08 maggio 2012

Meteo e maschere


Gravedona, alto Lario occidentale, cielo coperto; pioviggina a tratti; pressione atmosferica 1014 mb, in aumento,quindi nel pomeriggio il tempo dovrebbe migliorare; temperatura 12°c; umidità relativa 89%. Non c'è vento, oppure si è bloccato l'anemometro.
  
Intorno a plaza de Cataluna tutti sembravano muoversi incalzati da un problema da risolvere. Nessuno aveva l'aria di passeggiare per godersi la città. Un'intera folla si spostava da un punto all'altro con la determinazione indifferente dell'abitudine. Infante gettava intorno occhiate sdegnose: impiegati, commercianti, militari, massaie..., prototipi replicati fino alla nausea che si aggiravano come morti in vita.

Alicia Giménez-Bartlett – Dove nessuno ti troverà – Sellerio Editore, Palermo – 2011, pag 17.

La questione è vecchia quanto il mondo; ogni giorno indossiamo una maschera e a carnevale ce la togliamo, oppure è l'esatto contrario.
Oppure usiamo ogni giorno una maschera rituale di cui siamo schiavi e in cui ci rifugiamo come in un porto sicuro.
Ieri pomeriggio mi aggiravo per i corridoi dell'amministrazione del mio ospedale e mi sentivo insolitamente a disagio.
Improvvisamente l'illuminazione: non avevo il camice. Ecco l'origine del mio disagio.
A mia volta ho allora una maschera, uno stereotipo di cui sono schiavo; senza il mio camice mi aggiro imbarazzato persino per le corsìe dell'ospedale dove lavoro!
Oggi le maschere sono molte, e così gli stereotipi.
Gli studenti che scendono dalla corriera hanno tutti le stesse scarpe, gli stessi jeans, lo stesso gel sui capelli; indossano una divisa come i piccoli cadetti di Guascogna.
Come gli impiegati di banca, le segretarie degli avvocati e i Milanesi in vacanza.


1 commento:

Anonimo ha detto...

ottima riflessione,siamo tutti schiavi di noi stessi.