Pianosa 2012 - L'approdo |
Non
che l'isola non sia abituata a queste temperie.
La
cosiddetta villa di Agrippa venne edificata nel primo secolo AC e
abbandonata due secoli dopo.
La
sua storia degli ultimi due secoli è segnata dall'istituzione della
colonia penale agricola voluta dal Granduca di Toscana nel 1858.
Lo
stato unitario la riceve in eredità e la potenzia.
Prima
della seconda guerra mondiale diviene un penitenziario per detenuti
malati.
Viene
usata anche per il confino dei “politici”.
Così
l'ha conosciuta Sandro Pertini.
Forse
qui Carlo Lucarelli ambienta uno dei suoi romanzi più completi,
“L'isola dell'angelo caduto”.
Dopo
la guerra la storia continua e verso il 1960 diverse decine di
famiglie abitano sull'isola dove c'è anche una scuola. Ma sono
famiglie di chi è a vario titolo all'attività e ala realtà
carceraria
Nel
1998 il penitenziario chiude.
Tutti
gli edifici, di proprietà demaniale, cadono in abbandono.
Abbandono
ormai irreversibile, anche se rimane un albergo, gestito da ex
detenuti, e se l'ambiente viene rigorosamente salvaguardato da
divieti e restrizioni.
La
balneazione e lo snorkeling si possono praticare ancora a cala
Giovanna, ma l'atmosfera di Pianosa si coglie altrove.
Lo
spirito e l'essenza dell'Isola si percepiscono passeggiando per la
poche strade deserte, leggendo i segnali stradali senza senso, come
fantasmi metallici che non vogliono perdere lo smalto fluorescente.
Il
ricordo degli abitanti si perde dietro il portone arrugginito del
macello, nei quaderni rimasti nella scuola, dentro le tombe divelte
del cimitero.
Due
vecchi giocattoli di plastica, dimenticati da una mano sensibile e
pietosa, sono appoggiati sulla tomba di un bimbo morto a due anni nel
1910.
Alla
sera il faro si accende senza un perchè, poco distante dalla
stazione radar, impresenziata su un traliccio, che trasmette a
schermi remoti segnali di navi che passano lente, lontane, distanti e
silenziose.
Nessun commento:
Posta un commento