30 giugno 2011

L'altra metà del cielo


Il lago si stende nero giù fino a Bellagio.
Luci scintillano in questa notte senza luna su rive placate dalla notte.
Stelle tracciano costellazioni estive e improbabili.
Luci di aerei silenziosi lampeggiano e scivolano a est, salgono a nord.
La notte copre quest’acqua dolce, quest’acqua sporca.
Ci sarà l’altra metà del cielo?


27 giugno 2011

Emanuele

Dal ritorno da Istanbul si sono succeduti giorni convulsi ma non del tutto spiacevoli.
Etna serale all'arrivo a Catania
Giornate piene di ecografia con qualche punta di arrabbiatura, ad esempio con una mamma inferocita che pretendeva una risonanza magnetica per confermare una diagnosi di ernia inguinale, poi via verso Catania.
Il mio grande amico Raffaele, che vive  e prospera alle pendici dell’Etna, è convinto che io debba stare un po’ a dieta.
Non ha tutti i torti, però costringermi a un’intera giornata di ecografie con un caffè e una sfogliatina salata non è una buona idea.
Fortunatamente il Mitico Arturo e la fedele caposala Sara hanno pensato di rimediare portandomi a cena a “Il Sale” un locale del centro storico dove mi ero già avvicinato a sbirciare dai vetri, senza entrare perché non è un locale da frequentare quando si soffre di solitudine, specie se interiore.
Il giorno dopo, completate le ultime ecografie al piccolo trotto, mi sono permesso qualche digressione sullo “street food” come la cipollata.
Emanuele
Il ritorno è stato un po’ angustiato dall’imbarco caotico e dalla presenza in aereo di una decina di bambini scatenati.
A me, decisamente abituato, le grida e i pianti passavano da un orecchio all’altro e ho proseguito la lettura del mio poliziesco, ma non è stato così per alcuni altri passeggeri che si sono giustamente risentiti.  
Non voglio immaginare l’adolescenza di queste piccole belve, lasciate allo stato brado come di solito si lasciano solo le capre sulle nostre montagne, ma spero che l’aggressività si ritorca su questi genitori imbecilli e impotenti.
Finalmente il giorno dopo, ristorato da troppo poche ore di sonno, mi aspettava la mattinata di presentazione di casi clinici con i Pediatri di Famiglia e con i Colleghi dell’Ospedale di Como Valduce.
Sagra di S. Giovanni - Isola Comacina
Pomeriggio piacevolissimo per la visita di Nico, lo specializzando del cuore, con il quale faremo forse un bel lavoro per un congresso vicino.
Poi finalmente ho conosciuto Emanuele, l’ultimo dei miei nipoti siciliani, figlio di Domenico e dell’indimenticabile “Dottora dei Pacchi” che ora è persa nella brianzola brughiera di Vimercate. 
A dire il vero mi dicono che Agata si sia ingelosita per la mia fotografia con Emanuele (vedi facebook), ma almeno ha iniziato la lallazione; vorrà dire che con la gelosia per il prossimo nipote inizierà a mettere qualche dente.
Il sabato si è concluso a casa di due amici, Davide e Rossella, con i fuochi della Sagra di S. Giovanni a Ossuccio, di fronte all’isola Comacina.
Dopo mezzanotte la macchina mi ha portato a casa da sola, forse conosce la strada del Lago.

24 giugno 2011

Catania forever

Solito appuntamento, solito viaggio, soliti pasticci con Air One, soliti problemi con il web check-in, ma due giorni a Catania sono sempre impagabili.
Nell’insieme la percentuale di persone simpatiche a Catania è una delle più alte del mondo conosciuto sinora, con le dovute eccezioni.
Questa sera si riparte; le ecografie cominciano ad essere tante.

19 giugno 2011

Istanbul 4

Istanbul addio...
Scrivo questo post dopo il ritorno e la ripresa del lavoro.
Non è triste: ho avuto la fortuna di poter fare (quasi) sempre un lavoro che mi piacesse e così anche il ritorno dai viaggi è piacevole e sereno.
Mosaico bizantino ad Agia Sofia
Nonostante mi sia sempre adattato a tutte le cucine dei Paesi che ho visitato per due giorni ho preteso spaghetti con il pomodoro, facendo anche un po’ inorridire “la” Lorena dello Sporting che voleva ammannirmi una pasta al forno speciale fatta dalla sciura Daria.
Però alcune cose mi mancano.
Al bazar delle spezie
Mi mancano i marinai che offrono il the sui battelli del Bosforo; mi mancano le grida del mercato del pesce; mi mancano gli odori del bazar; mi manca la buona educazione dei ragazzi che mi cedono il posto in metropolitana; mi mancano i bambini che vendono acqua minerale ad ogni angolo; mi manca la pulizia dei mezzi pubblici; mi manca il senso di non riuscire a percepire l’immensità di questa città nella sua estensione e nella sua storia.
Istrevit: street food
Istanbul è diventata uno dei posti privilegiati della mia memoria di viaggiatore, come Amburgo, San Francisco, Venezia e Cuxhaven.
Credo di aver capito che tornerò ad Istanbul, sperando che non cambi troppo in fretta.

14 giugno 2011

Istanbul 3

I due ponti del Corno d'oro visti dalla Torre di Galata


Il Congresso è simpatico e interessante, ma non può bastare; oltretutto non si parla neppure di ecografia. E così decido di evitare il buffet plastificato e mi butto nella stazione della metropolitana.
E’ una scelta un po’ obbligata, visto che pioviggina.
Prima di tutto mi concedo l’antipasto: una ciambella al sesamo in uno dei carretti che stazionano intorno all’ingresso della metropolitana.
Poi scendo in una metropolitana pulitissima e lucente sino al ponte di Galata.
Colazione con un pane al sesamo
La torre di Galata occhieggia in alto e per raggiungerla mi infilo in un dedalo di stradine con negozi che vendono materiale elettrico.
Le vetrine più povere espongono lampadine microscopiche, vecchi tester, canestri di spine faston, interruttori a pallina.
Giusto a fianco, da vetrine luminosissime, la tecnologia led esplode sui passanti .
In qualche modo raggiungo la torre di Galata, costruita nel 1348 e simbolo dell’insediamento genovese in questa città.
Pesce freschissimo
Mentre aspetto l’ascensore (tariffa europea, € 5.5) finisco fra due giovanissime coppie di Italiani che si lamentano: da tre giorni a Istanbul non hanno ancora visto nulla di “figherrimo”.
Mi nascondo abilmente in un inglese miagolato e salgo.
Il panorama è entusiasmante; peccato ci sia un po’ di foschia, ma chiameremo in aiuto l’hdr.
Scendo a precipizio, il tempo vola, e mi infilo in un mercatino del pesce giusto a destra del ponte di Galata.
Le grida dei venditori si mischiano a improvvisi scrosci dell’acqua fredda che viene incessantemente gettata sul pescato.
Fra una bancarella e l’altra ogni tanto si apre un grosso banco su cui il pesce viene fritto, offerto in cartoccio, infilato in un panino, o servito su traballanti tavoli di legno.
Disdegno i ristoranti griffati sotto il ponte e tento la sorte; scelgo un piatto di “Istrevit”, uno ovviamente vale l’altro.
E’ infatti una specie di pesce azzurro, profumatissimo, fritto sapientemente e servito con cipolla cruda e rucola.
Con meno dell’equivalente di cinque euro faccio la pace con la cucina turca.
La Torre della Ragazza, fra Asia ed Europa

13 giugno 2011

Istanbul 2

...molto bello, ma immenso e intenso...



Prima giornata del 30° congresso dell'European Academy of Allergy and Clinical Immunology; molto bello, ma immenso e intenso.
Nonostante il tempo non sia dei migliori buona parte dei colleghi italiani preferisce la visita della città.
Lo facevo spesso a mia volta prima di avere le vertigini per la mia ignoranza e così mi avvio al convegno.
Non sta riposando, sta provando un nuovo device per l'asma: l' Airsonett!
Il mondo è piccolo e, sebbene sapessi della sua partecipazione, non credevo che la prima persona incontrata in aula magna fosse proprio Nino.
Con il famoso allergologo di Chiavenna passiamo anche qualche ora di chiacchiere e scoperta degli stands, infatti perdiamo il lunch.
A dire il vero, visto come si mangia in Turchia, non è una gran perdita.
Provo ad avventurarmi in un fast-food indigeno, una specie di McKebab e infatti il risultato non si smentisce, ma ho sempre i miei inibitori di pompa protonica nel trolley.
Incontro sul Bosforo
Pomeriggio a lottare contro la crisi narcolettica post-prandiale e a cercare di capire qualche relatore troppo entusiasta del suo americano di Baltimora.
Serata al ristorante Capsic o qualcosa di simile. Gli stessi antipasti gustati a Rodi, ma qui sono freddi e aciduli. Finalmente un agnello con riso, mele, peperoni e carote.
Riattraverso a piedi un pezzo di città scoprendo che la movida è una della istituzioni più globalizzanti.
Beh, almeno il GP del Canada l’ha vinto la McLaren di Jenson Button…

12 giugno 2011

Istanbul 1



Malpensa; si parte!
Sconsolato dalle traversìe della Visa mi avvio, naturalmente in ritardo, verso Malpensa.
Il buongiorno si vede, evidentemente, dal mattino. Nella galleria che unisce Dongo a Cremia mi trovo davanti un triciclo Ape che viaggia a 40 chilometri all’ora.
Aspetto pazientemente e poi, sul lungo rettilineo della galleria, sorpasso. Nel momento in cui rientro esplodono nel retrovisore i lampeggianti dei Carabinieri mentre la sirena a due toni mi invita ad accostare.
Chioggia, Venezia e la laguna veneta
Ma capperi! Con tutti i frontalieri infolermati che corrono, pancia a terra, a tutte le ore antelucane ogni giorno che Dio manda sulla terra… vengono a prendere me che sorpasso un' Ape?
Per fortuna i Carabinieri si impietosiscono e mi lasciano ripartire. A sessant’anni un bel pistolotto da un trentenne sulla prudenza al volante era quello che mi mancava.
Fra scrosci di pioggia, code in autostrada, centinaia di Tedeschi , Svizzeri e Olandesi che sciamano dal Gottardo sulla Milano-Laghi, arrivo a Malpensa con un ritardo di “solo” mezz’ora rispetto a quanto mi aspettassi.
Da Legnano a Gallarate la hostess dell’agenzia mi cerca un paio di volte sul cellulare per sapere la mia posizione.
Finalmente passo i varchi mezz’ora prima dell’imbarco sul fiammante Boeing 737 800 della Turkish Air Lines, che poi in turco suona Turk Hava Yollari.
Istanbul - Ponte sul Bosforo
Volo perfetto, ci viene offerto pure un pranzo, come ai vecchi tempi, con birra o vino turchi, mentre sorvoliamo Venezia e Chioggia, poi le nuvole si chiudono sull’Adriatico, ci fanno intravvedere qualche isola croata,  per riaprirsi con raro tempismo sul Bosforo.
L’aeroporto Ataturk di Istambul è veramente, passatemi il luogo comune, la porta d’Oriente.
Mai come in questo momento percepisco il passaggio fa due culture. Le hostess eleganti e truccate incrociano incuranti e impassibili donne velate dal burka.
Arriviamo in hotel abbastanza provati mentre il sole scende sul Corno d’oro.

Non so da dove cominciare

Milano, Bastioni di Porta Volta, Ristorante “Gente di mare”.
E’ appena finito il Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria. Come consueto da qualche mese, quando c’è in giro il clan dei Catanesi ceco di incontrarli e anche questa volta è andata così.
Vinco una scommessa: mi ero ripromesso di invitare a pranzo gli amici a Milano a mangiare pesce come a Catania.
Soddisfatto mi avvio a pagare il conto per scoprire che ho esaurito la disponibilità mensile sulla carta di credito. Com’è possibile? Mi sembra di aver fatto solo il pieno di benzina…
Risolvo in qualche modo il conto, l’imbarazzo, il disagio e l’attesa con un po’ di contante, non ne ho mai in tasca, ma questa volta è andata bene, e mi avvio verso Linate sconsolato.
La mia auto è a due posti, notoriamente. Raffaele cede il posto all’affascinante Eleonora, neuropsichiatra al “Vittorio”.
Porta Venezia, Corso Buenos Aires, Via Plinio, un rapido colpo d’occhio a fotografare la metropoli e poi via lungo Viale Forlanini sempre pensando alla maledetta carta di credito e alle mie mani bucate.
Poi a casa mi attacco al computer e comincio a spulciare fra i movimenti e giunge l'illuminazione: kazzo me l’hanno clonata!!!
Per forza avevo esaurito la disponibilità mensile: un pirla informatico me l’ha svuotata scommettendo su Bwin a Roma e comprandosi  ciarpame.
E io dovrei partire domani, cioè oggi, per Istanbul! E io dovrei acquistarmi il biglietto per la prossima tornata di ecografie a Catania!
Sconsolato inizio il nuovo giorno nella caserma di Carabinieri di Gravedona augurando al pirla informatico il seminoma maligno.

10 giugno 2011

Milano!



Milano, Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria 2011.
Simeup Nazionale e Lombarda per
l'esercitazione sull'arresto cardiaco
Il padiglione è quello di MilanoFiere con ingresso in Via Gattamelata. Dopo le scale mobili si apre lo spazio espositivo con la fuga degli stand verso l’orizzonte. Rigorosamente allineati su tre file parallele, gli stand propongono tutto quanto di pediatrico si possa immaginare.
Andiamo dal’acqua super-oligo-minerale ai latti speciali per ogni turba del metabolismo e dell’alimentazione.
Case editrici e produttori di probiotici sono costretti a convivere per tre/quattro giorni gomito a gomito subendo o respirando la vicinanza di concorrenti che i budget, il caso o la necessità hanno distribuito con sapienza.
Le corsie delimitate dagli stand offrono spazi e vie di fuga diplomatiche per le trame di corridoio incessanti, per gli incontri “casuali” e per altrettanto sapienti scantonamenti .
Collaboratori, rappresentanti, agenti e capi-area tengono bordone alle fughe estemporanee, alle spalle casualmente voltate, ai saluti troppo cordiali.
Abbracci e baci, talora di Giuda, distinguono i cordiali pediatri meridionali dai compassati settentrionali che si scambiano sudate strette di mano sfuggendo abilmente gli sguardi.
Il presidente della Simeup Lombardia
intrattiene il clan dei Catanesi
Le hostess in tailleur, con gonna sapientemente sbarazzina,  e giacca a castigare le forme, sorridono affabili, col sorriso stereotipato  della segretaria in carriera a ore, aspettando la discoteca liberatoria del sabato sera.
I relatori sono scelti oculatamente fra quanti sono stati eletti o godono del privilegio che li assimila ai grandi elettori.  A volte un nome dimenticato emerge a fior di labbra e ci si affretta a inventargli uno spazio, una relazione, uno sostituzione di diplomatica moderazione.
Ma la Pediatria dov’è?
Rimane, rimane, nelle relazioni di chi non ricicla, nelle discussioni di chi non abbocca, nella speranza di quelli che credono, nell’impegno di chi non ha bisogno di apparire.

06 giugno 2011

E laghela boi, Maria...


Le persone sono state create per essere amate.. mentre le cose sono state create per essere utilizzate..!
Il motivo per cui il mondo è nel caos.. è perché le cose sono amate e le persone sono utilizzate..!!! 
(Anonimo)  

04 giugno 2011

La sindrome del pianerottolo


Sul pianerottolo di un bel palazzotto residenziale di una città del nord si aprono cinque porte.
Una è quella dell’ascensore e cigola.
Agata e il nonno
Dalle altre quattro si affacciano periodicamente, e qualche volta si incontrano, quattro mamme con in braccio quattro pargoletti urlanti, di un’età compresa fra 12 e 20 mesi, età della scoperta del self e del not-self, non solo immunologica.
La prima si lamenta – Che peste! E pensare che ha iniziato a parlare a sette mesi!
La seconda le fa eco – Che pestifera! E pensare che ha iniziato a camminare a sei mesi!
La terza si sente un po’ depressa, ma finge – Che lattante terribile! E pensare che mangiava polenta e capriolo in salmì a cinque mesi! D’altronde il pediatra della mutua me l’aveva sconsigliato ma non risponde mai al telefono, in pediatria all’ospedale mi hanno detto di andare affà…, ma il pediatra privato mi ha detto che facevo bene, però di dargli anche i fermenti!
La quarta è molto fiera – Sì, è un po’ capriccioso, però a tre mesi toccava le tette dell’infermiera del pediatra con la mano sinistra (e con la destra?)
Morale:  ma che fretta c’è? Poi ci si lamenta se vogliono andare in discoteca a 13 anni…

02 giugno 2011

Taverna di Marathounda sull'isola di Symi nel Dodecaneso



La taverna di Marathounda
Marathounda è un pugno di case perso su una spiaggia ciottolosa sulla costa meridionale di Symi, la più orientale delle isole del Dodecaneso.
Se ci si arriva fuori stagione e con il tempo cattivo c’è il rischio di non vedere questa piccola trattoria che è l’ultima delle case, la più lontana dalla strada, vicino alla chiesetta ortodossa.
Un'orata e un pagello freschissimi
La signora che ci accoglie è gentilissima e si scusa dei lavori di ristrutturazione in corso, ma non ci scaccia nonostante siano quasi le tre del pomeriggio (proprio come nelle civilissima Italia del nord).
Purtroppo, fuori stagione, non c’è birra alla spina e l’offerta dei vini è limitata.
Comunque la signora ci porta in cucina a scegliere il pesce: scegliamo un pagello e un’orata mentre il marito ravviva la brace.
Nell’attesa ci porta involtini di riso avvolti in foglie di vite, polpette di formaggio e di carne e un bel mezzo litro di retzina.
La chiesetta ortodossa in fondo al villaggio
Il pesce, naturalmente è buonissimo e profumato. Il dolce lo offre la casa: uva candita ammorbidita nel miele; e infatti la costa turca si staglia all’orizzonte.
Il prezzo non è popolare per i Greci, ma per noi mangiare pesce freschissimo a meno di 25 euro è un sogno che lasceremo nel Dodecaneso.

Voti: cucina 10/10; cantina 7/10; servizio 10/10.