. Centrato sul tema dell'eutanasia, è anche un libro sull'entrata in crisi di alcune relazioni fondamentali: quella fra maestri e allievi (e dunque padri e figli) e quella fra uomini e donne. È un romanzo quasi profetico: oggi ancora più attuale di quando fu scritto. Un romanzo che, com'era consuetudine di Arpino, parla di cose fondamentali senza darlo troppo a vedere.
Ho saputo oggi che qualcuno si è
sentito offeso da alcune considerazioni e riflessioni, peraltro
contenute dentro la recensione di un libro sull'etica del medico.
E sull'etica del medico d'oggi credo
sia giusto riflettere.
Ho dedicato circa due terzi (si leggano
2/3) della mia vita, a fare il medico in strutture pubbliche, e gli
ultimi dieci anni a valorizzare solo i miei collaboratori.
Ribadisco che al centro della vita del
medico ci debba essere sempre il paziente, che viene prima anche
della sua vita; altrimenti sarebbe stato meglio scegliesse un'altra
professione.
Se questo è il risultato, se questa è
la riconoscenza, se questa è la gratitudine, ebbene, questo è
anche l'ultimo post del mio blog.