21 febbraio 2018

Dichiarazione di voto di un pediatra



Mancano meno di due settimane al voto.
Le scelte sono ridotte a 3: uno sprovveduto, un comico e un ladro.
Le altre scelte sono per nostalgici fuori tempo massimo, pericolosi, ignoranti e arroganti, a sinistra e a destra.
Qualcuno, pochi ma buoni, si attendeva da me una dichiarazione di voto: eccola.
Nessuno dei tre che si divideranno la torta ha dato il giusto peso a quanto sta accadendo ogni giorno attorno a noi.
Ogni giorno incontro famiglie, è il mio lavoro di pediatra e di professionista che viaggia molto.
Lontani dalle immagini del Mulino Bianco, le famiglie che incontro sono composte da genitori isterici o frustrati, oppure incazzati.
Lasciano i figli allo stato brado, in piena libertà di fare ogni cosa e disturbando chiunque si trovi nel raggio di una decina di metri.
Gridano, schiamazzano, girano per i tavoli del ristorante, vogliono sedersi sugli autobus al posto degli anziani e non vogliono stare al loro posto sugli aerei al decollo.
A Istanbul ogni volta che salgo sulla metropolitana c’è qualcuno che si alza e mi cede il posto; nessuna donna incinta rimane in piedi e nessun bambino si sogna di sedersi senza il permesso dei genitori.
Chi viaggi quotidianamente sulla Metro di Milano oggi sa che qui avviene ESATTAMENTE l’opposto.
Quando ricovero un bambino in Pediatria vengono spesso messe in discussione ogni terapia e ogni esame, come se ci facesse comodo lavorare male e approssimativamente. Ho anche ricevuto minacce personali, intimidazioni e denunce. Ma a quale medico converrebbe sbagliare diagnosi e terapia?
Quando sottolineo gli errori educativi i genitori rispondono: ha ragione, dottore (e si sente la minuscola) ma poi ci penserà la scuola.
E cosi la scuola, non più Scuola, dovrebbe occuparsi dell’educazione dei maleducati, mentre il suo ruolo sarebbe quello dell’insegnamento agli ignoranti.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: insegnanti demotivati, insultati e spesso percossi; presto toccherà a anche a noi pediatri, perché no?
Ebbene: nessuno nei suoi programmi elettorali ha speso una parola su questi problemi, preferendo parlare genericamente dei “migranti”, dimenticando che i “migranti” per ora educano i bambini mediamente meglio di noi.
Nei nostri paesi ci si occupa attivamente dell’educazione dei cani e in effetti i nostri amici a quattro zampe vengono accuditi, educati ed allevati con maggiore successo.
Mediamente il numero di insegnati aggrediti è superiore alle quello delle persone aggredite dai cani.
Poi c’è il problema delle vaccinazioni. Nessuno ha detto senza “se” e senza “ma” che le vaccinazioni sono indispensabili e utili.
Ci si trincera vagamente dietro l’ignoranza e l’approssimazione parlando vagamente dell’autismo.
In realtà la copertura vaccinale per il morbillo è diminuita per ignoranza e incoscienza mentre i casi di autismo sono aumentati vertiginosamente.
Probabilmente sarà colpa delle scie chimiche e dell’inquinamento elettromagnetico da uso compulsivo di smartphone.
Allora che ci rimane: votare sprovveduti, disonesti, illusi, comici o nostalgici fuori tempo massimo?
Giampaolo Pansa, un tempo a sinistra, ora forse a destra (ma non importa, all'intelligenza si deve rispetto), ha intitolato il suo ultimo libro: "L’Italia non c’è più".
Come dargli torto?