Bologna Centrale. Frecciarossa arriva sibilando; ha
recuperato qualche minuto del ritardo.
Dovrebbe essere un viaggio tranquillo.
Grazie all’età e all’iscrizione a una Cartafreccia mai ricevuta
posso viaggiare in classe “Business Area Silenzio” a un costo inferiore alla
seconda classe.
Poltrona molto comoda, posto finestrino in senso contrario al
senso di marcia, grande tavolino e wi-fi.
Di fronte un signore vestito negligentemente casual molto
firmato; è immerso nello studio di carte con l’intestazione dell’ UBI, grande
banca apparentemente non ancora sfiorata da maldicenze.
Mi immergo parzialmente in Repubblica, con un occhio alla
bassa padana che scorre velocissima al
di là del cristallo atermico e temperato.
A trecento chilometri orari le automobili più sportive
sembrano ridicole, rutilanti e costose lumache che arrancano in corsìa di
sorpasso sull’ex autostrada del sole.
Non so decidermi fra la recensione de “Il Viaggio di Yash” e
un torpido dormiveglia.
Decido che farò una scappata alla Feltrinelli in Milano
Centrale se Frecciarossa manterrà la promessa di orario.
Dal dormiveglia dell’ovattato scompartimento mi distoglie
l’interfono che cerca un medico per la carrozza 3A, adiacente alla mia.
Estraggo dallo zaino quei due/tre ameniccoli che un medico
si trascina sempre appresso e dopo aver attraversato la 3A trovo un ragazzotto
sulla quarantina che si è preso il portatile in testa mentre lo toglieva dalla
rastrelliera.
Non è una grossa ferita lacero-contusa, la medicazione è
rapida, ma perdo un bel po’ di tempo a
trascrivere su un modulo in triplice copia, la prima repubblica è ancora viva,
i miei dati medico/anagrafici.
Quando ritorno alla mia comoda poltrona in Business Area
Silenzio sfilano dal finestrino i primi palazotti eleganti di San Donato
Milanese.
Don’t worry, Doc, il treno è in orario, Feltrinelli ti aspetta
e anche uno sgargiante elettrotreno per Colico, affollato come una scatola di
sardine ma con l’aria condizionata funzionante.
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