27 ottobre 2013

Famiglia di carta

Uno dei ricordi più struggenti della mia infanzia è un mondo di carta stampata.
Nella mia famiglia si leggeva.
Quelli della generazione precedente alla mia raccontano con nostalgia l'avvento della radio.
La mia generazione ha assistito all'arrivo della televisione e del telefono.
I miei figli scriveranno che nella nostra famiglia c'è sempre stato il computer.
A me piace ricordare quanto si leggeva e ai tempi nostri in Italia eravamo una famiglia atipica.
Il ricordo di mia madre è con un libro davanti nei suoi ultimi anni, oppure sdraiata nel letto con un'abat-jour fioca ad aspettare il sonno dietro un Oscar o un Giallo Mondadori.
Mio padre leggeva libri solo di sera, prima di addormentarsi, tanti libri, e la sua giornata iniziava con un caffè e il Corriere. 
I passi più importanti dei fondi di Montanelli li leggeva ad alta voce a mia madre e neppure la nonna Dina poteva interrompere questo cerimoniale quotidiano.
Il Corriere rimaneva a casa, a disposizione di chi rimaneva, scuole permettendo, poi a mezzogiorno papà Cesare, poi nonno Cesare, riprendeva la lettura aspettando il pranzo e il caffè dopo pranzo.
Alla sera c'era la cerimonia di Radiosera, il radiogiornale, poi finalmente si andava a letto, ciascuno con il suo libro.
I libri erano di tutti e per tutti; non c'erano libri proibiti, anche se qualcuno era 'all'indice' per la chiesa cattolica.
Questo mondo di carta stampata sopravvisse immutato e attraversò le stagioni e gli anni fino all'arrivo della televisione, nel 1961.
Ma la televisione cambiò solo i ritmi della sera, con Carosello e tutto quello che sappiamo dei tempi eroici della Rai.
Nei tempi morti c'era la radio. Musica classica, stazioni svizzere e tedesche a onde medie per il papà, stazioni italiane e musica operistica per la nonna Dina, Monteceneri per noi figli. La mamma si adeguava passando da un ambiente all'altro.

24 ottobre 2013

Trekking e dintorni - 3


Altre riflessioni sul trekking verso Santiago di Compostela

P come Peso – E’ il nostro nemico e si annida per ogni dove. Nemico soprattutto delle signore che in genere riempiono lo zaino di tutto quello che portano in giro nella borsa.
Tutto quello che si immagina al condizionale deve essere la lasciato a casa, quindi l’idea che la tal cosa “potrebbe” servire significa che se ne dovrà fare a meno.
L’elenco delle cose da lasciare a casa è lungo: asciugacapelli, pennelli da barba, deodoranti spray, scorte di fazzoletti, medicine, binocoli, fotocamere reflex e altre amenità.
Oltre all’abbigliamento ci possono stare solo un asciugamano e un minimo di oggetti da toilette. Io ho portato l’Ipad per la mia cronaca quotidiana ma ho dovuto ridurre la mia vouminosa trousse da viaggio a: un asciugamano di microfibra, un sapone di Marsiglia polivalente, uno spazzolino, un dentifricio, un coltellino Opinel, una limetta per le unghie, 50 ml di profumo (Terre d’Hermes de voyage) e una lampada led da mettere in fronte per muovermi di notte.
Niente solari, niente posate, niente bagnoschiuma, niente shampo.

S come Sacco-a-pelo – Deve essere leggero, leggero e leggero. Un sacco leggero e termico pesa solo sul portafoglio, ma ne vale la pena.
Un complemento utile può essere un sacco-lenzuolo di seta da infilare dentro il sacco principale o da usare da solo nelle notti calde.

V come Volo – Per raggiungere i luoghi di partenza del Cammino ci sono molti mezzi.
Per chi volesse aderire sin dall’inizio allo spirito ci sarebbe il treno.
In effetti fuori dall’Italia viaggiare in treno è un piacere. Però è costoso e piuttosto lento; non tutti hanno tanto tempo da dedicare al viaggio.
L’automobile non è per nulla consona allo spirito del cammino e comunque è dispendiosa e dispersiva.
Rimane l’aereo, economico, veloce e confortevole.
Purtroppo attorno al cammino di Santiago fiorisce un business di tutto rispetto e non è facile orientarsi.
Iniziamo a dire che i voli di ritorno da Santiago sono tutti molto costosi, ma basta spostarsi al vicino aeroporto di La Coruna che si raggiuge in un oretta di treno + autobus spendendo circa 10 euro (tariffa dell’estate 2013) per trovare voli economici e comodi con la compagnia di bandiera Iberia.
Anche per l’andata si può usare lo stesso aeroporto (circa 130 euro da Milano).
Per chi percorre il Camino do Norte la combinazione più economica è Milano-Bordeaux con Easy Jet (circa 100 euro) e poi si raggiunge la cittadina di Irun, sul confine spagnolo, con un comodo TGV aggiungendo una trentina di euro.

Z come Zaino – Questo è il nostro più fedele compagno di viaggio e difficilmente ce ne separeremo.
Deve essere un po’ tecnico, in modo da non aderire troppo alla schiena, di capienza sui 28-30 litri, leggero, impermeabile o impermeabilizzabile e con almeno quattro tasche esterne.
Il peso complessivo di tutto, ma proprio tutto, non dovrebbe superare 9 kg per i maschietti e 7 kg per le signore.
Non illudetevi durante le prove prima della partenza: 10 kg sembrano pochi, ma moltiplicati per 30.000 o 40.000 (diconsi trentamila o quarantamila) passi al giorno possono diventare un incubo che toglie il sonno già dalla prima notte.

23 ottobre 2013

Milanesi in montagna


I Milanesi, si sa, sono un po' come il prezzemolo. Si trovano un po' dappertutto e da qualche parte sono pure arrivati per primi.
Girando per monti e valli se ne incontrano tanti e si riconoscono a colpo d'occhio. Ce ne sono di due tipi.

1 - Milanese tipico, il più frequente.
In genere porta pantaloni di tela, per lo più pinocchietto o bermuda, ma non disdegna i jeans firmati tarocchi.
Scarpe rigorosamente da tennis, in modo da bagnarsi i piedi nell'erba anche quando non piove.
Maglietta Lacoste o Ralph Lauren originale e felpa di pile negligentemente legata in vita.
Più raramente canottiera e maglione negligentemente legato in vita, quello non manca mai.
Cappellino di tela tipo pentolino rovesciato.
Zainetto ridicolo e penzoloni con dentro il siero antivipera per garantirsi una morte rapida da shock anafilattico.
Il tocco finale è un bastone piuttosto lungo ostentato come il pastorale ambrosiano o impugnato come il bordone di un pellegrino.

2 - Milanese evoluto; è il Milanese tipico dopo qualche anno di villeggiatura sempre nello stesso posto.
Pantaloni tecnici o di velluto a coste acquistati al Decathlon di Carate Brianza.
Scarpe alte da roccia con suola carrarmato Vibram.
Camicia scozzese di flanella a maniche lunghe anche sotto il solleone.
Occhiali Ray Ban.
Cappellino da baseball.
Ipod touch con cuffie stereofoniche griffate.
Zaino tecnico rosso Ferrari marca Ferrino da 50 litri con 458 tasche, picozza corta che spunta sapientemente, rumore di moschettoni, chiodi da roccia e da ghiaccio e 15 metri di corda da roccia legata all'esterno.
Dentro c'è anche il siero antivipera per garantirsi una morte rapida da shock anafilattico.
Il tocco finale è un bastone piuttosto lungo ostentato come il pastorale ambrosiano o impugnato come il bordone di un pellegrino.

In genere si incontrano entro e non oltre un chilometro dal paese.

21 ottobre 2013

Trekking e dintorni - 2


Prosegue qualche altra riflessione sul lungo Camino de Santiago.

Ferrol, punto di partenza del Camino Ingles
S come Scarpe – Assieme ai piedi sono le grandi protagoniste del viaggio. Un paio di scarpe da trekking impermeabili e traspiranti, ben conosciute dal piede, sono indispensabili; ben conosciute non significa consumate: la perdita della rigidità potrebbe essere devastante nei tratti sterrati. Al contrario scarpe troppo rigide, troppo alte o troppo nuove, renderebbero presto un inferno i tratti asfaltati.
Ovviamente da evitare scarpe da tennis, jogging o basket, soprattutto in caso di pioggia.
Al termine di ogni tappa, al pomeriggio, sono indispensabili sandali aperti,con plantare anatomico e non infradito. Due nomi per tutti: Birkenstock e Scholls. Entrambi i marchi producono sandali leggeri in sughero e cuoio con suola in gomma più o meno rigida.
Per finire è bene portarsi anche un paio di ciabattine leggere da spiaggia ad evitare le micosi nelle docce degli ostelli.

A come Albergue – Gli albergue sono piccoli ostelli che offrono rifugio ai pellegrini. Solitamente per 5-6 euro si ottengono due federe, una per il cuscino e l'altra per il materasso, un posto letto in camerata, l'uso della cucina, della lavanderia e delle docce.
Ricevuta dell'Albergue di Bruma
Pressochè tutti i pellegrini stendono il loro sacco a pelo sul materasso e disdegnano le poco rassicuranti coperte, che comunque sono a disposizione.
Gli orari sono piuttosto spartani: alle 22 circa vengono spente le luci ed entro le 8 del mattino si deve lasciare l'albergue.
Chiaramente in caso di affollamento sono inevitabili gli effluvi delle scarpe e quello che la scrittrice Luisa Adorno ricorda come il “fiero odor di cesso” degli ostelli della gioventù attraverso i quali aveva conosciuto l'Europa del secondo dopoguerra.
Ovviamente  bed & breakfast e locande offrono qualche comfort in più, ma difficilmente mettono a disposizione una lavanderia e un luogo per asciugare gli indumenti e questo fa la differenza.
Il vero incubo degli albergue sono i compagni di viaggio che russano. Contro questo flagello ci sono poche difese. Le armi più efficaci sono i tappi per le orecchie e le cuffie con una scelta previdente e ragionata di musica rilassante.
E' comunque buona norma cercarsi un posto letto discosto da pellegrini e pellegrine che abbiano superato la cinquantina, a condizione ovviamente di non russare a propria volta.
Un vicino di letto che russa dopo una giornata di cammino scatena veri e propri furori notturni!

(2 - Continua)

20 ottobre 2013

Sara ed Emiliana (varie sul Camino de Santiago) - 1



Sanguinaccio di riso e patate all'arrivo
Sara ed Emiliana, due delle mie 15 lettrici, mi hanno chiesto a più riprese consigli sui miei trekking. Poco importa che le richieste siano state fatte per e-mail o davanti a una pizza sul lungomare di Catania; ho deciso di assecondarle e di descrivere esperienze e preparazione del mio ultimo viaggio, Oddìo, speriamo non sia proprio l’ultimo.

A come Abbigliamento – Personalmente ho portato 3 magliette, 3 paia di mutande, 5 paia di calze, un paio di pantaloni da trekking lunghi, riducibili a bermuda, e un paio di pantaloni corti. Il tutto era completato da un k-way e una felpa. 
E' indispensabile ricorrere a capi in microfibra e altri tessuti tecnici sia per contenere il peso sia per ottimizzare i tempi di asciugatura.
Se proprio si vuole esagerare si può aggiungere un paio di boxer e una t-shirt di cotone da indossare la notte.
Le signore credo debbano portarsi almeno tre reggiseni, con adeguate caratteristiche tecniche.

A come Alimentazione – Cosa importantissima quando si cammina per più giorni consecutivi.
Personalmente preferisco una buona colazione, equilibrata e non abbondante, ad esempio caffè americano, yoghurt, pane e marmellata o prosciutto.
E' bene evitare il consumo eccessivo di latte e latticini, difficili da digerire.
Durante il giorno preferisco bere soluzioni reidratanti isotoniche, tipo il nostrano Gatorade o simili e molta acqua.
All'estero di trova anche nei supermercati l'ottimo Isostar.
Se si è abituati a mangiare a mezzogiorno sarebbe bene limitarsi a pane e frutta o verdura. Eccellenti i pomodori, ricchi di sali minerali, oppure, se gradito, il ketchup.
I protagonisti
Alla sera ci si può rifare, facendo attenzione agli alcolici che alterano i ritmi del sonno.
La cucina spagnola nelle trattorie di paese non è molto variata e fantasiosa e la lonza di maiale alla piastra dopo il terzo giorno inizia ad annoiare. Prosciutto crudo e una bella varietà di salumi possono costituire un'alternativa invitante. Personalmente diffido della pasta asciutta lontano dall'Italia, ad eccezione che negli USA.

P come Piedi – Sono i grandi protagonisti e devono essere trattati con l'onore che si meritano. Prima di partire potrebbe essere saggia una seduta di pedicure per ottimizzare le condizioni di partenza.
Una volta partiti devono essere conservati in forma smagliante. Una micosi, un'unghia incarnita o un ematoma perimalleolare che in ufficio sarebbero solo piccole seccature possono trasformarsi in veri e propri incubi durate un trekking.
Io suggerisco un disinfettante/cicatrizzante, ad esempio una crema di sulfadiazina argentica, e una crema all'arnica per i piccoli traumi distorsivi e contusivi che non mancano mai.
Sono utili gli oli essenziali per il massaggio serale, ma il loro odore penetrante potrebbe disturbare i compagni di camerata negli albergue.

(1 - continua)

19 ottobre 2013

AZ 7247 Milano - Catania

E' quasi vuoto questo Airbus che mi porta ancora una volta a Catania.
In compenso il tempo è splendido. Saliamo in quota su una Milano che scintilla mentre la tangenziale est si congestiona sotto di noi.
La virata lenta su Segrate svela banchi di nebbia sulla Valle Padana e verso il nord-est.
Il sole sorge in quota, dall'Adriatico e dai Colli Euganei.
Per le 7.30 siamo già sul cuore dell'Appennino e scendiamo decisi verso il meridione d'Italia.
Approfitto del volo per scrivere qualche appunto per una sfortunata mamma di Catania che incontrerò questo pomeriggio e già siamo sulle Eolie, su Stromboli con una coroncina  di nuvole e su Lipari e Salina che emergono dal mare e dalla foschia.
Aspetto la maestosa virata sulla Etna e fra qualche minuto respirerò l'aria tiepida e famigliare di Sicilia.