08 agosto 2014

Caro pediatra ti scrivo



Caro Dottore,
volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me.
Sono quel bambino di dieci anni, cicciottello, forse qualcosa di più, che hai conosciuto alcune notti fa.
Io mangio sempre tanto, soprattutto troiate, e non faccio mai la cacca.
Quella sera l’ho fatta tre volte. La mia nonna si è spaventata e mi ha portato in ospedale, non nel tuo, in quello grande che sta in fondo a quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno.
I miei genitori erano a Milano, io stavo con la nonna in villeggiatura.
In quell’ospedale hanno detto che non avevo niente e che avrei dovuto mangiare meno troiate.
La nonna si è adirata e allora mi hanno fatto gli esami del sangue e hanno ancora detto che non avevo niente e che andassi a casa tranquillo.
Ma a casa volevo rivedere la mia mamma e allora ho detto che avevo male al pancino (beh, si fa per dire, a me piace mangiare...) e allora la mia nonna ha chiamato il 118 ed è arrivata un’ambulanza.
La mia nonna ha detto che non voleva tornare in quell’ospedale che sta laggiù dove c’è quel ramo  del lago di Como che volge  a mezzogiorno e allora quelli dell’ambulanza, un po’ sbuffando, mi hanno portato nel tuo ospedale che sta sull’altra sponda.
L’ambulanza ha corso tanto nella notte e non vedevo niente fuori  e la nonna piangeva.
Poi sono arrivato nel tuo ospedale e tu hai detto che non avevo niente, però mi hai fatto anche un’ecografia perchè non si sa mai.
Però l’hai detto sorridendo e la nonna era contenta e ha cominciato a raccontarti tutte le sue malattie, che sono tante, però la nonna sta meglio di tutti noi e rompe il cazzo.
Allora tu mi hai messo una flebo e io mi sono addormentato perchè il pancino non mi faceva più male.
Ma la nonna aveva chiamato i miei genitori che sono arrivati da Milano di corsa, ma non troppo perchè non hanno la sirena e neppure i lampeggianti.
E tu aspettavi.
E tutti erano contenti e io dormivo.
E tu hai pensato che bello spendere tanti soldi per mandare un’ambulanza da una sponda all’altra del lago di notte, però sei gentile e non l’hai detto, ma io mi sono divertito con la sirena, le luci e tutto.
Poi sono andato a casa perchè stavo bene e non avevo niente  e i miei genitori erano arrivati a trovarmi.
E ti hanno chiesto cosa avrebbero dovuto fare se io fossi stato male ancora e tu hai risposto che era meglio chiamare il prete ma essi non ne conoscono.
Grazie dottore, spero di tornare un’altra volta.

1 commento:

costantino ha detto...

bellisssssssss