Provo a spiegarvi come funziona una “variante”.
Un virus, come ogni organismo vivente, possiede informazioni genetiche sulla sua natura; insomma una carta di identità che è costituita da filamenti di RNA.
I più evoluti hanno una carta di identità più sicura, diciamo un passaporto, costituito da DNA, che non è altro che un RNA in duplice copia.
Per moltiplicarsi i virus duplicare il loro materiale genetico, RNA o DNA, a seconda della loro identità e trasmetterlo ai figli, che dovrebbero essere identici al padre
Duplicando il materiale genetico può capitare qualche errore di “copiatura”, come uno scolaro frettoloso che sbircia sul quaderno del vicino.
E così il RNA figlio non è più uguale a quello del padre, ed è nata una “mutazione” che si replicherà fino a quando un errore di copiatura non genererà un'altra mutazione.
Qualcuno ha pensato bene di chiamare “variante” questo frutto di una mutazione.
Le mutazioni non sono l’eccezione, ma la regola e avvengono con cadenza nota.
Se non ci fossero state mutazioni correremmo ancora da un albero all’atro appesi con dita prensili nelle foreste africane.
Qual è il problema?
Il virus è un organismo che non può replicarsi da solo, ma solamente all’interno delle cellule che lo ospitano.
Se non riuscisse ad arrivare alle cellule, ad esempio perché gli anticorpi lo bloccano, non potrà mai duplicarsi, e non potrà mai generare mutazioni.
Così è nata la variante delta.
Ma il Bastian Contrario, questo nostro dispettoso amico, ha delle conoscenze scientifiche ragguardevoli.
La sua cultura iniziata su Google oggi poggia solidamente sui post più sibillini di Facebook.
E quindi racconta urbi et orbi che non si deve fare un vaccino sperimentale, chissà cosa c’è dentro, magari un frammento di RNA che insegna ai nostri globuli bianche come produrre anticorpi utili.
Mai prenderlo assiema al Viagra: è controindicato perché in verità il vaccino è un agente trombofilo, cioè un voyeur che ci spia mediante nano-chips 5G mentre trombiamo.
