Secondo giorno di viaggio; ce la
prendiamo calma, mancano solo 450 chilometri, e partiamo verso le
10.30.
Dire che
piove a catinelle è un eufemismo e saltiamo volentieri la visita
alla cittadina che ci eravamo ripromessi alla sera.
Per arrivare a Cherbourg bisogna passare Parigi; purtroppo dobbiamo lambire la città e
così, alle 12.30, abbiamo percorso solo 100 chilometri.
Proseguiamo
prima sull'autostrada a pedaggio, poi sella statale, che è la stessa
cosa dell'autostrada ma senza pedaggio e verso le 15.30 entriamo
trionfanti nel porto di Cherbourg.
Il tempo
è decisamente migliorato e splende il sole tiepido dell'Europa quasi
nordica.
Parcheggiamo
nella corsia dell'imbarco e sbarco preferenziale, lusso
previdentemente previsto da Chris per l''irrisorio esborso di €10.
Dentro il porto per i bisogni primari ci sono solo delle
toilettes quasi abbandonate e infatti sono molto simili a latrine da
caserma.
Cerchiamo
qualcosa da mangiare ma dentro il porto di Cherbourg non c'è nulla
da mettere sotto i denti.
Fortunatamente
abbiamo ancora un po' di pane toscano, cioè fatto a Gravedona ma
senza sale, e qualche avanzo di formaggio e prosciutto.
Dobbiamo
aspettare che termini l'imbarco di un traghetto rugginoso, poi la
nostra fiammante Oscar Wilde, che attende alla fonda, è pronta a
mettersi in posizione.
Imbarchiamo
in modo sbrigativo, raggiungiamo la nostra cabina, e cominciamo a
studiare la nave dove trascorreremo circa 16 ore.
Ci
sono tre ristoranti, sostanzialmente costosi, 3 o 4 caffè. Sugli
schermi trasmettono partite di calcio gaelico, una mix improponibile
di rugby e calcio in cui l'unica cosa sicura è che i giocatori si
picchiano come all'uscita di un pub.
Scegliamo
il ristorante intermedio, che offre carne bovina a caro prezzo, metre
pollo e porco hanno prezzi abbordabili.
Scelgo
una bistecca di porco; mela portano completa di cotenna morbidissima,
patate fritte con la buccia, come negli States, e intanto mi tolgono
destramente il piattino del pane. Mah...
Qui si serve solo birra tedesca e americana, e infatti molti vanno al bar vicino e tornano con pinte di scura Guinness o fulva Murphy.
Qui si serve solo birra tedesca e americana, e infatti molti vanno al bar vicino e tornano con pinte di scura Guinness o fulva Murphy.
La
notte è senza storia, un po' di rollìo e molto beccheggio sulla
Manica dove tira vento gelido, ma almeno il cielo è sereno.
4 commenti:
Come mi pace leggerti ... non mi stanco mai... mi sembra un romanzo sai quelli belli che ti fanno sognare ..che ti trasportano... che ti sembra di essere li ..
Grazie Monica, sempre troppo gentile...
Grande Doc! Riesci sempre a rendere il lettore partecipe delle tue avventure....come ti avevo già detto, leggerei volentieri un tuo libro! Sarebbe FANTASTICO!!!!!
sei forte, Doc
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