07 agosto 2014

Scansioni di vita d'ospedale



L’ambulanza corre nella notte sulla Valeriana, un tempo consolare romana che portava in Alemagna.
I lampi azzurri degli stroboscopi rendono livide case contadine addormentate.
La sirena ripete incessante l’alternanza delle due note fa e la che hanno sostituito i fischi laceranti in voga nella prima repubblica e oltremare.
Nell’ambulanza un piccolo arabo con la febbre.
Da poche ore ha eseguito un vaccino.
La sorella, che ha studiato in Italia, ha letto su internet che dopo un vaccino può succedere ogni cosa nefasta e ha visto l’ombra della morte allungarsi sulla famiglia marocchina.
E così, misurata la febbre a 38.5° (centigradi, of course), ha chiamato il numero dell’emergenza.
L’ambulanza corre nella notte sulla Valeriana verso l’ospedale che si allunga pigro sul lago.
Il medico di guardia in Pronto Soccorso è preoccupato.
Febbre dopo un vaccino! Veramente sarebbe febbricola, ma il terrore fa per tre. Forse è un esordio febbrile dell’autismo, lo spettro che incombe sui sinistri vaccini che le potenze demoplutocratiche impongono ai lattanti inermi.
Forse sono inermi perchè non hanno ancora il sistema immunitario, chissà che con il vaccino qualcosa si combini, ma il terrore e l’ignoranza sommati fanno per sei, e comunque non danno cecità come chi fa da sè.
Il medico di guardia è veramente preoccupato e chiama il primario della pediatria, che si precipita nella notte.
E’ freddo, è buio, non ci sono lampi stroboscopici a fendere le tenebre ma solo una rispettabile bicicletta, ma il primario pedala comunque, felice di questo silenzio che sarà violentato fra poco dalle due note famose.
Se fosse più giovane sognerebbe una giovane donna e altre tre note (si la do) ma è anziano e assonnato, comunque pedala nella notte; l’ospedale non è lontano e ci arriva facilmente.
Sale quattro piani a piedi canticchiando “la pancia non c’è più”.
Il corridoio è tranquillo, silenzioso nella penombra della notte tranquilla, ma si anima, si accende, si illumina, si desta, rivive nelle infermiere che preparano febbrili l’ossigeno e l’adrenalina, veramente c’è anche un’ostetrica simpatica per solidarietà.
Arriva l’ambulanza che ha corso nella notte; ha abbandonato l’ex strada consolare Valeriana per imboccare con le gomme fumanti la litoranea Regina.
Gli stroboscopi lampeggiano incessanti anche dopo che la sirena ho smesso il suo lamento sincopato.
In reparto arriva trionfante un piccolo arabo incazzato con l’otite.
Gli fa male l’orecchio, porcudighel, e non ha potuto nemmeno toccarselo perchè l’hanno legato sulla barella regolamentare.
Il primario della pediatria ha una crisi d’identità. Non si sente più medico ma contribuente frustrato che paga la tasi, la tares, l’irpef, l’imu, la tassa di proprietà anche sull'autombile che non usa e questi portano in giro un’otite in ambulanza perchè hanno letto che il vaccino può portare all’autismo, di cui notoriamente la febbricola è la prima temibile avvisaglia.
E pensa al dottor Tissot che per molto meno minacciava solo la cecità, non l’autismo, ma non aveva a disposizione internet e nessuno l’ha mai preso sul serio.

(1 - Continua)

Nessun commento: