Vincenzo Foppa - S. Cristoforo |
Purtroppo io non possiedo facoltà
divinatorie, anche se a volte sospetto di averne di pranoterapeutiche,
ma posso spiegare un po' cosa succede.
Il ticket sanitario in sé non sarebbe
cosa iniqua, pur possedendo l'odore sulfureo e falcimartellifero di
anni wellfarianamente nefasti.
Il vero problema è l'esenzione dal
ticket sanitario.
Il legislatore (con la minuscola, come
la miopìa) ha previsto alcune esenzioni.
Ne sono comprese alcune fasce protette,
ad esempio il popolo che ha compiuto i sessantacinque anni, e molte
patologie croniche, indipendentemente dal reddito.
Ne discende che le siringhe e
l'insulina vengono concesse gratuitamente sia ai poveri diabetici,
quanto ai ricchi sfondati, che le pretendono con impudicizia.
Le prestazioni urgenti sono ovviamente
esentate dal ticket, e il principio è sacrosanto.
In Lombardia un governatore (con la
minuscola, mi pregio) ha deciso che tutti i bambini sino a 14 anni
siano esentati da ogni ticket sanitario.
Ne rampolla evidentemente che i Pronto
Soccorsi, pediatrici e non, ribollono di bambini con il naso
gocciolante, le orecchie rosse, la farfallina in fiamme e la tosse
insistente a tutte le ore del giorno e della notte.
Qualunque sciocchezza è buona per
passare in Pronto Soccorso, soprattutto per saltare la coda dal
pediatra, sicuri di non pagare una lira neppure per l'orticata sul
culo.
Ovviamente i bambini con la polmonite
aspettano e ringraziano per l'attesa; le patologie urgenti si
mescolano alle dermatiti da pannolino in una sarabanda di pianti,
strepiti e vagiti, da cui emerge qualche volta un genitore
inferocito, che ha messo al modo, o contribuito a, un lattante con le
coliche gassose.
A noi pediatri basterebbe un ticket di
5 miseri euro per chi ci arriva in Pronto Soccorso per ansia; poi
quei 5 euro potremmo devolverli anche ai parlamentari della Regione
Lombardia, faro di civiltà mitteleuropea, che li usino per comprarsi
una laurea o un diploma in qualsiasi parte del mondo, anche a nostre
spese.
Però che ci lascino lavorare! Ci sono
bambini che soffrono, che muoiono, che hanno problemi veri.
Noi vogliamo dedicarci a questi.
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