30 giugno 2015

Partenza


Milano Malpensa, terminal 1, lunga fila di banchi Alitalia, ma solo 3 aperti.
Il drop off, il prioritario, uno agevolato, chissà perchè, per chi avesse un biglietto Expo.
Naturalmente, con il democratico livellamento in basso delle 6 dei mattino, la coda è una sola.
Tre anche le impiegate, e due sono bloccate da due giovani signore con la divisa inconfondibile delle figlie di Albione, maglietta smanicata e ampio cappello di paglia volti a sottolineare e a proteggere il pallore lentiginoso del viso sormontato da un casto chignon.
Con flemma britannica stanno a negoziare qualche dettaglio di un imbarco di tre ore più tardi, che la nostra compagnia di bandiera rende improponibile mentre le impiegate sussurrano in un telefono per superare le difficoltà che hanno appena creato, perchè siamo in Italia.
La cosa non impensierirebbe: tutte le impiegate al banco degli imbarchi sussurrano al telefono per il 50% circa del tempo che trascorrono allo sportello, ma il nostro volo dovrebbe essere imbarcato dopo una ventina di minuti.
Siamo in sei, compresa Agatuccia, sua madre in dolce attesa e il vecchio Peppino, detto “Racula” per la sua eloquenza. Fra noi e le tre impiegate agli sportelli ci stanno una decina di impassibili orientali, pallidi come le signore inglesi, ma dotati di una ventina di trolley, valigie e bauli.
La nostra attesa trepidante è scossa dall'arrivo di una coppia con l'inconfondibile divisa dei turisti avventizi.
Lei cicciottella, con ampio vestito a fiori, lui già in bermuda, Lacoste e scarpe Timberland, rascina un ampio trolley Roncato che ha visto tempi migliori e destinazioni consuete da media piccola borghesia della provincia lombarda.
Con la sicumera di chi vuole dissimulare la poca pratica degli aeroporti il signore salta la coda e arriva davanti alla prima impiegata che si è testè liberata.
Il suo ragionamento probabilmente non fa una grinza: il drop off non sa cosa sia, l'imbarco prioritario non gli spetta e il biglietto per l'expo non lo riguarda.
La coda di sprovveduti in attesa gli ispira la compassione dell'indigeno che compatisce gli esotici di passaggio per la brughiera gallaratese a raggiungere l'Expo di Rho.
Dalla coda si alza una voce (purtroppo la mia) ad affermare che sarebbe meglio si fosse messo in coda: inferocito inveisce e mentre io chiedo sarcastico se mi tocchi per caso chiedergli scusa, l'impiegata gli ribadisce che dovrebbe mettersi in coda.
Ad evitare che il battibecco prosegua, l'impiegata inizia in ogni caso le procedure d'imbarco della coppia di avventizi, ma deve arrendersi all'evidenza: hanno sbagliato aeroporto.
Il loro fiammante Airbus non decollerà mai dalla brughiera gallaratese, ma dai sobborghi orientali di Peschiera Borromeo, a Linate.
Le Timberland si allontanano sdegnose a passo di marcia dall'atrio di Milano Malpensa, terminal 1, lunga fila di banchi Alitalia, ma solo 3 aperti.
Le segue la signora affannata e sconsolata nell'abito a fiori e tette sussultanti.

2 commenti:

costantino ha detto...

descrizione vivida, piena di ironia. Bentornato Paolo, leggerti è un piacere.

ecografista ha detto...

Grazie Costantino, i tuoi apprezzamenti mi inorgogliscono, ma mi intimidiscono sempre un po'. Un abbraccio