L'Etna mi ricompensa |
3 febbraio – Primo volo del mattino da Linate per Catania. Fa parecchio freddo; nevischia ma le strade, almeno quelle fuori Milano, sono pulite; a scanso di equivoci sono partito una mezzoraccia prima.
Mi sono riservato un posto finestrino in quarta fila.
Al mio fianco lui e lei. Non sono una coppia. Lei Repubblica e lui Gazzetta dello Sport; entrambi in seconda fila Corriere della Sera.
Si alzano per farmi passare senza interrompere il chiacchiericcio.
Da mezze frasi e qualche sbirciata al fascicolo di lei intendo che sono due sindacalisti; e che ci fanno a Catania con questo freddo due sindacalisti? Parlano di ospedali, di comparto, di controllo di qualità, sempre criticando, sempre lamentando, sempre con approssimazione, aggiungo io, a tratti contraddicendosi reciprocamente.
Si interrompono un po’ al decollo, poi riprendono.
Lui tenta la lettura, lei imperversa, maligna, esclamando “cazzo” con una frequenza sostanzialmente accettabile per la fascia socio-culturale cui appartiene.
Cerco di leggere ma è impossibile; cerco di dormire, ma gli scoppi d’indignazione della sindacalista mi fanno sobbalzare.
Lui finge di leggere o tenta di leggere, ma appena si distrae viene richiamato all’ordine.
Sopra le Eolie mi rassegno e mi dedico al panorama dal finestrino; l’Etna mi ricompensa.
Sogno l’ecografo che al massimo sibila leggermente e i bambini che al massimo piangono.
Mi sono riservato un posto finestrino in quarta fila.
Al mio fianco lui e lei. Non sono una coppia. Lei Repubblica e lui Gazzetta dello Sport; entrambi in seconda fila Corriere della Sera.
Si alzano per farmi passare senza interrompere il chiacchiericcio.
Da mezze frasi e qualche sbirciata al fascicolo di lei intendo che sono due sindacalisti; e che ci fanno a Catania con questo freddo due sindacalisti? Parlano di ospedali, di comparto, di controllo di qualità, sempre criticando, sempre lamentando, sempre con approssimazione, aggiungo io, a tratti contraddicendosi reciprocamente.
Si interrompono un po’ al decollo, poi riprendono.
Lui tenta la lettura, lei imperversa, maligna, esclamando “cazzo” con una frequenza sostanzialmente accettabile per la fascia socio-culturale cui appartiene.
Cerco di leggere ma è impossibile; cerco di dormire, ma gli scoppi d’indignazione della sindacalista mi fanno sobbalzare.
Lui finge di leggere o tenta di leggere, ma appena si distrae viene richiamato all’ordine.
Sopra le Eolie mi rassegno e mi dedico al panorama dal finestrino; l’Etna mi ricompensa.
Sogno l’ecografo che al massimo sibila leggermente e i bambini che al massimo piangono.
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