25 agosto 2010

Caffè alla macchinetta

Vivo da più di trent’anni in ospedale. Non sempre lo stesso, anzi.
Mi sono fermato quasi 11 anni a Sondrio e sono ancora qui a chiedermi perché. Ora in questo piccolo ospedale di fronte al mio Lago ho trascorso sette anni.
Non so se sono stati i più belli, ma certo i più intensi della mia vita.
Questa mattina sono davanti al distributore delle bevande calde.
Che tristezza!
La solitudine interiore ci porta a momenti di meschinità suprema. Prendere la prima colazione davanti a un distributore elettrico è mortificante dopo più di un quarto di secolo di lavoro.
Continuo a chiedermi cosa ci faccio in questo mondo a cui non so più prendere le misure.
Evadere verso l’Africa come Giovanni? Ricominciare daccapo da un’altra parte dove fare il medico sembri almeno più utile di qui?
Gettare la spugna e aspettare la pensione che non è più tanto lontana?
Ripartire, questa volta da solo, in bicicletta cercando ispirazione lungo un vecchio fiume d’Europa?
Mah… sentiamo i venticinque lettori.

21 agosto 2010

Asia

Asia sta in camera 2; questa mattina c’è anche la sorellina che sia chiama Gaja. Come altri tre bambini ha una malattia abbastanza seria; è in via di guarigione e che sta ricoverata tranquilla, in attesa della lettera di dimissione con le indicazioni per il futuro.
Ma il Pronto Soccorso non demorde.
In rapida successione arrivano bambini con punture d’insetto, febbricola, dermatite da pannolino, farfallina rossa e coliche del lattante.
Fermo restando che il Pronto Soccorso è il posto giusto per curare la farfallite a un certo punto del pomeriggio arriva anche il bambino che ha un corpo estraneo nell’orecchio, non dà fastidio, è già due mesi che è lì, ma il destino evidentemente vuole che il venti agosto sia il giorno giusto per farselo togliere.
Asia aspetta pazientemente la sua lettera di dimissione; la mamma è sorridente.
Chi telefona per un consiglio, chi telefona per un appuntamento, chi telefona per lamentarsi.
Finalmente telefona un papà. Al mattino abbiamo visto suo figlio che ha una broncopolmonite e vorrebbe avere notizie. Ma non siamo stati esaustivi e chiari? Mi dispiace, se vuole le spiego daccapo. Non è quello il problema.
L’uomo che era con la mamma, anzi che sta con la mamma non è lui; lui è rimasto a lavorare in città, in pagamento che si sta separando.
Oddìo, spieghiamo tutto di nuovo, ma il problema è un altro: la mamma l’ha trascurato quel figlio e se l’avesse portato prima non si sarebbe ammalato e adesso lui non potrà portarselo al mare perché gli abbiamo dato un antibiotico e un suo amico medico gli ha detto che con l’antibiotico il bambino non può prendere il sole e allora lui si trova il bambino ammalato quando avrebbe dovuto portarlo al mare.
Ma scusi, dico, qui saremo pure al lago, ma il sole c’è anche qui! Se prende il sole al lago lo prenderà anche al mare; il suo amico medico non sa che antibiotico gli abbiamo dato…
E’ vero, dottore, dice a questo punto; poi mi racconta altre tre volte che la mamma trascura il figlio e finalmente mette giù la cornetta.
Asia aspetta pazientemente la sua lettera di dimissione; la mamma è sorridente.

20 agosto 2010

Sono un tipo antisociale

Sto invecchiando. E' un'amara riflessione; non è un luogo comune.
Ci sono segni inequivocabili: alcuni colleghi cominciano a darmi del “Lei”; non riesco a star dietro a tutte le innovazioni informatiche; mi cedono il posto sul tram (all’estero; in Italia l’educazione è tramontata inesorabilmente).
Poi comincio a perdere la memoria; mi infastidisce la maleducazione dei maleducati; non sopporto più le motociclette rumorose e vorrei mettere le marmitte manomesse “in quel posto” ai genitori dei quattordicenni.
Detesto le mamme permissive e i padri senza palle.
Non sopporto gli scortesi e gli arroganti al volante, che sfogano sull’accelleratore le frustrazioni e l’impotenza.
Mi offendono l’incomprensione e l’ignoranza, il dogmatismo e la sicumera. Detesto la televisione.
Amo ancora il mio lavoro come il primo giorno e inizio la settimana con entusiasmo e buon umore. Amo le donne.
Sto veramente invecchiando o sono solo un asociale?
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Gravedona; mb 1014 -1020, tempo sereno, temperatura 17.7° C - 24.7° C; umidità 36 - 48%

18 agosto 2010


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Gravedona; mb 1012 -1014, tempo sereno variabile, temperatura 18.4° C - 21.3° C; umidità 45 - 51%

17 agosto 2010


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Gravedona:  Mb 1012 - 1017 con tempo sereno variabile; temperatura minima 17° C, massima 20.4° C; umidità 42.5%.

16 agosto 2010

Chiara e Andrea sulla Via Claudia Augusta

Chiara e Andrea, giovani ed entusiasti, erano passati anche da casa mia, dalla vecchia casa di Morbegno, qualche anno fa.
Ogni tanto tornavano sul blog per seguire qualche mio viaggio in bicicletta o qualche avventura di navigazione sul “Lusitania”, magari pregustando un tragicomico naufragio fra Breva e Tivano o fra Pescallo e Bellagio.
Qualche settimana fa Chiara mi aveva avvisato su Facebook che sarebbero partiti per un viaggio in bicicletta lungo la Via Claudia Augusta.
Poi mi ero tolto finalmente e sempre troppo tardi da Facebook e non ci avevo più pensato.
Quale sorpresa, e quanto piacevole sorpresa è stato scoprire il loro blog di viaggio "Camminfacendo" che racconta la preparazione, l’aspettativa, gli stati d’animo prima della partenza, durante il viaggio di avvicinamento, le emozioni durante il viaggio e la soddisfazione mista alla malinconia dell’arrivo.
Mi spiace di non averli seguiti dall’inizio di questo entusiasmante viaggio dal Danubio alle rive dell’Adriatico.
Ma avrei chiuso ogni messaggio con un’esclamazione di invidia.
Oggi sono arrivati a Venezia; sono tornati a casa. Vedremo come continuerà il blog.
Per intanto complimenti conditi, naturalmente, con molta invidia.

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Gravedona - h 22.30; pressione 1016 mb stabile dopo una giornata con tempo variabile; temperatura 16 °C; umidità 45%.

15 agosto 2010

Ferragosto a Gravedona





Ore 20.30; pressione 1017 mb in aumento dopo una giornata di pioggia; temperatura 16.5 °C; umidità 51%.
Domani sarà una bella giornata.

Ferragosto 2010 in Pediatria

Medici e infermiere della Pediatria di Gravedona cosa'avranno da essere così contenti a ferragosto?



Sem tucc fieui de questa scalinada
che urmai cugnùsum
basèl per basèl

09 agosto 2010

Alberto Davanzo ha scritto "Compagni a quadrivio Zappata"

Un libro scritto nell’italiano smagliante e nitido di chi ha studiato. E di chi ha iniziato a studiare anche prima del ’68, prima della bufera che ha travolto scuola e società abbattendo miti stantii preconfezionati e catacombe di nozionismo.
Con questo italiano un po’ ricercato e un po’ desueto Alberto Davanzo dipinge e a volte addirittura scolpisce la Torino e l’Italia degli anni ’60 e quelli del successivo decennio.
La storia è credibile, è plausibile e, in fondo, sicuramente credo, un po’ autobiografica.
Sono anni che ho attraversato a mia volta, spesso condividendo, spesso criticando nuovi miti e idee, senza perdere di vista le mie radici.
Il viaggio nell’Italia di quegli anni, i luoghi e le atmosfere sono quelli in cui ho studiato e attraversato l’università, i suoi riti, i suoi ideali poi in parte traditi.
I miei viaggi interminabili in treno mi portavano a fare conoscenza con occasionali compagni, a volte anche compagne di viaggio.
I compagni, quelli che seguivano ideali che garrivano come bandiere, quelli che sono partiti per la Romania o per la lotta armata, li ho sempre e solo considerati compagni di viaggio e non mi è accaduto di rincontrarli al quadrivio di Rogoredo, dove spesso il mio treno si arenava prima di entrare a Milano Centrale.
E poi non sono mai stato un “compagno”; sono sempre stato allergico a dogmi e liturgìe che sventolassero bandiere di ogni colore.
Quello che non ho trovato nel libro, e forse non dovevo cercare, è stato il bilancio critico quest’epoca che ha abbattuto dei miti ma che non li ha più, o forse non ancora, sostituiti.
Gli anni sessanta, o meglio, i miei sessant’anni, sono occasione di bilanci, e non li trovo molto positivi.
Non parlo del mio bilancio personale, che sino ad oggi e per me è attivo, anzi ho raggiunto una posizione che non merito senza aiuti esterni, credendo solo ciecamente nei miei modesti ideali.
Ma il bilancio della nostra generazione, questo no, non è attivo.
Cosa è rimasto delle vostre e nostre lotte? Questo mondo che rifiuta i flussi migratori, che teme i diversi e si fa beffe del senso di cittadinanza, è quello che volevamo?
E avrei altre riflessioni amare.

04 agosto 2010

Francesco Guccini

Una delle mie pazienti più simpatiche, la piccola Maddy, mi ha regalato l’ultimo libro di Guccini.
Certamente l’ha scelto la sua mamma, che con questa scelta ha dimostrato una rara sensibilità e, sapendo che ogni tanto legge queste righe, la ringrazio con il cuore.
Francesco Guccini è un amico che ho visto anche da vicino e che periodicamente ritorna a consolarmi della solitudine.
Il 14 giugno, data dolorosamente infausta per me, Francesco ha compiuto settant’anni. Avrei voluto scrivere qualcosa, ma di luoghi comuni si sono riempiti i blog quel giorno.
germano010e
Forse non sempre l’ho seguito e avevo perso qualche sua canzone, così come ho perso qualche suo libro, ma non sempre sono stato solo, oppure non sempre ho sofferto della solitudine ovvero non sempre mi sono sentito solo.
Rivedendo, forse ristudiando tutto quello che Francesco ha scritto e cantato, comincio a capire che la solitudine è la nostra vera compagna di viaggio.
A volte un amore, una “storia normale” ci allontana per un po’ dalla solitudine, ma la domanda sorge spontanea: quante volte ci si può innamorare?
E forse è vero che quasi sempre “il peccato fu creder speciale una storia normale” come risuona in uno dei suoi capolavori: Farewell.
E alla fine io credo che Farewell fosse il nome di una donna, o forse lo sia veramente, o lo sia stato.
Ma alla fine della strada ripenso a Paolo Coelho che arriva a scrivere «Tutto l'universo cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni.»
E forse è bene prendere la decisione di stare bene solo con i propri sogni; non costa molto, ma ci vogliono tanti anni per capirlo.

03 agosto 2010

E-Book

Per il mio compleanno ultimo, l’ultimo prima degli “anta” che consacrano definitivamente alla terza età, Valentina e Veronica, con i rispettivi “ziti” mi hanno regalato il lettore di e-book.
Lo so, per gente della mia generazione e anche per qualcuna seguente, il fruscìo delle pagine di un libro nuovo sfogliato in libreria sarà ancora per qualche anno insostituibile.
E anche lo sfogliare le pagine lisciate dall’uso di un libro di una biblioteca è un’emozione irripetibile.
Ma non gridiamo troppo allo scandalo degli e-book, in fondo i quotidiani del secolo scorso sono già quasi tutti microfilmati in quasi tutte le biblioteche.
E allora tanto vale iniziare a leggere sul lettore e-book. Dopo qualche momento di disagio l’avventura è divertente.
L’idea di disporre di qualche centinaio di libri in un unico aggeggio vagamente imparentato con un videogioco diventa entusiasmante.
E non facciamo nulla di nuovo di quello che abbiamo fatto con la musica quasi senza accorgercene; chi gira con qualche decina di ore di musica con il lettore MP3 nel taschino non è mai stato sentito rimpiangere un giradischi a 33 giri.
Per ora il guaio è che i pochi e-book facilmente recuperabili in italiano sono per lo più opere classiche, e fra queste la più parte piuttosto pallose.
Ma non disperiamo, Internet Book Shop ha già aperto una sezione dedicata all’e-book e su Book RepublicStore ci sono già dei titoli interessanti.
Fra le case editrici italiana "Il Maestrale" ha già disponibili buona parte dei libri di Salvatore Niffoi in formato digitale.
Amazon, negli USA, sostiene di vendere più libri su supporto digitale che non cartaceo.
La televisione e la ghigliottina impediscono alla gente di pensare con la propria testa. L’e-book no.