01 gennaio 2019

Fiammiferaia 2019


La telefonata arrivò in caserma verso le 19.
Il carabiniere rispose con un po' d'impazienza, mancava poco alla fine del turno: era una ragazzina che sosteneva che la nonna l’avesse cacciata di casa.
Era la sera di Capodanno e suonava inverosimile.
Tutti erano ancora in giro per negozi a procurarsi bottiglie e petardi per festeggiare comunque con un botto l’arrivo del nuovo anno.
La speranza di un anno nuovo era per pochi. La gran parte si augurava solo che non fosse un anno peggiore. Il millennio era iniziato male e proseguiva peggio.
Bronte - La Montagna d'inverno
In ogni caso al carabiniere non sembrava il caso di far uscire una pattuglia; la ragazza non sarebbe stata meglio in caserma che a casa di sua nonna però non si poteva lasciare all’adiaccio.
Le chiese il nome, Agatha, e dove fosse all’incirca, poi passò la chiamata e mandò un’ambulanza.
Agatha aveva la mamma lontana, il papà sconosciuto e una nonna che voleva starsene in pace con il suo cane a trascorrere un Capodanno uguale a tanti altri che l’avevano preceduto.
Così Agatha approdò in Pediatria.
Il medico di guardia non sapeva che pesci pigliare. La mamma non era raggiungibile, la nonna rifiutava ostinatamente di rispondere al cellulare. La dottoressa chiamò il vecchio.
Entrò in ospedale rassegnato, il vecchio; stava ascoltando “Le Nozze di Figaro” alla televisione, una strana fortunata coincidenza che aveva sconvolto le sue personali convinzioni sui palinsesti della televisione di stato.
Tentò svogliato qualche telefonata, ai Carabinieri, che non erano più quelli di prima, ma lontani sul Lago, e alla nonna che non rispose.
Chiamò Agatha nel suo studio. L’adolescente, infreddolita, sotto una giacca a vento griffata vestiva ancora il pigiama stropicciato con cui era uscita rassegnata sul pianerottolo, raccontò una storia confusa di famiglia fatiscente.
Giocava svogliatamente con uno smartphone, ultima generazione di una famosa mela presa a morsi dalla fortuna.
Al vecchio turbinavano in mente la sua vecchia casa d’infanzia, abbandonata, la piccola fiammiferaia di Andersen e altre immagini tristi da cui fuggire almeno la sera di Capodanno.
Beh, concluse, passerai la notte con nostre infermiere, se non hai già abbastanza sonno, almeno starai in un letto caldo. Botti e sbuffi della centrale termica segnalavano l’approssimarsi della mezzanotte.
E così Agatha trascorse il primo Capodanno sereno della sua adolescenza.

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