Ignaro del futuro destino prima di salpare da Naxos |
Il viaggio non si presenta dei più simpatici: per arrivare a Milos alle
9 di sera si salpa da Naxos verso le 16 e si
farà tappa a Mikonos, Koufonissi, Amorgos, Santorini e Folegandros.
Ci si mette anche il Meltemi, il vento del nord che alza onde di
due/tre metri in mare aperto .
Saliamo comunque e subito dopo la partenza iniziano un rollìo
impressionante e un beccheggio fragoroso.
Il sibilo delle turbine è inframezzato ai tonfi paurosi quando lo scafo
ricade pesantemente fra un’onda e l’altra.
Mi ricordo odiosi viaggi verso la Sardegna sulle “Navi veloci” della Tirrenia; me la
cavavo a malapena, ma dignitosamente, chiudendo gli occhi e convincendomi di
essere su un’amaca, sotto la pianta di caki del mio giardino, cullato dalla
breva del pomeriggio.
E infatti ce la faccio abbastanza bene; aani di trasporti in ambulanza
e in elicottero saranno ben serviti a qualcosa.
Una bella ragazza tedesca tenta di rinfrescarsi la fronte con una
bottglia di acqua gelata sulla fronte poi, pallida e madida, vomita senza
ritegno.
Fortunatamente mi addormento fino a Mikonos dove il catamarano si
svuota; è passata solo un’ora.
Soffoco la preoccupazione in qualche risatina di circostanza e mi
rassegno alla prossima tappa.
Sorpresa! Si torna a Naxos... Ma allora perchè non si poteva partire
due ore dopo? Misteri della fede e delle prenotazioni on line su Greeka.com.
Viaggiamo fino a Naxos e ripartiamo per Koufonissi.
Peccato non poter uscire sul ponte almeno durante le manovre di
ormeggio per fare qualche fotografia e respirare un po’ di aria fresca.
Bisogna dire che il mare è migliorato, poi riesco a recuparare l’ipad e
posso leggere qualcosa.
Ad Amorgos abbiamo già accumulato due ore di ritardo; ad ogni porto
scende un bel gruppetto di persone e ne sale sconsolatamente una più grosso.
Scopro che la destinazione finale del Seajet 2 non è Milos, ma Pireo.
Sfido io... Qui salgono tutti quelli diretti ai voli di ritorno del primo
mattino.
Infatti si comincia a sentir parlare sempre più tedesco, francese e
soprattutto italiano.
Il Seajet2 salpa da Naxos |
Il sole muore all’orizzonte prima di Santorini, dove arriviamo al
crepuscolo, con almeno due ore e mezzo di rittardo.
Qui sale una torma vociante e numerosa; quasi tutti Italiani diretti
verosimilmente al Pireo.
Qualche sedile di fianco a me arrivano due coppie sulla cinquantina.
Le signore ingioellate sorridono, lo sguardo fisso nel vuoto davanti a
sè; i mariti, abbronzati e brizzolati sorridono sicuri, dialetto brianzolo e
comasco, con un po’ della strafottenza degli arricchiti di seconda generazione,
i figli di quelli che hanno lavorato duro durante il miracolo economico degi
anni ’50 per salire molti gradini.
Storcono un po’ il naso all’odore di vomito, cui noi ovviamente e
fortunatamente ci siamo assuefatti nelle ore precedenti.
Stiamo sottovento per qualche decina di minuti poi il Meltemi si prende
la sua rivincita verso Folegandros.
Sono due ore di incubo e la pila di sacchetti di carta appoggiata sul
bancone del bar chiuso si assottiglia sempre più.
Facce pallide e sudate aspettano sconsolate l’arrivo in porto.
Con molta presunzione durante l’ultima sosta ero sceso al piano
inferiore, dove il bar è aperto, ed ero risalito con acqua gelata e un beverone
che chiamano caffè freddo o frappè al caffè; per non sfidare la sorte me l’ero
fatto preparare senza latte.
I brianzoli sorridono sempre strafottenti e in prima fila.
Sorrido a mia volta e penso a chi dovrà rimanere fino al Pireo.
Dopo Folegandros il Melmemi si scatena.
Il Seajet2 balla nelle tenebre
sulle onde come posseduto da un demonio marino maligno. Gli unici sicuri devono
essere i piloti su in plancia, accigliati davanti agli schermi dei radar e dei
navigatori satellitari che ci guidano
nella notte.
Noi sotto ormai siamo assuefatti, solo un po’ di
cefalea, ma riesco ancora a leggere il mio libro, mentre le signore
ingioiellate, persa l’aurea indifferenza e sicurezza, si alzano barcollando
alla ricerca dei terribili sacchetti di carta.
E’ il turno dei mariti,
strafottenti e firmati, di guardare davanti a sè nel vuoto, pallidi.
Con un po’ di maligna soddisfazione recupero il mio zaino in vista di
Milos e scendo verso lo sbarco liberatorio mentre quel che rimane
dell’arroganza lombarda si svuota rumorosamente
nei sacchetti di carta
robusta.
Sbarchiamo a mezzanotte, speriamo di trovare qualche
taxi.
3 commenti:
Ciao,
ma i piloti come fanno? Sono abituati al mal di mare e lo tollerano? Prendono la Xamamina o hanno il cerotto alla scopolamina?
Beh, credo sia come quando guidi l'automobile, il mal d'auto ce l'hanno solo i passeggeri... Io in mare mi diverto comunque; ieri a vela si è ballato per quasi dieci ore
una attenta e veritiera descrizione...complimenti..molto carina!!!!
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