Ma c’è forse stato anche un paradiso terrestre dei cani?
Questi erano i miei pensieri un anno fa o giù di lì mentre camminavo assorto.
Al mattino la passeggiata a lago fra Gravedona e Dongo era una cosa un po’ in famiglia; ci conoscevamo quasi tutti e quasi tutti ci salutavamo, a parte pochi, noti e inguaribili maleducati e maleducate.
Uomini maturi che facevano jogging, coppie romantiche mano nella mano, qualcuno che incedeva fieramente con le bacchette da nordic walking e qualche abituè con il cane.
Quando decidevo di passeggiare lontano dal lago i miei passi erano scanditi dall’abbaio di decine di cani, botoli, bastardini e blasonati border collies che strepitavano al di là di recinzioni e cancelli.
Mi chiedevo spesso come mai fossero sempre stati così pochi i cani che passeggiassero lungo il lago.
La maggior parte forse veniva cacciata a volte malamente in cortile a pisciare e riportata in casa dopo aver espletato i bisogni.
Nell’attesa che altro di meglio che latrare ai passanti, abbaiare a tutto ciò che si muovesse e ululare raramente alla luna ma sempre alle sirene delle ambulanze?
Poi arrivò lo funesto morbo.
Il Covid-19 ci ha costretto a rimanere a casa se non per motivi impellenti, utili, inderogabili e non prorogabili, come il tetragono tax day.
Ma… il cane deve essere portato a passeggiare ed espletare i suoi bisogni, senza naturalmente raccoglierne le deiezioni, tanto puzzolenti quanto notoriamente biodegradabili alla prima pioggia.
Ed ecco che sul lungolago fra Gravedona ed Dongo sono comparsi i cani, rigorosamente al guinzaglio, ma riottosi ancorchè felici della nuova opportunità.
Ignobili botoli che non erano mai usciti da un cortile ora passeggiano a decine superbi fianco a fianco dei loro padroni che hanno riscoperto l’amore per gli animali.
Le ore più calde e adatte al passeggio sono le più gettonate, con buona pace per le cirneiche zuffe continue fra bastardini e blasonati, poco avvezzi a passeggiare fra Gravedona e Dongo in cotanta compagnia.
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