Il ponte di Ganda a Morbegno |
Ha
speso gran parte delle sue risorse ad amare e valorizzare la sua
terra.
Ogni
tanto mi manda messaggi sibillini o intriganti.
L'ultimo,
attraverso Facebook, mi invitava a conoscere la “Via dei
Terrazzamenti”.
Si
tratta di un progetto ambizioso: tracciare e segnalare un percorso di
trekking a piedi o in bicicletta attraverso le “Terrazze Retiche”
vale a dire i terrazzamenti su cui i Valtellinesi hanno curato le
vigne nel corso dei secoli, traendone il vino per cui vanno fieri e
famosi.
Non
si può dire che il progetto non sia degno di menzione, anzi, per la
prima volta vedo un impegno disinteressato per la valorizzazione di
questo tormentato territorio, abitato da genti fiere, testarde, e
anche un po' autoreferenziali.
Ho
visto la traccia (http://viadeiterrazzamenti.distrettoculturalevaltellina.mobi/) e ho pensato di iniziare il percorso.
Rispetto
alla traccia pubblicata ho introdotto delle varianti più adatte ad
essere percorse a piedi.
La
prima tappa va da Morbegno ad Ardenno. Vedremo quando riuscirò a
proseguire con le tappe successive.
Il
percorso è lungo km 13.470, il dislivello in salita è di circa 450 metri e
il tempo di percorrenza di circa 4 ore.
Ho
deciso
di
partire
dalla
stazione
di
Morbegno.
Il sentiero si inerpica deciso |
Pressoché
dismessa
dalle
Ferrovie
dello
Stato,
che
ora
hanno
diversi
nomi,
ospita
una
piccola
e
tetra
biglietteria
e
un
triste
caffè/edicola.
Potrebbe
essere
il
luogo
ideale
per
un
Ufficio
del
Turismo,
come
in
qualche
stazioncina
sul
lago,
invece
no.
Usciti
dalla
stazione
ci
si
dirige
a
sinistra
sino
a
un
sottopassaggio
che
attraversa
il
fascio
dei
binari.
Siamo
in
via
Bottà,
nome
di
una
popolare
contrada
morbegnese
e
la
percorriamo
tutta
sino
a
raggiungere
il
fiume
Adda.
A
destra
incombe
la
mole
del
“Ponte
di
Ganda”,
simbolo
di
Morbegno.
Attraversiamo
il
cinquecentesco
ponte
in
pietra
e
ci
troviamo
alla
base
della
“Costiera
dei
Cech”.
E'
controversa
l'origine
di
questo
nome
che
definisce
la
costiera
meridionale
delle
Alpi
Retiche
Valtellinesi.
Una
delle
più
accreditate
fa
risalire
questo
nome
ai
tempi
dell'ultima
guerra
di
religione,
fra
Riforma
e
Controriforma,
per
definire
gli
abitanti
della
costiera
ciechi
alla
vera
fede.
Che
poi
non
si
sa
bene
quale
fosse,
visto
che
ci
fu
una
migrazione
massiccia
di
Cattolici
verso
Roma
e
una
“pulizia
etnica”
dei
Protestanti.
Morbegno e la Valle del Bitto |
Giriamo
subito
a
sinistra
e
dopo
poche
decine
di
metri
imbocchiamo
una
scalinata
che
sale
apparentemente
verso
alcune
case
sovrastanti.
Le
oltrepassiamo
e
il
sentiero
si
inerpica
deciso
fra
le
vigne
terrazzate.
Oltrepassiamo
diverse
case,
alcune
abbandonate.
Queste
erano
le
residenze
invernali
di
chi
viveva
nei
paesi
sovrastanti;
alcune
hanno
la
facciata
verso
valle
intonacata
con
audaci
colori
pastello,
azzurro,
rosa,
giallo...
Dopo
aver
lambito
la
piccola
frazione
di
S.
Bello
raggiungiamo
e
attraversiamo
la
strada
asfaltata
che
sale
a
Dazio.
Si
continua
a
salire,
in
modo
piuttosto
deciso,
fino
a
raggiungere
la
Chiesa
della
frazione
di
S.
Croce.
A
questo
punto
di
piega
a
destra
lungo
una
strada
asfaltata
e
la
vista
si
apre
su
Morbegno
e
sulla
Valgerola
che ci
fronteggia dal
versante
orobico.
Seguiamo
l'indicazione
per
la
contrada
Selvapiana
che
si
attraversa
fra
prati,
vigneti,
alberi
da
frutta
e
case
ristrutturate
in
modo
pacchiano,
ma
questa
è
la
caratteristica
di
tutta
la
montagna
valtellinese.
La passerella sospesa sul Màsino |
Passiamo
sopra
all'agriturismo
“La
pecora
nera”
che
meriterebbe
una
sosta
e
proseguiamo
nel
bosco
sino
alla
contrada
di
Cerido.
Dopo
un
breve
tratto
asfaltato
il
sentiero
riprende
a
destra.
Ancora
qualche
centinaio
di
metri
e
a
una
santella
svoltiamo
a
sinistra;
la
strada
si
inerpica
decisa
in
un
insolito
bosco
di
querce.
Arriviamo
in
prossimità
di
Serone,
frazione
capoluogo
del
comune
di
Civo
e
un'altra
santella
segna
un
ponticello
attraverso
un
ruscello.
Inizia
la
discesa
su
Dazio,
paesotto
ancora
molto
abitato,
che
attraversiamo
verso
sinistra
sino
a
raggiungere
la
strada
provinciale.
Imbocchiamo
la
stradina
asfaltata
che
porta
alla
frazione
di
Regolido,
al
primo
bivio
teniamo
sulla
destra
se
non
si
vuole
visitare
il
paesino
e
dopo
qualche
centinaio
di
metri
inizia
la
lenta
discesa
su
Ardenno.
Di
fronte,
sull'altro
versante
della
Valle
del
Masino
vediamo
la
frazione
di
Biolo,
poi
la
strada,
a
volte
invasa
da
massi
e
tronchi
franati
a
valle,
scende
dapprima
dolcemente
e
poi
decisamente
sino
al
fondovalle.
Il
torrente
Masino
si
attraversa
su
una
suggestiva
passerella
sospesa
e
al
di
là
ci
aspettano
le
prima
case
di
Ardenno,
qui
siamo
infatti
nella
contrada
Masino.
Attraversiamo
i
campi
in
direzione
del
campo
sportivo,
di
cui
si
vedono
i
tralicci
per
l'
illuminazione
notturna,
passiamo
davanti
al
camposanto
e
dopo
qualche
centinaio
di
metri
incrociamo
la
Via
Libertà
che
porta
verso
la
stazione
ferroviaria
o
meglio
di
quello
che
resta.
Non
ci
rimane
che
aspettare
un
(lurido)
treno
locale
per
Morbegno
dove
arriveremo
in
7-8 minuti.