Molto spesso
a chi mi ha chiesto se fossi religioso ho risposto di essere un laico.
Qualcuno ha
capito che fossi ateo, altri che fossi agnostico e altri ancora un anticlericale o uno snob.
Confesso che
i preti, l’atmosfera e l’odore della sagrestia mi intristiscono, ma credo che definirsi
ateo sia la più grave delle presunzioni dell’uomo.
Quello che
ci distingue dagli altri animali, da quando siano evoluti a homo di neandertal
e homo sapiens è stata la comparsa del pensiero simbolico.
Il primo
segno della comparsa del pensiero simbolico è stata la sepoltura dei morti con
la speranza di una vita futura.
Definirsi atei o agnostici vuol dire riportare l'orologio indietro di 250.000 anni, all'epoca di homo erectus, che sapeva controllare il fuoco, scheggiava le pietre e andava fiero di queste sue abilità materiali e speculative.
Ogni tanto qualche epidemia lo riportava alla sua miseria e alla sua ignoranza. Esattamente come oggi.
Allergico ai rituali, alle superstizioni e ai complotti a cui ricorrere nelle frustrazioni... nella mia presunzione io mi
sono riconosciuto nella definizione di Ignazio Silone, grande scrittore del ‘900,
di cui ricorreva ieri il 120° anniversario della nascita e che amava definirsi “un
socialista senza partito e un Cristiano senza chiesa”.
Poi oggi ho
trovato una definizione di Dio che mi è piaciuta e l’ho sposata: “Noi siamo
nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita
di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver
scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba
esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce
quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell’essere umano più intelligente
nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che
rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro.” [Albert
Einstein]
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