Un tempo si chiamava Corso di Preparazione al Parto.
Ma una cosa così semplice, al limite del ruspante, non poteva durare in un paese dove i ciechi son chiamati “non vedenti” e “diversamente abili” i portatori di handicap.
Fortunatamente faccio il pediatra e non so come vengano chiamate le donne frigide, ma credo che siano equiparate alla vecchia, ancorchè prosaica, definizione dei non udenti (non sente un c...)
Ma torniamo a bomba.
Ora il Corso di Preparazione al Parto si chiama modernamente Percorso di Avvicinamento alla Genitorialità Consapevole, o qualcosa che ci assomiglia.
Ma tant'è che la mia lezione non è cambiata da tanti anni.
In circa due ore cerco di spiegare il parto visto dal neonato, un po' di psicologia spicciola del lattante ma soprattutto il rispetto per il bambino.
Il rispetto nasce da regole logiche e costruttive, da paletti e porte di vario colore che questa nuova famiglia deve attraversare e far attraversare al bambino, esattamente come in una gara di slalom gigante.
E nessuno si meraviglia se paragoniamo la nostra vita a una gara di slalom gigante, anzi, è un'immagine accattivante, quasi poetica, se non fosse che al traguardo difficilmente ci sono gli applausi.
Invece, passata l'emozione del parto, appena tornati a casa, tutti i buoni propositi diventano lettera morta.
L'imperativo categorico è che il pargoletto sorrida, non pianga mai, non soffra, non conosca l'angoscia delle coliche gassose né l'umiliazione del rimprovero.
E quindi non ci sono più regole, non ci sono più norme.
Purchè il bimbo non pianga il ciuccio viene intinto nel miele, la minestra viene zuccherata, a sei mesi gli si fa assaggiare il gelato, tanto per ogni problema, vero, presunto o percepito, c'è un pediatra gratuito, anzi meglio, due, uno gratuito e uno a pagamento, quest'ultimo quasi sempre pronto a giustificare ogni cazzata genitoriale.
Ma con l'andar del tempo il piccolo si fa sempre più scaltro e la bambina ancora più furba.
Dosano con parsimonia i sorrisi; le risate sono sempre più rare, i capricci più frequenti.
Questi nostri prodotti del concepimento crescono infelici e viziati, lontani da ogni regola, ma soprattutto sempre più lontani da quella fabbrica del sorriso in cui i genitori si illudevano di trasformare il loro nido d'amore.
2 commenti:
Ho capito tutto!!!!grazie
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