In un Italia con mille problemi, dei quali il più importante al popolo e all'inclita appare quello di Alitalia, su cui è meglio stendere un velo pietoso, compare la nuova norma che vieta il tasporto sui treni dei cani con peso superiore a 6 kg.
La prima reazione mi sembrerebbe quella di provare a far salire su un treno un gatto di almeno 7 kg; però forse sarebbe più simpatico un maialetto di kg 20.
In buona sostanza sui luridi convogli di Trenitalia possono viaggiare impunemente cimici, pulci e pidocchi, oltre a portoghesi abituali, puttane sieropositive e vandali dichiarati che vanno allo stadio.
Io, munito di biglietto pagato con valuta in corso legale, non potrò far viaggiare la mia educatissima bull-mastiff con guinzaglio, museruola e certificato di vaccinazione, almeno per difesa personale?
Beh, forse è meglio così; eviterò che il cane si infesti con le zecche.
Immagini catturate con lo scanner, con la fotocamera, con la sonda dell'ecografo, con il pensiero. Immagini che quasi sempre sono frutto della casualità e dell'intuizione.
25 settembre 2008
23 settembre 2008
Auguri nonno Cesare
16 settembre 2008
Viaggio a Frascati - 2
12 settembre. Bel convegno, vivace e interessante, alla faccia di chi pensa che i medici camuffino sempre le vacanze con i congressi.
Siamo in una villa molto in alto, isolata sopra Frascati. Dal terrazzo si vede Roma ma non c’è anima viva nel raggio di qualche chilometro e poi piove.
Cena a Rocca di Papa, in un bel ristorante con ampio terrazzo che sovrasta una sala da pranzo vetrata a picco sul lago di Castelgandolfo.
L’antipasto viene servito in terrazza presso a quattro grandi gazebos.
Nel primo le tartine, nel secondo i fritti, nel terzo verdure; nel quarto, finalmente cozze, capesante, salmone e altre golosità.
Passo con nonchalance per i primi tre e mi tengo l’appetito gagliardo per il quarto.
E infatti arrivo ai tavoli imbanditi di pesce con un bicchiere di prosecco.
E’ un attimo: il cielo diventa livido; arriva un colpo di vento, poi uno scroscio d’acqua di traverso e infine, nel parapiglia, una tromba d’aria solleva il gazebo e le cozze iniziano a turbinare nell’aria assieme al ghiaccio tritato.
Tutti si buttano verso lo scalone che scende in sala da pranzo.
Io e uno sfortunato con il piatto di salmone affumicato gocciolante ci rifugiamo in un incavo accogliente del muro… che fortunatamente è la porta di un ascensore.
Raggiungiamo la sala da pranzo in anticipo e quasi asciutti.
Ne approfitto per occupare una bella e grande tavola rotonda per tutti gli amici bagnati che sbucano in quel momento dallo scalone.
Il seguito è senza storia.
Il 13 settembre il programma del congresso non è così avvincente e fuggo alla mattina presto sul treno per Roma a incontrare un’amica di aNnobii: Franca.
Simpatica e colta mi fa conoscere la chiesa gotica di Santa Maria Sopra Minerva che ospita un Michelangelo, due Venusti, un Duccio di Boninsegna e un Benozzo Gozzoli.
Caffè veloce, treno e ritorno alla villa sopra Frascati per le ultime battute del congresso.
Al ritorno c’è stato un fuggi-fuggi generale nel timore che all’Alitalia qualcuno pensasse di sospendere i voli.
Io ero abbastanza tranquillo: troppi parlamentari tornano a casa al sabato sera e la casta avrà preso i suoi provvedimenti per non restare a piedi.
Siamo in una villa molto in alto, isolata sopra Frascati. Dal terrazzo si vede Roma ma non c’è anima viva nel raggio di qualche chilometro e poi piove.
Cena a Rocca di Papa, in un bel ristorante con ampio terrazzo che sovrasta una sala da pranzo vetrata a picco sul lago di Castelgandolfo.
L’antipasto viene servito in terrazza presso a quattro grandi gazebos.
Nel primo le tartine, nel secondo i fritti, nel terzo verdure; nel quarto, finalmente cozze, capesante, salmone e altre golosità.
Passo con nonchalance per i primi tre e mi tengo l’appetito gagliardo per il quarto.
E infatti arrivo ai tavoli imbanditi di pesce con un bicchiere di prosecco.
E’ un attimo: il cielo diventa livido; arriva un colpo di vento, poi uno scroscio d’acqua di traverso e infine, nel parapiglia, una tromba d’aria solleva il gazebo e le cozze iniziano a turbinare nell’aria assieme al ghiaccio tritato.
Tutti si buttano verso lo scalone che scende in sala da pranzo.
Io e uno sfortunato con il piatto di salmone affumicato gocciolante ci rifugiamo in un incavo accogliente del muro… che fortunatamente è la porta di un ascensore.
Raggiungiamo la sala da pranzo in anticipo e quasi asciutti.
Ne approfitto per occupare una bella e grande tavola rotonda per tutti gli amici bagnati che sbucano in quel momento dallo scalone.
Il seguito è senza storia.
Il 13 settembre il programma del congresso non è così avvincente e fuggo alla mattina presto sul treno per Roma a incontrare un’amica di aNnobii: Franca.
Simpatica e colta mi fa conoscere la chiesa gotica di Santa Maria Sopra Minerva che ospita un Michelangelo, due Venusti, un Duccio di Boninsegna e un Benozzo Gozzoli.
Caffè veloce, treno e ritorno alla villa sopra Frascati per le ultime battute del congresso.
Al ritorno c’è stato un fuggi-fuggi generale nel timore che all’Alitalia qualcuno pensasse di sospendere i voli.
Io ero abbastanza tranquillo: troppi parlamentari tornano a casa al sabato sera e la casta avrà preso i suoi provvedimenti per non restare a piedi.
14 settembre 2008
Viaggio a Frascati - 1
Giovedì 11 settembre partenza per Frascati, come da post precedente.
Alla mattina non posso sottrarmi al lavoro ed arrivo in ospedale verso le 9. I giovani stanno lavorando alacremente e do solo qualche aggiustatina alla montagna di cartelle che giace sulla scrivania in attesa di registrazione, controllo e firma, nell'ordine.
Dovrei partire verdo le dieci del mattino e infatti avvio il motore alle 13 senza pranzo.
La macchina fotografica bella, per distinguerla dalla piccola che comunque non è brutta, è rimasta in auto.
Che fare? Lasciarla in aeroporto nel bagagliaio al sole dell'automobile nera per 3 giorni? Il giovane Marco si offre di portarla a Colico dal Sciur Peppino. Capitolo e gliela affido.
Invece resta a Gravedona mentre Marco va a Milano e pace.
Parto per Linate. Durante il viaggio ne approfitto per parlare al telefono con le mie molte donne.
Mentre saluto l'ultima, la mitica Valeria da Firenze, amica di libri, mi accorgo di aver macchiato irrimediabilmente la polo.
Chiudo il cellulare e mi precipito in aeroporto, meglio essere in anticipo con i venti che tirano in Alitalia.
La Donna, quella non virtuale, è rimasta a casa quindi viaggio con il solo bagaglio a mano.
Check-in rapido con preghiera, esaudita, di posto al finestrino, poi mi fiondo nei bagni maschili e, come in un film di sponaggio, cambio la polo con una bella camicia a maniche corte.
Aziono lo sciacquone per dare maggior credibilità alla mia sosta prolungata nel cesso, poi via di corsa e guadagno un posto sul volo che parte un'ora prima.
Grande e insperata fortuna! Dopo il mio volo Alitalia blocca tutti i successivi per Roma e forse non solo quelli.
E infatti a Fiumicino nessuno capisce nulla. La hostess che mi accoglie mi confonde con un professore ordinario che dovrebbe arrivare da Cagliari e mi carica su un lussuoso pullmino-con-autista che mi lascia davanti all'Hotel.
Non è proprio Frascati, è Monteporzio Catone, ma fa lo stesso.
La cena è meritata, anche se la doppia razione di pasta alla gricia con cui mi sono abbuffato mi farà sentire meno solo durante la notte.
Alla mattina non posso sottrarmi al lavoro ed arrivo in ospedale verso le 9. I giovani stanno lavorando alacremente e do solo qualche aggiustatina alla montagna di cartelle che giace sulla scrivania in attesa di registrazione, controllo e firma, nell'ordine.
Dovrei partire verdo le dieci del mattino e infatti avvio il motore alle 13 senza pranzo.
La macchina fotografica bella, per distinguerla dalla piccola che comunque non è brutta, è rimasta in auto.
Che fare? Lasciarla in aeroporto nel bagagliaio al sole dell'automobile nera per 3 giorni? Il giovane Marco si offre di portarla a Colico dal Sciur Peppino. Capitolo e gliela affido.
Invece resta a Gravedona mentre Marco va a Milano e pace.
Parto per Linate. Durante il viaggio ne approfitto per parlare al telefono con le mie molte donne.
Mentre saluto l'ultima, la mitica Valeria da Firenze, amica di libri, mi accorgo di aver macchiato irrimediabilmente la polo.
Chiudo il cellulare e mi precipito in aeroporto, meglio essere in anticipo con i venti che tirano in Alitalia.
La Donna, quella non virtuale, è rimasta a casa quindi viaggio con il solo bagaglio a mano.
Check-in rapido con preghiera, esaudita, di posto al finestrino, poi mi fiondo nei bagni maschili e, come in un film di sponaggio, cambio la polo con una bella camicia a maniche corte.
Aziono lo sciacquone per dare maggior credibilità alla mia sosta prolungata nel cesso, poi via di corsa e guadagno un posto sul volo che parte un'ora prima.
Grande e insperata fortuna! Dopo il mio volo Alitalia blocca tutti i successivi per Roma e forse non solo quelli.
E infatti a Fiumicino nessuno capisce nulla. La hostess che mi accoglie mi confonde con un professore ordinario che dovrebbe arrivare da Cagliari e mi carica su un lussuoso pullmino-con-autista che mi lascia davanti all'Hotel.
Non è proprio Frascati, è Monteporzio Catone, ma fa lo stesso.
La cena è meritata, anche se la doppia razione di pasta alla gricia con cui mi sono abbuffato mi farà sentire meno solo durante la notte.
11 settembre 2008
Monteporzio Catone
Dopo il secondo viaggio del Lusitania e dopo una memorabile cena di compleanno del suo marinaio di prua eccomi oggi a Monteporzio Catone, vicino a Frascati, dove domani e posdomani avremo un piccolo congresso sul virus respiratorio sinciziale (brutta bestia, garantito al limone...).
I prossimi post saranno dedicati agli avvenimenti degli ultimi giorni, per ora non ho le attrezzature per postare delle foto decenti.
Un'amica, non di blog, mi ha scritto accusandomi di essere troppo enfatico e ironico nel mio scrivere.
Sarà vero?
Spero di non aver tediato nessuno e di essere abbastanza comprensibile; accetto e aspetto commmenti sarcastici e sardonici. Ma dove sono finiti i miei 15 lettori?
I prossimi post saranno dedicati agli avvenimenti degli ultimi giorni, per ora non ho le attrezzature per postare delle foto decenti.
Un'amica, non di blog, mi ha scritto accusandomi di essere troppo enfatico e ironico nel mio scrivere.
Sarà vero?
Spero di non aver tediato nessuno e di essere abbastanza comprensibile; accetto e aspetto commmenti sarcastici e sardonici. Ma dove sono finiti i miei 15 lettori?
06 settembre 2008
Engadina, terme e monasteri
Dopo lo sfortunato viaggio in Tunisia a fine agosto abbiamo deciso di provare una vacanza di due giorni.
Dopo mesi di lavoro e problemi di ogni genere non mi è sembrato vero di varcare nuovamente la frontiera, anche se era solo per la vicina Svizzera.
Ci siamo incaponiti per le Terme di Scuol, senza pensare che fino alla fine d'agosto per gli Svizzeri è alta stagione.
Nessuno dei nostri alberghetti di Scuol si è mosso a compassione e quando stavo per rinunciare mi è venuta l'illuminazione: Sent.
Questo paesino, romancio tutto d'un pezzo, si staglia sul versante nord della Bassa Engadina a pochi chilometri da Scuol.
Intuizione e prodigi di internet hanno fatto uscire dal cilindro una camera libera all'Hotel Retia di Sent.
Qui il tempo si è fermato a metà degli anni '60 del secolo scorso; sala da pranzo in cembro, musica soffusa all'ora di cena, decorazioni svizzere retrò.
Concerto con Haendel e Mozart nella chiesa evangelica alle 8 di sera, poi la tranquillità e il silenzio di una cameretta mansardata al terzo piano senza ascensore.
La mattina colazione a buffet con pane alle noci, marmellate fatte in casa, formaggi e salumi in abbondanza.
Scambi di sorrisi, cortesia svizzera, servizio inappuntabile.
Prima di scendere alle Terme il conto, naturalmente in euro, e gli anni '60 del secolo scorso sono diventati la bella cornice della carta di credito.
Fortunatamente le terme rilassano.
Il ritorno al pomeriggio è stato allietato dalla ricorrenza del 25° anniversario del patronato UNESCO del convento benedettino di Mustair, dove per l'occasione venivano offerti dolci e vino da attempate mascottes in costume tradizionale.
02 settembre 2008
Il varo del Lusitania
Molto tempo che non scrivo, è vero, sono diventato un po' selvatico.
Finalmente qualcosa da raccontare il 29 agosto: il varo della nuova barca da pesca del Sciur Peppino.
Ritrovo alle 7 a Colico per raggiungere il porto di Bellano dove ormeggiato dorme sornione il nostro natante.
All'equipaggio si è unito Marco il fedele scudiero della Pediatria di Gravedona che per qualche ora ha provato a gettare alle ortiche camice e fonendo.
Le manovre per uscire dal porto, prima a remi, poi con l'apparato motore recalcitrante, ricordano vagamente il varo del Lusitania.
Lo pensiamo in silenzio perchè porta male cambiare nome alle barche, ammesso che questa ne avesse avuto uno in passato.
Il timoniere porta la barca al largo giusto il tempo per decidere che attraverseremo il lago.
E mentre le case di S. Maria Rezzonico accolgono il primo sole sulla sponda occidentale puntiamo decisamente la prua a ovest.
Basta un quarto d'ora di navigazione per trovarci in balia di un Tivano vivace che alza le onde a dritta inzuppandoci in pochi minuti.
Tetragoni al freddo e agli spruzzi proseguiamo sin sotto le case di S. Maria mentre il Peppino comincia a invocare un caffè caldo e Marco a prua ride felice come un Milanese in vacanza.
Dopo qualche giro sotto le case decidiamo di assecondare il capitano e approdiamo a Cremia davanti al ristorante Lumin.
Caffè caldo rapido e poi via sulle onde del ritorno doppiando la punta di Dervio ma ormai il Tivano è cessato.
Rientriamo giusti in tempo per evitare la Breva.
La manovra di attracco non è delle più limpide: vorrei ormeggiare di poppa mentre il padrone ha deciso di entrare di prua.
Nel parapiglia spegniamo il motore mentre i pescatori dall'alto ridacchiano delle nostre manovre con i remi.
Sarà meglio tornare in ospedale.
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