09 dicembre 2010

L'enorme tempo di Giuseppe Bonaviri

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Libro stupendo. Forse la mia affezione per la Sicilia mi porta ad essere particolarmente generoso nel giudizio.
Questo diario di giovane medico fa affiorare una Sicilia apparentemente dimenticata ma ancora viva e i cui tratti sono ancora riconoscibili nei paesi, negli uomini e nelle donne dell'entroterra siciliano.
A volte per questi romanzi di Bonaviri si è usata la definizione di neoverismo.
Da questa umanità dolente e sconsolata emerge comunque l'anima dell'Isola, di quest'isola, che si può incontrare ancora, a saperla leggere.
Il senso di impotente pessimismo che aleggia fra le pagine mi riporta alle mia prime esperienze di medico, e mi ha riportato alla stessa atmosfera, anche se vissuta fra le montagne della Valtellina, estendendo ben al di là dell'Isola il messaggio di Bonaviri.
La frase con cui si chiude il libro racchiude tutto il pessimismo isolano e il legame struggente con la sua terra: "Temo che di Mineo resterà una grande macchia in alto sul monte tra fichidindia, fogliose cave di rena, e, chissà, di fiori gialli di maggio. "

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