E così ci
ritroviamo a guardarci negli occhi con una diffidenza ambigua.
Dopo aver saccheggiato
i supermercati e i discount, dopo aver rincorso l’ultima mascherina, dopo aver
consumato l’amuchina, dopo aver diluito la candeggina, scopriamo che l’epidemia
è una cosa seria, ma non è la peste.
Anche l’epidemia
della peste manzoniana si era spenta, senza antibiotici, senza disinfettanti
scientificamente testati, senza medici concordi e nonostante che il protofisico
(equivalente all’assessore alla sanità) Lodovico Settala avesse incolpato della
peste l’unzione e miasmi che se ne sprigionavano.
Certo il
danno era stato maggiore e la popolazione europea ne era uscita drasticamente
ridimensionata.
Ma la
reazione del popolo è stata la stessa.
Non c’è
stata la processione organizzata da Federigo Borromeo per implorare la clemenza
divina, ma c’è stata la processione al Pronto Soccorso nei primi giorni dell’epidemia.
Alla fin
fine il risultato è stato lo stesso.
L’irrazionalità
e il panico sono stati gli stessi.
A distanza
di quattro secoli due sole cose sono state ben differenti:
Per prima
cosa non c’erano giornalisti nel ‘600; non c’erano giornali e in compenso l’analfabetismo
non era di ritorno ma ben radicato: non hanno potuto fare danni.
Last but not
least medici e infermieri del nostro tempo sono stati sempre in prima linea,
razionalmente e in modo eroico, anche quando il panico sarebbe stata una
legittima valvola di scarico.
Una realtà
di sempre sono i complottisti, i sovranisti, quelli che vedono poteri occulti
dovunque non riescono ad arrivare.
E quando ci
arrivano fanno la figura dei cretini…. o dei Salvini.
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