Ci sono stato per la prima volta alla
fine degli anni '50.
Alcuni lampi della memoria.
Munchen, Ulm e Stuttgard con la sua
torre delle televisione a grdare al mondo che la Germania era rinata
nuova e bella dalle sue ceneri.
Berchtesgaden sull'Obersalzberg, il
“nido dell'aquila”, la casa di vacanza di Hitler. I prati erano
ancora minati e soldati americani proseguivano la bonifica svogliati.
Forse erano stati mandati lì in punizione per qualche cassa di birra
e qualche rissa di troppo in libera uscita dalle caserme.
Le autostrade erano pavimentate con
lastre di calcestruzzo e le gomme schiaffeggiavano ritmicamente ogni
giunto, come percorrendo un ponte senza fine.
Lunghe file di Volksvagen smunte, di
Opel grigie, qualche esotica Borgward, le Taunus che scimmiottavano
le cugine ricche di Detroit salivano e scendevano lungo il Reno.
La Ruhr ribolliva di ciminiere e
stabilimenti che sovrastavano l'autostrada.
Un sole velato dalla caligine di mille
miniere di carbone ci accompagnava verso Amburgo.
Treni neri di locomotive a vapore o
grigi di locomotive diesel affumicate trainavano lunghissimi e lenti
treni merci sulle rive del grande fiume.
Qualche Porsche bianca a verde della
polizia chiedeva strada con la sirena a due toni, un clakson in
falsetto per non rievocare le lugubri sirene a fischio che fino a
pochi anni prima annunciavano fuoco e morte dal cielo.
I miei genitori non parlavano tedesco
né inglese ed era una tragedia in ogni ristorante. Chiedevano una
bistecca ed ecco il goulasch; un consommè compariva la posto di una
zuppa; la birra non era un problema e giunoniche cameriere con
reggiseni antisommossa reggevano cinque boccali da una pinta in ogni
mano.
Al porto di Amburgo era arrivata una
zuppa di anguille gnocchi e prugne cotte, divertente per me, ma
raccapricciante per i miei benpensanti genitori.
E non era nulla in confronto a quello
che avrebbero patito in Scandinavia.
Io me la ridevo e vent'anni dopo avrei
scoperto che cibandosi di aringhe marinate, salmone, cipolle e
cetrioli si sarebbe potuto attraversare tutta l'Europa del nord con
due soldi, birra compresa.
Questa Germania del dopoguerra riemerse
in tutta la sua poesia all'inizio degli anni '90.
Attraversando quella che era stato
l'inferno della “Repubblica Democratica Tedesca” per qualche
anno sembrò che a Magdeburgo si fosse ancora alla fine degli anni
'50.
Rividi il cielo livido di caligine, i
treni a vapore, le auto scolorite.
Non c'erano più i miei genitori,
e proprio oggi sono undici anni che nonna Maria ci ha lasciato.
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