Il corridoio
è vuoto, come la corsia; ci sono ancora due bimbi ricoverati, uno dei quali ci
aveva fatto tremare, ma poi si è risolto.
Oggi
andranno a casa anche quelli.
Il comune denominatore
è il silenzio, dentro e fuori dall’ospedale.
Mi ricorda
gli anni della scuola elementare quando la giornata era scandita da rumori
amici e consueti: i passaggi dei treni, quello delle 7.40 al giovedì sera
riportava a casa la mamma.
Poi la
sirena di una filanda che si chiamava “Talea” e che chiamava paternalisticamente
operaie e operai ai loro turni. Poi le campane, ovvio.
Quinta elementare, 1962 |
C’era il
segnale orario della radio e sorgevano discussioni all’osteria sulla sua
discordanza con l’ora del campanile, quella più laica delle sirene e quella volubile
delle Ferrovie dello Stato.
Negli ultimi
tempi che abitavo in paese, prima di venire sul Lago, ripensavo spesso a quei
segnali sonori scomparsi nella cacofonia costante di un traffico continuo che
li aveva uccisi.
Nostalgia?
No di certo; ma fonte di riflessione.
In queste
lunghe ore in reparto o in casa, alla ricerca di qualcosa che sia un diversivo
alla lettura e ai notiziari televisivi tutti uguali, ci scambiamo messaggi sui
social.
Primari in
turno di guardia come e più degli specializzandi, colleghi in prima linea a
Niguarda o al Cannizzaro, ai due estremi di questo stivale; quando possiamo ci
mandiamo un saluto su whatsapp o su FB; non mi piace Twitter, ancora saldamente
dominato dalla polemica politica di parte alla ricerca (ancora?) del consenso.
I messaggi
sono spesso simili e ci diciamo che quando sarà finito ci racconteremo questi
momenti terribili.
E siamo
certi che saremo cambiati.
Ora pensiamo
tutti alle mamme della Siria, alle loro bombe, alla loro vita appesa a un filo,
come la nostra oggi, che ieri non sapevamo immaginare.
O ritorneremo
a essere schiavi delle mamme che il manzo deve essere magrissimo, che mi mangia
solo patatine, che quante uova posso dargli alla settimana, che sono due notti
che si sveglia per la tosse catarrosa ma poi dorme, che piange sempre e voglio
fargliela vedere perché secondo me sta mettendo i denti?
Oddìo,
Sciura!
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