Milano Malpensa, terminal 1, lunga fila di banchi Alitalia, ma solo 3 aperti.
Il drop
off, il prioritario, uno agevolato, chissà perchè, per chi avesse
un biglietto Expo.
Naturalmente,
con il democratico livellamento in basso delle 6 dei mattino, la coda
è una sola.
Tre
anche le impiegate, e due sono bloccate da due giovani signore con la
divisa inconfondibile delle figlie di Albione, maglietta smanicata e
ampio cappello di paglia volti a sottolineare e a proteggere il
pallore lentiginoso del viso sormontato da un casto chignon.
Con
flemma britannica stanno a negoziare qualche dettaglio di un imbarco
di tre ore più tardi, che la nostra compagnia di bandiera rende
improponibile mentre le impiegate sussurrano in un telefono per
superare le difficoltà che hanno appena creato, perchè siamo in
Italia.
La cosa
non impensierirebbe: tutte le impiegate al banco degli imbarchi
sussurrano al telefono per il 50% circa del tempo che trascorrono
allo sportello, ma il nostro volo dovrebbe essere imbarcato dopo una
ventina di minuti.
Siamo in
sei, compresa Agatuccia, sua madre in dolce attesa e il vecchio
Peppino, detto “Racula” per la sua eloquenza. Fra noi e le tre
impiegate agli sportelli ci stanno una decina di impassibili
orientali, pallidi come le signore inglesi, ma dotati di una ventina
di trolley, valigie e bauli.
La
nostra attesa trepidante è scossa dall'arrivo di una coppia con
l'inconfondibile divisa dei turisti avventizi.
Lei
cicciottella, con ampio vestito a fiori, lui già in bermuda, Lacoste
e scarpe Timberland, rascina un ampio trolley Roncato che ha visto
tempi migliori e destinazioni consuete da media piccola borghesia
della provincia lombarda.
Con la
sicumera di chi vuole dissimulare la poca pratica degli aeroporti il
signore salta la coda e arriva davanti alla prima impiegata che si è
testè liberata.
Il suo
ragionamento probabilmente non fa una grinza: il drop off non sa cosa
sia, l'imbarco prioritario non gli spetta e il biglietto per l'expo
non lo riguarda.
La coda
di sprovveduti in attesa gli ispira la compassione dell'indigeno che
compatisce gli esotici di passaggio per la brughiera gallaratese a
raggiungere l'Expo di Rho.
Dalla
coda si alza una voce (purtroppo la mia) ad affermare che sarebbe
meglio si fosse messo in coda: inferocito inveisce e mentre io chiedo
sarcastico se mi tocchi per caso chiedergli scusa, l'impiegata gli ribadisce che
dovrebbe mettersi in coda.
Ad
evitare che il battibecco prosegua, l'impiegata inizia in ogni caso le procedure
d'imbarco della coppia di avventizi, ma deve arrendersi all'evidenza:
hanno sbagliato aeroporto.
Il loro
fiammante Airbus non decollerà mai dalla brughiera gallaratese, ma
dai sobborghi orientali di Peschiera Borromeo, a Linate.
Le
Timberland si allontanano sdegnose a passo di marcia dall'atrio di
Milano Malpensa, terminal 1, lunga fila di banchi Alitalia, ma solo 3
aperti.
Le segue
la signora affannata e sconsolata nell'abito a fiori e tette sussultanti.
2 commenti:
descrizione vivida, piena di ironia. Bentornato Paolo, leggerti è un piacere.
Grazie Costantino, i tuoi apprezzamenti mi inorgogliscono, ma mi intimidiscono sempre un po'. Un abbraccio
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