Una cosa che
ha avvelenato i miei ultimi anni da pediatra è stata la ricerca maniacale
del colpevole.
Praticamente
per ogni bambino ammalato che visitavo la mamma chiedeva: ma è stata colpa mia?
E poi passava a incolpare la nonna che gli dava da mangiare porcherie, il papà
separato che gli faceva prendere freddo e via in una sequenza catastrofica e
inarrestabile che spesso terminava con l’accusa alla maestra, alla bidella, al
medico di pronto soccorso o al pediatra del compagno di banco che aveva sbagliato
la diagnosi il mese prima.
Chiesa di San Tomè - Almenno San Salvatore (Bergamo) |
Se poi la
malattia era grave iniziava la giostra del doctor shopping e si percepiva che
usciti di lì i genitori sarebbero passati ad altro pediatra vicino o lontano, luminare
relativo o assoluto.
Il resto è
stata la nostra storia sino a fine febbraio: pronto soccorso intasato e accuse
al pediatra di famiglia di leggerezza o affollamento dal pediatra di famiglia
con accuse al pronto soccorso di incompetenza.
Poi sappiamo
cos’è successo e cosa sta succedendoci attorno.
Siamo indifesi,
impreparati, umiliati, impotenti di fronte a questo virus e ai nostri
comportamenti inadeguati dell’altro ieri.
E allora?
Allora
cerchiamo un colpevole: la Cina che ci ha mandato il virus e ora fa finta di
aiutarci con pacchi di mascherine e qualche centinaio di ventilatori.
Oppure: l’Europa
che ha affossato la nostra economia con la complicità dei nostri politici che
avevamo votato noi e allora facciamo un comitato per uscire dall’euro, anzi no,
un movimento anti-europeista, no, non solo, un partito contro l’Europa e poi
glielo mettiamo… no, meglio un referendum noi contro voi.
Ma non avevano
già scritto “Me contro te”? Ah sì, ma è una cosa da bambini, noi siamo persone
serie: gettate Meloni
contro i gitani, no, meglio contro gli Zingaretti fino a quando gli sporcheremo
le felpe e saremo finalmente Salvini!
Ma è così
difficile fare ciascuno la propria parte con umiltà, in attesa che finisca e
fare una volta per tutte la pace?
Non siamo a
Calatafimi, siamo in Lombardia ma “Qui si fa l’Italia o si muore" [G. Garibaldi, per chi non ricordasse]
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