29 gennaio 2024

Cabo de Gata

 

Dopo un serie infinita di spiagge commerciali quant’altre mai decidiamo di saltare a piè pari la costa, saltare Alicante e puntare su Almerìa attraverso l’autostrada; non è propriamente una filosofia da viaggiatori curiosi ma non ne posso più di distese di villette a schiera a condominii.

Chiesa della Almadraba de Monteleva
Dopo aver faticosamente riempito le bombole di gas con attacco italiano in uno dei rarissimi distributori di GPL eccoci arrivare a Cabo de Gata.

Il parco naturale di Cabo de Gata e Nijar è una zona desertica, una delle poche in Europa e certamente la più importante.

Credo si accettabile passarci solo nei mesi invernali per il clima torrido e secco.

Il faro di Cabo de Gata
Le mie condizioni fisiche non mi consentono di camminare come vorrei, lasciamo il camper a  e devo limitarmi a un breve tratto di costa in bicicletta, a fianco delle saline dopo aver lasciato il camper alla chiesa della Almadraba de Monteleva, luogo singolare poco prima del paese di Almadraba.

Poi arriviamo fino al faro, uno dei luoghi più suggestivi e solitari del Mediterraneo.

Il clima caldo e secco ha attirato molte famiglie provenienti dal Marocco e infatti l’area di sosta dei camper a Pujaire e i piccoli ristoranti lì attorno sono tutti gestiti da Marocchini molto gentili.

In questo posto dal paesaggio vagamente lunare bisognerà tornare in buone condizioni fisiche e rivisitarlo con calma.

27 gennaio 2024

L'ora della Spagna

L'anfiteatro romano a Tarragona
Da cinque giorni stiamo attraversando la Spagna e abbiamo deciso di seguire la costa mediterranea. Paesaggi suggestivi si alternano a zone senza volto con case su case, condominii e hotel anonimi lungo un mare trasparente, quasi smeraldino.
Le giornate si sono allungate e ormai abbiamo sole fino a oltre le sei del pomeriggio. Il clima è temperato, oltre venti gradi di giorno e la nebbia lombarda sfuma nel ricordo. La latitudine è quella di Tunisi e non rimpiango la scelta di aver rinunciato alla strada dei Paesi Baschi e delle Asturie.
Condominii a Benidorm
E comincio a ricordare, dai tempi del mio “camino di Santiago”, giusto dieci anni fa: dopo la fine della guerra civile spagnola il “generalisimo” Franco impose alla Spagna un regime autoritario e clericale prendendo a modello un po’ il regime italiano del tempo, un po’ quello del vicino lusitanoSalazar. Per onorare l’amico Hitler decise anche di adottare l’ora dell’Europa continentale al posto di quella di Greenwich che gli sarebbe toccata per longitudine. E così in Spagna il sole tramontava sempre più tardi. Finita la guerra l’orario venne mantenuto e nacque così timidamente la “movida” l’abitudine tutta spagnola di cenare tardi e di concludere la serata molto più avanti.
Cabo de Gata e il suo faro

Dopo l’uscita di scena di Franco quest’usanza divenne la consumistica abitudine che tutti conosciamo e uscì dalla penisola iberica per propagarsi a quasi tutto il mondo occidentale.

25 gennaio 2024

Confine

 

Un confine può essere virtuale, come quello fra Germania e Austria, economico, come quello fra l’Italia e la Svizzera.

A volte il confine è drammatico e doloroso, come lo erano quello del muro di Berlino e quello fra Cipro greca e turca, creati dall’uomo, unica specie capace di odiare i suoi simili senza alcun motivo.

Il confine fra Francia e Spagna mi è sempre apparso drammatico.

Collioure, poco prima del confine

Due mondi, due lingue, due storie che si embricano rimanendo sempre diverse. Diverso è lo scartamento dei binari e fino a pochi anni or sono i trasbordi di uomini e merci sancivano la frontiera.

Durante gli anni della guerra civile spagnola e quelli altrettanto tristi della seconda guerra mondiale fra Spagna e Francia passavano, scappavano, si arenavano: ebrei, esuli, fuggiaschi, idealisti e disertori.

Salendo lentamente verso il confine sul crinale fra Cèrbère e Port Bou ad ogni tornante sembra di rivedere un passo di storia fino a quando i fabbricati abbandonati della dogana ci ricordano quanto sangue e sudore ci sano voluti per arrivare a Schengen.

E’ già la terza o la quarta volta che quando arrivo a Collioure abbandono l’autostrada e ripercorro i tornanti che portano alla vecchia frontiera.

Port Bou, il primo paese spagnolo, con i suoi fabbricati ammnistrativi scrostati, con gli immensi fasci di binari ormai deserti, mi ripropone l’atmosfera triste della Spagna di Franco che nessuno vuole ricordare. Per fortuna.

Subito dopo iniziano le spiagge dorate, la regione vinicola dell’Empordà; riprendo l’autostrada verso Barcellona e scendo a sud verso Tarragona, Valencia e Almerìa che ci aspettano.