20 ottobre 2017

Valter



Ciao Valter,
non trovo parole, mi si affollavano davanti alla tua fotografia, ma ora niente.
Trentacinque anni di amicizia, con avvicinamenti, avvicendamenti, periodi di silenzio, stima sempre.
Ci siamo incontrati: tu poco più che ventenne, io poco più che trentenne. Medico e pazinte? No.
Amicizia a prima vista; hai cominciato subito a chiamarmi “amico”; mi chiamavi “dutur” per scherzo, oppure quando dovevi chiedermi un favore mai per te, sempre per altri.
Tu all’inizio di una malattia grande, io medico che non sapeva ancora cosa fare da grande.
Poi la dialisi, il trapianto, la tua strada sempre in salita.
Io la strada dissestata dall’inesperienza, dalla voglia di fare e poi, alla fine, rassegnato al'invidia e alla meschinità.
Però sempre gli stessi ideali, crescere per aiutare, per sollevare, per alleviare.
Illusioni e utopie, socialismo e disillusioni, corse insieme nella notte, lunghe serate a discutere, a scoprire, a sperare.
Alla fine siamo arrivati dove volevamo, tu molto più in alto, io molto più avanti. Di quanto immaginassimo.
Nessuno ti ha fermato fino all’ultimo.
Te ne sei andato per primo, troppo lo svantaggio, ma se un uomo si misura dal segno che lascia io non riuscirò a raggiungerti.
Ciao “amico” Valter.