26 novembre 2012

Vita d’ospedale – 1



Il medico è giovane, abbronzato, palestrato, pettinato, profumato, pulito, il camice immacolato, il fonendo Littmann negligentemente al collo, tre penne e una matita (temperata) nel taschino.
L’infermiera ha lunghi capelli neri, ma ce n’è in turno anche una uguale con i capelli biondi, bella, truccata, profumata, depilata (forse anche rasata), mai sudata.
Spinge un lettino su cui esanime giace un signore anziano, intubato, con due fleboclisi, un catetere vescicale che non si vede; dal torace spunta un drenaggio collegato a un Bulau.
E’ gravissimo.
Sopra il lenzuolino sta una lastra.
Il dottore corre in senso contrario e incrocia gli occhi dell’infermiera, si salutano, lei sorride, lui no, è accigliato, prende la lastra, la guarda controluce e sentenzia: c’è una lesione del tricipite celiaco nella tasca di Morrison, presto! In sala operatoria!
Credevate fosse un radiologo? invece no!
Entra in sala operatoria, non si lava, non ne ha bisogno, infila i guanti, quelli sì sterili, poi la mascherina, no, quella la infila prima e il cappellino se l’era già calcato sulle orecchie.
Tutti l’aspettano, l’anestesista sorride (ma dove siamo?) e solleva il pollice.
Il dottore afferra il bisturi. Niente klemmer, niente kocker, niente pean, niente di niente, solo il bisturi!
Dopo sei ore l’intervento è terminato.
Il dottore è affaticato, ma non è sudato, toglie il lungo grembiule e infila il camice immacolato.
I medico più giovane, invariabilmente con i capelli rossi, le lentiggini e l’aria del giovane calciatore brianzolo, finisce gli ultimi punti di sutura.
Il paziente dopo molte ore di intervento non passa dalla rianimazione, viene portato in una linda cameretta, profumata e con l’aria condizionata; dopo pochi minuti apre gli occhi e sorride.
Il dottore, il primo, quello bello, entra in camera si congratula, gli dà una pacca sulla pancia, che ovviamente non duole più, e si allontana.
L’infermiera, quella dei lunghi capelli neri, lo aspetta. Insieme escono e salgono su un’automobile scoperta, già decapottata e con le chiavi nel cruscotto, il cambio automatico a lasciare maggior libertà alla mano destra, notoriamente esperta; lei lo accarezza (ma cosa?) con la sinistra.
Entrambi sono puliti, profumati, già rasati, palestrati, mai sudati, l’alito delicato anche dopo ore di sala operatoria. Eh, bella la vita del dottore!
Poi si dileguano e il finale è tutto da immaginare: ristorante? casa di lei? casa di lui?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Eh si'...........peccato non essere dottore!