12 luglio 2012

Colazione di lavoro, 12 luglio 2012


Ristorante tranquillo. Conoscenza iniziata sulla gialla Guida Slow Food e proseguita durante innumerevoli colazioni e cene di lavoro.
Stiamo in riva al fiume che scorre pigro; ogni tanto un tafano supera il tecnologico impianto di interdizione aerea e colpisce proditorio ma con discrezione, scegliendo oculatamente le prede che mostrano sapientemente cosce e spalle.
Ma sostanzialmente si sta bene.
Mentre nel resto dell'Italia si impreca a Caronte qui spira la Breva e stimola l'appetito.
Ho scelto un antipasto di lago, luccio cotto a vapore con cipolle, e un primo piatto più fantasioso dove la fanno da padrone due scampi.
Discutiamo pigramente di un congresso a cui mancano due mesi, preventivando arrivi di relatori e viaggi a Malpensa ad accoglierli e ad accomiatarcene.
Al tavolo vicino un papà tenta di pranzare con un figliuolo di due anni circa, stima di pediatra, e due nonni, verosimilmente paterni.
Manca la mamma.
Il piccolo non mangia, non mangia e non vuole mangiare. Naturalmente, protervo e accigliato, non vuole neppure che gli altri mangino.
Mentre in nonno sorride accodiscendente e un po' ebete, il pargolo si scatena in corse sfrenate sull'impiantito.
Nonna e padre lo rincorrono a turno mentre il piccolo trilla per la gioia dei timpani e dei coglioni degli altri avventori.
A volte inciampa e i trilli si mutano in strilli. L'effetto globalizzante su timpani e coglioni non cambia significativamente.
La cameriera a tratti mi guarda disperata, ma io ho fatto giuramento ad Ippocrate e sono pediatra tutto d'un pezzo; abbozzo.
Arriviamo quasi contemporaneamente al caffè. Io non ne bevo.
Il padre affranto cerca di berne mentre il piccolo tenta ti togliergli la tazzina dalla bocca.
Alla fine cede e offre il caffè alla piccola belva.
E' l'unica cosa che la peste ha assaggiato dall'inizio del pranzo.
Il mio convitato mi chiede se proprio la pillola abbia tutti questi effetti collaterali e io non rispondo; medito sulle figure storiche di Erode e Onan, troppo presto screditate da un giudizio affrettato.

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