Mi piace viaggiare a piedi sui sentieri che si inerpicano dai paesi del Lago e uniscono frazioni spopolate di Comuni indifferenti.
A poche centinaia di metri dal Lago e dalla strada Regina c’è un mondo parallelo di gente che tiene ancora aperte vecchie cascine, che va nel bosco a “far legna”, che ripercorre sentieri dove dieci anni fa passavano ancora vacche. Vacche che salivano ai maggenghi, poi agli alpeggi, poi tornavano ai maggenghi, poi tornavano nelle stalle a poche decine di metri dal Lago e dalla strada Regina.
E sotto la Regina, in riva al Lago, resiste qualche pescatore.
Oggi questi uomini e queste donne continuano a vivere, ma fino a quando li incontreremo?
Immagini catturate con lo scanner, con la fotocamera, con la sonda dell'ecografo, con il pensiero. Immagini che quasi sempre sono frutto della casualità e dell'intuizione.
28 marzo 2010
21 marzo 2010
Lettera a Mauro
Caro amico,
mi permetto di nuovo il “tu” in quanto, ancorchè per breve tempo, siamo stati amici.
Molto tempo è passato e non ricordo quasi nulla di quel pomeriggio trascorso in spiaggia. La vita di spiaggia non è il mio forte e infatti non ricordo neppure la località; doveva essere sulla costa occidentale; un tempo c’erano miniere e lugubri torri scheletrite si allungavano fra cielo e mare.
Ricordo una tua automobile e una tua collezione di vetri blu.
Altri dettagli personali, una figlia, forse non tua, una fidanzata, forse dell’est; ma sono ricordi un po’ evanescenti.
Da quella volta e da “quella storia” sono tornato in Sardegna una sola volta e per lavoro.
L’aereo mi riportava a Milano in un pomeriggio terso del maggio 2002: salendo da Elmas i paesi sotto di noi erano troppo vivi, troppo vicini, troppo puliti; e sapevo che non era vero.
Sfilavano quelli che erano stati miei per pochi giorni e in pochi anni: Sanluri, Furtei, Villamar, Lunamatrona, Segariu e altri di cui sono rimaste solo alcune diapositive.
Cercavo cortili, strade, sentieri che non avrei più percorso, poi l’Airbus ha preso quota e la Sardegna è rimasta là, nel ricordo; sono tornato a respirare quell’aria ma mi sono fermato in Corsica, altrettanto travagliata ma assediata dal suo passato, non dal mio.
Spero di non dover più rifare questo viaggio.
mi permetto di nuovo il “tu” in quanto, ancorchè per breve tempo, siamo stati amici.
Molto tempo è passato e non ricordo quasi nulla di quel pomeriggio trascorso in spiaggia. La vita di spiaggia non è il mio forte e infatti non ricordo neppure la località; doveva essere sulla costa occidentale; un tempo c’erano miniere e lugubri torri scheletrite si allungavano fra cielo e mare.
Ricordo una tua automobile e una tua collezione di vetri blu.
Altri dettagli personali, una figlia, forse non tua, una fidanzata, forse dell’est; ma sono ricordi un po’ evanescenti.
Da quella volta e da “quella storia” sono tornato in Sardegna una sola volta e per lavoro.
L’aereo mi riportava a Milano in un pomeriggio terso del maggio 2002: salendo da Elmas i paesi sotto di noi erano troppo vivi, troppo vicini, troppo puliti; e sapevo che non era vero.
Sfilavano quelli che erano stati miei per pochi giorni e in pochi anni: Sanluri, Furtei, Villamar, Lunamatrona, Segariu e altri di cui sono rimaste solo alcune diapositive.
Cercavo cortili, strade, sentieri che non avrei più percorso, poi l’Airbus ha preso quota e la Sardegna è rimasta là, nel ricordo; sono tornato a respirare quell’aria ma mi sono fermato in Corsica, altrettanto travagliata ma assediata dal suo passato, non dal mio.
Spero di non dover più rifare questo viaggio.
18 marzo 2010
Da Siena a Firenze; un corso d’aggiornamento.
Dopo una domenica dedicata alla fotografia, un po’ fra le colline del Chianti, un po’ fra le Crete, dopo un’altra notte ristoratrice al Ceppo, ricominciamo il corso all’Università di Firenze lunedì mattina.
Marco è in fase mista di contestazione con note di depressione velleitaria e non è semplice contenerlo; lugubre compagno di viaggio diventa un socievole compagno di studi e alla fin fine è per quello che stiamo in terra di Toscana.
Il corso, di ginecologia pediatrica e dell’adolescenza, è molto interessante anche se qualche relazione noiosa riesce a stemperare la tensione e a darci qualche salutare colpo di sonno.
I medici, ma forse sono così anche tutti gli umani, sono fenomeni comportamentali soprattutto durante le ore dei pasti.
Dopo alcune ore di corso o di congresso l’ipoglicemia scatena delle aggressività represse e si gettano senza pudore sui banchi della pausa caffè.
Eleganti dottoresse in tailleur o alternative suffragette scampate al ’68 si gettano con scatti felini su pizzette, brioches e biscotti, accalcandosi attorno a thermos di caffè troppo lungo.
E’ il momento di sbirciare gli spacchi audaci delle gonne e le scollature generose che si offrono all’inclita.
I maschi sono in genere più contenuti, ma ormai fra i medici sono una razza in estinzione.
Poi, passati i primi cinque minuti, la calca si dirada, le brioches sono finite e si possono bere un caffè e un bicchier d’acqua in santa pace.
Gli addetti, guardandosi con fare complice, iniziano a riporre quanto è rimasto, spesso poco, dopo il passaggio delle locuste.
Marco è in fase mista di contestazione con note di depressione velleitaria e non è semplice contenerlo; lugubre compagno di viaggio diventa un socievole compagno di studi e alla fin fine è per quello che stiamo in terra di Toscana.
Il corso, di ginecologia pediatrica e dell’adolescenza, è molto interessante anche se qualche relazione noiosa riesce a stemperare la tensione e a darci qualche salutare colpo di sonno.
I medici, ma forse sono così anche tutti gli umani, sono fenomeni comportamentali soprattutto durante le ore dei pasti.
Dopo alcune ore di corso o di congresso l’ipoglicemia scatena delle aggressività represse e si gettano senza pudore sui banchi della pausa caffè.
Eleganti dottoresse in tailleur o alternative suffragette scampate al ’68 si gettano con scatti felini su pizzette, brioches e biscotti, accalcandosi attorno a thermos di caffè troppo lungo.
E’ il momento di sbirciare gli spacchi audaci delle gonne e le scollature generose che si offrono all’inclita.
I maschi sono in genere più contenuti, ma ormai fra i medici sono una razza in estinzione.
Poi, passati i primi cinque minuti, la calca si dirada, le brioches sono finite e si possono bere un caffè e un bicchier d’acqua in santa pace.
Gli addetti, guardandosi con fare complice, iniziano a riporre quanto è rimasto, spesso poco, dopo il passaggio delle locuste.
14 marzo 2010
Ristorante Gallo Nero a Siena e altre amenità medievali
Di nuovo in Toscana! Sarà il richiamo degli avi, ma in ogni caso da domani sarò a Firenze per un corso e quindi ne abbiamo approfittato per un fine settimana preparatorio.
Questa volta ho tradito la fidata guida Slow Food per il Mangiarozzo 2009, guida alle osterie e regalo del fido scudiero Marco per l’ultimo Natale.
Anzi, proprio questa sera Marco mi raggiungerà al Ceppo e saliremo domani a Firenze.
Quindi, fidando nel buon Mangiarozzo ci siamo avventurati al Ristorante Gallo Nero.
Era la serata dedicata alla cucina medievale, ma qui pare che quasi sempre ci sia cucina di ricerca.
Il dubbio che si trattasse di una delle tante trovate per turisti o per “milanesi” è aleggiato durante tutta la serata.
L’antipasto è eccezionale e certamente frutto di un’attenta ricerca, con sapori desueti e delicati come la focaccia di pecorino, la torta di orzo e porcini, il fagottino di pollo al profumo d’arancia.
Il primo e il secondo sono un po’ più commerciali con la “tridura”, zuppa di porri con cotiche e uovo, seguita da arrosto di maialetto farcito con fegatelli.
Su tutto questo bendiddio una degustazione di rossi toscani iniziata con rosso IGT, proseguita con Rosso di Montalcino e terminata alla grande con Brunello di Montalcino.
Sui dolci preferisco non esprimermi ma non li amo e non li so giudicare. Il prezzo è molto, molto onesto.
Il valore aggiunto della serata è costituito dall’affabilità, dalla cortesia, dei sorrisi e dalla professionalità di far sentire l’ospite a suo agio; qui abbiamo conosciuto Connie, tedesca innamorata dell’italia che vi intrattiene in senese con accento tedesco…
Nell’insieme: ambiente 9, cucina 7. Una buona media attorno a 8/10. Ma il medio evo non finiva qui e il giorno successivo, cioè ieri mattina, in Piazza del Campo c’è stato il mercato medievale.
Medievale si fa per dire, comunque una bella e festosa occasione per trovare tutti i prodotti eno-gastronomici e artigianali che propone la terra toscana.
Decisamente commerciale e ad uso dei turisti tanto che in piazza, mentre mi aggiravo smarrito con la fidata fotocamera sono riuscito a trovare la mamma di un piccolo paziente di Domaso che dopo qualche legittimo dubbio sull’identità mi ha fermato per salutarmi. Insomma, il mondo è piccolo per chi viaggia.
Questa volta ho tradito la fidata guida Slow Food per il Mangiarozzo 2009, guida alle osterie e regalo del fido scudiero Marco per l’ultimo Natale.
Anzi, proprio questa sera Marco mi raggiungerà al Ceppo e saliremo domani a Firenze.
Quindi, fidando nel buon Mangiarozzo ci siamo avventurati al Ristorante Gallo Nero.
Era la serata dedicata alla cucina medievale, ma qui pare che quasi sempre ci sia cucina di ricerca.
Il dubbio che si trattasse di una delle tante trovate per turisti o per “milanesi” è aleggiato durante tutta la serata.
L’antipasto è eccezionale e certamente frutto di un’attenta ricerca, con sapori desueti e delicati come la focaccia di pecorino, la torta di orzo e porcini, il fagottino di pollo al profumo d’arancia.
Il primo e il secondo sono un po’ più commerciali con la “tridura”, zuppa di porri con cotiche e uovo, seguita da arrosto di maialetto farcito con fegatelli.
Su tutto questo bendiddio una degustazione di rossi toscani iniziata con rosso IGT, proseguita con Rosso di Montalcino e terminata alla grande con Brunello di Montalcino.
Sui dolci preferisco non esprimermi ma non li amo e non li so giudicare. Il prezzo è molto, molto onesto.
Il valore aggiunto della serata è costituito dall’affabilità, dalla cortesia, dei sorrisi e dalla professionalità di far sentire l’ospite a suo agio; qui abbiamo conosciuto Connie, tedesca innamorata dell’italia che vi intrattiene in senese con accento tedesco…
Nell’insieme: ambiente 9, cucina 7. Una buona media attorno a 8/10. Ma il medio evo non finiva qui e il giorno successivo, cioè ieri mattina, in Piazza del Campo c’è stato il mercato medievale.
Medievale si fa per dire, comunque una bella e festosa occasione per trovare tutti i prodotti eno-gastronomici e artigianali che propone la terra toscana.
Decisamente commerciale e ad uso dei turisti tanto che in piazza, mentre mi aggiravo smarrito con la fidata fotocamera sono riuscito a trovare la mamma di un piccolo paziente di Domaso che dopo qualche legittimo dubbio sull’identità mi ha fermato per salutarmi. Insomma, il mondo è piccolo per chi viaggia.
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