25 maggio 2017

Sofia e Sofsof

Le signore, due, prendevano il caffè sedute a un tavolino del Bar Stop & Go, poco distante dalla scuola elementare dei Pratimagri.
Si conoscevano da tempo, erano state compagne durante le scuole medie e si chiamavano entrambe Sofia.
Una era rimasta Sofia, l’altra avevano cominciato già a scuola a chiamarla Sofsof, forse per ironizzare sulla sua vaga e leggera balbuzie, che poi era scomparsa ma tant’è: era rimasta Sofsof anche per il fidanzato e poi marito.
Sofia si era accesa la prima sigaretta del mattino, l’unica che valesse la pena di essere assaporata; di fianco il piccolo Loris, nel passeggino, il ciucio fieramente fra le labbra, dal quale aspirava di tanto in tanto con negligenza, guardava attonito il mondo.
-        Eh, che tempi – diceva Sofia, sorseggiando il caffè – ora mi tocca vaccinare Angelica con dodici vaccini, tutti obbligatori! Ma dove siamo? In quale paese d’Europa ti costringono a dodici vaccini?   
-        Ma va là, sciocca, che vuoi che siano? – ribatteva Sofsof, cercando febbrile il pacchetto di sigarette in fondo a una borsa traboccante che non avrebbe passato i varchi di Malpensa.
-        Ma come – ribatteva Sofia – dodici iniezioni nelle cosce, ma come mi torna Loris? E Angelica chi la tiene?
-        Su su, si vede che non li hai mai vaccinati, sono dodici vaccini, ma le iniezioni sono solo quattro o cinque – disse Sofsof, per chiudere l’argomento – una ne tiene sei, e infatti si chiama esavalente, una ne tiene tre, e infatti si chiama trivalente, poi ci sono quelli delle meningiti, non leggi i giornali? In Toscana sono morti come mosche. Il mio Barnaba li ha fatti tutti e non se n’è nemmeno accorto.
-        Sì, ma ci pensi – rispose Sofia accendendosi altra sigaretta – sei vaccini tutti insieme, una bomba!
-        Già – borbottò Sofsof – dice uno di Milano che si potrebbero anche fare 25 o trenta vaccini insieme, chissà se sarà vero…
Loris si era scocciato; forse il fumo delle sigarette… si strappò il ciucio e lo gettò per terra con aria trionfante.
Sofia si chinò, prese il ciucio, se lo mise in bocca, lo succhiò con attenzione, poi lo infilò decisa in bocca al piccolo regalandogli qualche miliardo di batteri delle specie peggiore, di almeno un centinaio di tipi diversi, ma temperati dall’alito misto di tabacco e caffè.
-        Certo che a quell’età il sistema immunitario… a me sembra che sei in un colpo solo siano un po’ troppi – concluse Sofia.
Poi salutò distrattamente – devo andare, dai, a domani - e si allontanò con Loris e il passeggino caracollando verso il suv parcheggiato sul marciapiede, tanto i vigili a quell’ora erano impegnati ancora davanti alle scuole.
-        Ma kazzo – pensò Sofsof entrando a pagare le consumazioni – mai che offra un caffè, lei e il suo suv.    

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