24 aprile 2011

Buona Pasqua

Pasqua di Resurrezione – Tanto per cambiare rimango in ospedale; i medici specializzandi si sono lamentati di lavorare troppo e di doversi assumere troppe responsabilità.
Sono medici abilitati alla professione, ma solo quando è comodo al ministero, altrimenti non possono firmare autonomamente alcunché.
Quindi rimango in reparto a seguire i medici specializzandi e il logorìo del Pronto Soccorso pediatrico.
Febbri, tossi, qualche bronchite, molta ansia, qualche ferita da suturare, cadute in bicicletta. Domani, a Pasquetta, arriveranno le crisi d’acetone, i vomiti e tutto quello che oggi ci si tiene in casa per non guastare la festività.
L’ambulanza scarica una frattura di femore, ma la monotonìa viene interrotta bruscamente da una mamma non proprio giovanissima.
La piccola Sara, che viene da Busto Arsizio, ha il raffreddore e sta aspettando da quaranta minuti. La piccola Sara ha quattro anni ed è un bel demonio, sale e scende dalla casetta in sala giochi, si ingozza di banane e ha una sorella di cinque anni che aspetta, da quaranta minuti ovviamente, nel parcheggio, assieme al papà.
E’ molto verosimile, se buon sangue non mente, che la sorellina stia divorando la tappezzeria dell’Audi ma forse l’incertezza della paternità salverà l’auto di famiglia.
Comunque la signora è spazientita: aspetta da quaranta minuti e ferma ogni infermiera che passa e anche un’ostetrica, per rivendicare il suo diritto alla salute.
Inoltre è arrivata cinque minuti prima di un maschietto con il febbrone a quaranta e il medico di guardia lo ha fatto passare davanti borbottando “triage”…
Il primario, bloccato a sua volta in corridoio si intenerisce e decide di visitarla nell’ambulatorio di ecografia.
La piccola Sara entra, in braccio alla sua mamma, con la bocca piena di banana matura; viene spogliata, pesata e visitata, ovviamente dal primario in quanto gli altri stanno giustamente lavorando.
La piccola Sara non ha un cazzo (e infatti è femmina), ma la mamma riferisce che due anni avanti aveva avuto una crisi di broncospasmo ed ora, ogni volta che ha il raffreddore, la mamma si preoccupa tanto tanto.
La piccola Sara, appena rivestita, stacca a pedate un gradino della scaletta che servirebbe per salire sul lettino di visita mentre la mamma la redarguisce dolcemente.
Il medico assicura la mamma che non serve alcuna terapia e la signora sospira contenta: “E’ proprio quello che volevo sentirmi dire”.
Poi escono dalla sala visite, la mamma camminando regalmente, la figlia saltellando felice.
Buona Pasqua di Resurrezione!  

PS: il nome e l’origine del demonio sono di fantasia; chiediamo pubblicamente scusa a tutte le bambine che si chiamano Sara e agli abitanti di Busto Arsizio.


20 aprile 2011

Quasi come Adumas


E de ogni mia dona se regòrdi el surìis
anca se cun nissöena sun rüvaa ai benììs
tanti donn che in sacòcia gh’eren scià el paradis
insèma al rusètt hann lassa i cicatriis… 


E di ogni (mia) donna mi ricordo il sorriso;
[...]
ma tante donne che avrebbero avuto in tasca il paradiso
insieme al rossetto mi hanno lasciato solo cicatrici.

16 aprile 2011

Diluvio a Misterbianco

Ormai mi sono rassegnato alla pioggia in Sicilia. Fino a qualche mese fa tenevo sul desktop l’icona meteo di Catania, tanto per soffrire un po’ del confronto.
Dopo le ultime tre “discese” non mi formalizzo più.
Ieri c’è stata la prima sessione del convegno nazionale del gruppo di Studio di Ecografia Pediatrica della Società Italiana di Pediatria.
C’erano poche persone, veramente poche. Dopo le prime due relazioni ho iniziato a capire perché.
Da dieci anni le stesse facce, l’unico valore aggiunto i capelli; qualcuno li ha persi, qualcuno ha cambiato colore.
Sempre le stesse relazioni, tese a nascondere al popolo le novità e a mostrare quanto sono bravi a fare le cose che hanno sempre fatto e che si trovano ormai su tutti i sacri testi in inglese… di cinque anni fa.
In serata c’era l’ultima sessione, presieduta da Raffaele e sono rimasto fino all’ultimo: infatti era una sessione clinica ed è stata l’unica interessante.
Alla sera, come atteso, l’invito a Misterbianco, a casa del “mitico” Arturo, quello del birrificio. Non che la signora Licia e il piccolo Teobaldo siano meno mitici (per Teo sono già lo zio Palolo...), ma il cuoco era lui.
Pertanto, visto che a Grosseto si era finiti in un birrificio con cucina tedesca, cosa di meglio di cucina giapponese alle falde dell’Etna? Poi la zuppa di cozze alla norvegese, retaggio delle loro ultime vacanze a Oslo, una classica e delicata pasta con l’astice poi finalmente cucina sicula: insalata di arance e finocchio, arance al Triple Sec e liquori dell'isola, rigorosamente fatti in casa.
Limoncello e cedro molto profumati e infine il diluvio.
Pare che la strada da Misterbianco a Catania sia in discesa e quindi, complici tombini saltati e altre amenità, la piccola caposala Sara mi ha riportato in città discendendo un torrente.
Ah, le mie nuove scarpe scamosciate per il convegno degli ecografisti!
Questa mattina ultime battute del convegno, poi di corsa al Vittorio per le ultime ecografie e tutti i referti delle sedute.
Panino con bistecca di cavallo e verdure grigliate in una “putìa” dove ormai mi conoscono e di nuovo a refertare fino a sera.
Ora a Fontanarossa aspetto l’ultimo volo per Linate; speriamo che non ci siano ritardi, domani alle 8 devo essere in reparto.   

15 aprile 2011

Scansioni a Catania

Terza tornata di ecografia a Catania nel 2011; con l’occasione seguita da una  cena di reparto della Pediatria del “Vittorio” e che precederà il Convegno del Gruppo di Studio di Ecografia Pediatrica della Società Italiana di Pediatria.
Viaggio da Linate su un povero MD80 dell’Alitalia, che ha passato la trentina, spelacchiato e scolorito.
Nebbia e nuvole sotto di noi salvo sopra le Eolie, ma già dopo Milazzo, iniziata la discesa, le nuvole ci inghiottono.
Giornata trascorsa chiuso all’interno dell’ambulatorio di ecografia mentre fuori il tempo migliora, ma basta concludere la seduta per chiamare la pioggia.  
Un amico e collega di Messina, alle mie rimostranze sul clima dell’Isola, ha risposto che il maltempo lo riservano agli ospiti del nord per non farli sentire a disagio.
Finiamo la serata al ristorante; avrò una ventina di ecografie da refertare domani.

09 aprile 2011

Retraining PBLSD all'Ospedale di Gravedona


Retraining interno con le nuove linee-guida sulla rianimazione cardio-polmonare di base in pediatria.
Retraining un po’ arruffato, sia per le slides poco entusiasmanti che ha distribuito la Simeup, sia per il tempo splendido e il lago smeraldino che ci hanno distratto per tutta la mattina.
In ogni caso è trascorsa qualche ora lontana dal reparto, dal pronto soccorso e dalla catena di montaggio; poi a metà pomeriggio l’ecografo ha chiamato, tirannico.

05 aprile 2011

Milano!

Milano in treno + bici. Era ormai un ricordo di tempi idilliaci e arcadici.
Tempi scanditi dai primi corsi di rianimazione cardio-polmonare di base iniziati in Lombardia negli ospedali di Milano.
Primo treno da Sondrio nel gelo del mattino attraverso le brume del Lago e le nebbie delle Brianza.
Levatacce brancolando nel buio e nel silenzio per non svegliare chi pensava solo a sé stessa e scivolata silenziosa dai vicoli della città vecchia verso la stazione.
Poi Milano. Prima Niguarda, poi il Policlinico, poi il S. Paolo, poi Melegnano, poi il S. Carlo, poi Magenta, poi fuori nella provincia, verso Monza, Rho, Magenta.
E sempre con la stessa bicicletta, una Kastle rossa, che ora, dopo aver anche disceso due volte gran parte del Danubio, è quasi in pensione con le sue ruote patetiche da 26 pollici.
E oggi c’è stato il revival.
Ora in treno parto da Colico, in riva al lago.
Non devo più prendere né il primo treno, che rigurgita studenti, né il secondo, che traghetta bancari e impiegati inamidati e stereotipate segretarie dallo sguardo vitreo.
E’ stato entusiasmante sciamare verso Niguarda attraverso stradine sconosciute ai più, seguendo il senso dell’orientamento al posto dei sensi unici.
Incrociare i tram e sorridere alla moltitudine strombazzante in coda dentro le scatolette di lamiera appestate da troppe sigarette.
Osservare il popolo dei tram e quello postulante attorno ai semafori. Nessuno importuna un povero ciclista; nessuno gli chiede l’elemosina ai semafori; al massimo lo investono.
Oppure guardano con diffidenza il pedalatore in giacca, cravatta e occhialini che entra a testa alta all’Ospedale Maggiore scansando con sufficienza la sbarra e lo sguardo neghittoso del portiere…

04 aprile 2011

Elogio della semplicità: Ristorante “Da Gigi” a Crandola Valsassina

Da almeno una decina d’anni mi suggerivano una tappa in questo ristorante e finalmente l’occasione si è presentata.
Non l’ho trovato sulla gialla Slow Food, ma alla porta d’ingresso c’è l’adesivo della rossa Michelin, che per me non è un valore aggiunto, anzi.
Ma entrando tutto cambia.
Chi ha arredato la sala ha coniugato spientemente rustico, eleganza e buon gusto.  La cosa che colpisce è l’affabilità e la cortesia delle sorelle che animano la sala.
Una cortesia d’altri tempi, senza mai essere invadente nè ostentata.
La carta propone piatti assolutamente tradizionali e semplici, rivisitati alla ricerca di accoppiamenti di sapore sapienti.
Quindi “scapinasc”, peraltro unico piatto originale della Valsassina, e tagliatelle curatissimi ed equilibrati.
Pochi secondi di carne dalla qualità eccezionale e che denota una scelta sicura delle materie prime.
Dolci tradizionali, rivisitati negli ingredienti per migliorarne l’equilibrio: eccezionale la cassata al cocco e la semplice ma leggerissima bavarese con sciroppo d’acero.
Carta dei vini buona, con scelte sicure.
Purtroppo mi toccava guidare ma ho sbirciato i distillati per scoprire una bella offerta di grappe, liquori fatti in casa e torbati non banali.

Voti: cucina 9/10; cantina 8/10; servizio 10/10 (e lode) - http://www.dagigicrandola.it/ita/default.aspx

02 aprile 2011

Quanti Santi per Milano

Per la seconda volta quest’anno mi tocca scendere a Milano durante uno sciopero dei mezzi pubblici.
In realtà i mezzi pubblici vanno benone, i treni sono solo “un po’” sudici e i tram “un po’” vecchi: lo sciopero è quello di coloro che una volta si chiamavano “auto-ferro-tranvieri”.
Naturalmente lo sciopero è di venerdì in modo da regalare a qualcuno un wek-end lungo e a qualcun altro un week-end disagevole e ancora più pericoloso.
Però ci consola il proclama che lo sciopero lo fanno “anche” per noi e di questo non vi è alcun dubbio; anzi ringraziamo commossi.
E quindi parto per tempo; fortunatamente devo arrivare solo al San Carlo, di fronte a San Siro. Un altro santo, probabilmente San Cristoforo, mi fa trovare la strada Regina libera e ci scappa un piatto unico al Birrificio di Como con assaggio della nuova birra scura fumè.
La cameriera è insolitamente gentile e chiacchierina, e mi da del “Lei” , segni inequivocabili della mia altrettanto inequivocabile vetustà ma anche dell’esistenza di isole di buona educazione anche fra le generazioni emergenti.
Per fortuna chi aveva a suo tempo deciso la costruzione dell’ospedale San Carlo l’ha fatto ben decentrato per cui, alla faccia degli auto-ferro-tranvieri, arrivo in orario.
Non ci sono partite di calcio quindi anche il parcheggio non è un problema nonostante San Siro incomba.
La riunione, sulle nuove linee guida del PBLSD, è dominata dal savoir faire e dalla fretta di partire per il week end.
Lo sciopero ha demoralizzato i Lombardi periferici e c’è solo la gente di Milano, Magenta e Melegnano. Dal nord ci sono solo io e dall’ovest il biondo e rampante Francesco da Varese nonchè l’inossidabile, venusta e dinamica primaria di Busto Arsizio.
Il tempo rimane primaverile e torno verso il Lago con il tetto della vecchia cabrio aperto.
Naturalmente sulla tangenziale c’è un casino d’inferno e allo svincolo di Arese due giovani automobilisti, sotto lo sguardo divertito delle amichette, si scambiano quattro sberle per una precedenza mentre la colonna attende immobile sotto il sole al tramonto di sciamare verso la Milano-Laghi.
Le isole di buona educazione sono al largo dei mari del sud.