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10 giugno 2012

Creta - Alana Restaurant a Rethiymnon


Ultimo giorno a Creta. Per necessità e comodità si deve passare sulla costa settentrionale.
Questa è molto più commerciale, dopo una settimana nella selvaggia costiera meridionale sul mar Libico, ma anche più movimentata.
Seguendo fedelmente Trip-Advisor, qui la guida Slow Food non c'è, approdiamo al ristorante Alana.
E' un'oasi verde nella giornata torrida.
Molto professionali, cordiali e simpatici i ragazzi che servono ai tavoli, forse uno è il proprietario ma non lo individuo con certezza.
Il menu è diviso in piatti classici e creativi.
Le interpretazioni creative sono sicuramente più stuzzicanti, fantasiose e curate; quelle classiche hanno qualche caduta di stile, come i carciofi sott'olio nello stufato d'agnello in salsa al limone.
Dolci notevoli, ottima scelta di vini e servizio un po' lento ma impeccabile, completano il quadro.
Non è poco per una località turistica dove credo sia molto facile essere abbindolati, però si può fare di più.

07 giugno 2012

Creta - Mystic Wiew Tavern a Matala


A qualche chilometro dal sito archeologico di Festos si trova questa simpatica taverna, a picco sopra la baia di Matala da cui di gode una vista molto romantica sulle spiagge e sule scogliere.
Quando siamo arrivati non c'era proprio nessuno e abbiamo dato fiducia assoluta ai recensori di Tripadvisor.
La fiducia non è stata disattesa.
Dopo qualche antipasto, molto semplice e curato, ci sono stati portati: gamberi, orate, pesce spada e piovra, rigorosamente alla griglia e freschissimi.
Il servizio è stato molto sollecito e siamo stati coccolati con cortesia sino al caffè.
Nessuna dolce a disposizione, neppure uno yoghurt o un gelato.
Purtroppo l'insegna della carta di credito era uno specchietto di richiamo e si è dovuto pagare in contanti.
Nel 2012 mi sembra che da un ristorante di buon livello ci si possa aspettare maggiore correttezza.

Creta - Taverna Vrisi a Myrthios



Souvlaki
Appena in alta sopra l'insenatura di Plakias di cui offre un panorama splendido, è il miglior ristorante che abbiamo incontrato in questa zona.
La cucina è a vista, dietro una terrazza che funziona da sala da pranzo estate e inverno, visto il clima.
Oltre alla carta, dove sono presenti tutte le specialità greche, c'è una carta di proposte del giorno.
Tutti i piatti sono molto curati e le porzioni molto abbondanti.
Costolette di agnello
Se non si ha un grande appetito è bene ordinare una porzione ogni due commensali.
I giovani proprietari sono molto simpatici e si adoperano sin dall'inizio per farci sentire a nostro agio.
Buona la scelta dei vini, anche se il vino sfuso, molto invitante nelle caraffe, è di buona qualità.
I prezzi sono onestissimi con un rapporto qualità/prezzo invidiabile.

05 giugno 2012

Taverna Iliomanolis - Vera cucina cretese, difficile da trovare.



La prima sera che mi sono messo a cercarla, con il navigatore satellitare che faceva le bizze e senza carta geografica, non ce l'ho fatta.
Abbiamo riprovato il terzo giorno per il pranzo, che qui come in Sicilia, si può consumare anche dopo le 14, e l'abbiamo trovata in un paesino in alto, sopra Plakias.
Il mare non si vede e per scendere si deve attraversare una bella gola.
Questo è l'unico problema.
Per il resto si tratta di una delle più simpatiche taverne di Creta.
All'arrivo se non si è clienti abituali si viene invitati in cucina a scegliere fra una decina di piatti della più classica tradizione isolana.
Le lumache sono splendide, gli involtini di riso cotti nelle foglie di vite memorabili, i funghi fritti al momento sono croccanti, l'agnello stufato è sempre morbido.
E alla fine, assieme al conto onestissimo, arriva un vassoietto di frittelle caldissime, spruzzate di miele e cannella.

16 maggio 2012

Ristorante "La bettola" a Carisio


E’ stata una scoperta quasi casuale, come lo sono o lo dovrebbero essere tutte le scoperte.
Tutto è iniziato con una regalo inaspettato, arrivato poco dopo Natale: la guida “Fuoricasello”.
Rosso sangue di bue come le auto da corsa Alfa Romeo, da buona milanese si contrappone ad altre guide rosso corsa.
Chi ha scritto questa guida, giunta alla sesta edizione, si è proposto di segnalare quasi 600 locali situati a meno di cinque minuti dai caselli autostradali.
Caselli autostradali oppure uscite autostradali, in quanto viviamo in un paese in cui è stato realizzato il vero federalismo, secondo il quale in certe Regioni le autostrade si pagano e in altre non si pagano, con buona pace delle Regioni che le autostrade non le hanno e non le avranno mai.
Ma torniamo alla nostra guida Fuoricasello che sta combattendo da par suo la battaglia contro il triste rituale del panino.
E non è la sola battaglia da combattere; ci sarebbero anche quella contro l'omologazione del cibo d'autogrill e quella, non meno importante, contro i trigliceridici hamburger drive in.
Così, pregustando un Salone del Libro sono finito al ristorante “La bettola”, fuori dal casello di Carisio sull'autostrada Milano-Torino, anche se adesso la vorrebbero chiamare Trieste-Torino.
La sala è grande ma non immensa.
E' domenica e le famiglie piemontesi sono quasi tutte fuoriporta.
Se ci aggiungiamo che siamo in periodo di cresime e prime comunioni possiamo ben capire a quale sarabanda infernale vengano condotte le giovanissime cameriere, sempre trafelate, sorridenti e sollecite.
La carta del menu è una celebrazione della logica asservita all'organizzazione.
Ci sono i piatti vegetariani, segnalati da una “V” e ci sono i piatti della tradizione monferrina.
Ci sono piatti unici e vini al bicchiere, amici della dieta e anche dell'etilometro.
Purtroppo infatti, dovendo guidare fino a sera, non ho argomentazioni motivate per commentare la cantina, che mi è sembrata improntata all'onestà e al buon senso.
Mi ci sono trovato così bene che alla sera ci sono tornato, con rinnovato entusiasmo, in attesa dell'alzataccia che avrebbe preluso al decollo per la Trinacria.
Inutile aggiungere che il prezzo è stato più che onesto.

Voti: cucina 9; servizio 9; cantina senza voto, ma ad occhio e croce superiore a 8.

20 febbraio 2012

Casa Lucas a Madrid



Sanguinaccio con pomodoro e vaniglia
Dopo un paio di sonore fregature, legate alla fretta e all'accidia serale, finalmente mi sono deciso a seguire le indicazioni di TripAdvisor.
Casa Lucas sta in Calle Cava Baja, una traversa di Calle de Toledo.
Il locale è molto piccolo, non più di quattro tavoli con panche e sgabelli.
C'è un banco di mescita e un altro banco più piccolo, dove appoggiarsi se si ha troppa fretta.
La birra è alla spina e ci sono ogni giorno almeno cinque vini pregiati serviti anche al calice

I piatti non sono molti e sono scritti su una lavagna, anche se c'è una specia di carta con la traduzione in francese, tedesco, italiano e, naturalmente, inglese.
I nomi sono abbastanza di fantasia e di deve chiedere.
Antipasti e tapas sono numerosi e molto appetitosi, fra i piatti ce ne sono almeno due imperdibili: il sanguinaccio con purea di pomdoro e vaniglia nochè la tagliata di tonno con cipollotti e purea di mele.
Al banco un oste ospitale mesce birra, versa calici di vino e intrattiene gli ospiti in attesa che si liberi il posto a sedere.
Tutto quello che non è scritto o non si vede non c'è, quindi inutile chiedere caffè, dolci o sangrìa.
Il locale però è di quelli sinceri, frequentato da Madrileni e il prezzo è sempre più che giusto.

20 novembre 2011

Il Cancelletto di Camin, a Padova


Camin è un sobborgo di Padova, nell'hinterland si direbbe a Milano, ma qui siamo nel Nord-Est, che da poco ha dismesso gli abiti di nostrano, fugace e miracoloso Eldorado per tornare a condividere la congiuntura negativa a cui ci ha condotto un governo dissennato, di ignoranti e corrotti.
Ma scorrendo freneticamente la gialla guida di Slow Food mentre il paesaggio fuggiva nella nebbia a lato dell'autostrada Serenissima abbiamo scoperto che a Camin c'e il ristorante “Il Cancelletto”.
Mi toccava dare il benvenuto agli amici che erano saliti da Catania per il Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia Pediatrica e la scelta è caduta su questo locale.
L'arredamento è sostanzialmente anonimo, ma la cucina a vista è rassicurante anche per chi arriva la prima volta.
Ottimi i primi, quasi tutti di tradizione, come i bigoli con ragù d'anatra e carciofi o quelli, altrettanto classici all'acciuga, ma rivisitati con l'aggiunta di olive taggiasche.
Onesti i secondi, altrettanto classici, anche se il baccalà con la polenta non è delicato come nel Vicentino.
Buona la scelta dei dolci.
La cantina si fa rispettare con una scelta non molto ampia ma molto meditata di vini, soprattutto veneti e friulani, ovviamente.
Il conto è onesto.
Quello che manca e che viene distribuito con molta parsimonia è il sorriso di chi serve. Suvvia le feste dei morti sono passate da un pezzo!

Voti: Cucina 7, Cantina 9, Servizio 5. Non è molto se si vuole rimanere sulla Guida Slow Food.

23 agosto 2011

Alte Taverne a Bad Füssing



Il nome l'ho trovato su Tripadvisor; non avrei potuto trovarlo in altro modo visto che il ristorante è decentrato, all'estremità di una frazione, Würding, lontano dagli stabilimenti termali e dalla pista ciclabile dell'Inn.
La taverna è ospitata in una casa almeno seicentesca, con grossi muri e una grande, rassicurante, porta di legno massiccio.
All'interno si vedono alcune sale con tavoli pesanti e legno alle pareti.
Vista la stagione mi sono sistemato in giardino. Servizio molto sollecito, forse un po' sbrigativo, disimpegnato da un signora che forse è la proprietaria e da una giovane bionda statuaria e sorridente.
Grande scelta di birre, in bottiglia e alla spina, fra cui un'immancabile weissen, una lager vellutata e una scura che non sono riuscito ad assaggiare.
C'è anche una sommaria carte dei vini sui quali mi manca assolutamente la competenza in terra di Alemagna.
Buona scelta anche di piatti con un menu dettagliato e suddiviso in piatti del giorno, specialità bavaresi, piatti di pesce e piatti vegetariani, senza dimenticare le insalate e l'angolo dei bambini.
Un eccellente rapporto qualità/prezzo, ma soprattutto la giusta atmosfera della Baviera, senza indulgere a banalizzazioni e globalizzazioni, come ci si potrebbe aspettare, e forse anche perdonare, in una stazione termale così famosa.
Unico difetto: non accettano alcuna carta di credito.

Voti: Cucina 9, Cantina 9, Cortesia 9, Rapporto qualità/prezzo 10. Da ritornare.

31 luglio 2011

Da Silvio a Castionetto di Chiuro (Sondrio)

Scoperto per caso qualche anno fa, dopo che avevo lasciato Sondrio, era stato una simpatica scoperta.
Niente d'eccezionale, d'accordo, affettato misto d'antipasto, croccanti e fragranti sciatt, cicoria tritata fine, pizzoccheri sontuosi senza che navigassero nel burro.
I pizzoccheri
Vini soprattutto valtellinesi, serviti alla giusta temperatura e con il prezzo onesto.
Alla fine il conto era sempre onestissimo, anche variando su tagliatelle alla selvaggina e tagliata.
Nessuna sorpresa che avesse conquistato la fama sulla gialla e nazionale guida Slow Food del 2009.
Ero diventato assiduo, tradendo un po' “il” Gianfranco e “la” Nanda, che continuavano a scodellare pizzoccheri qualche chilometro più su, verso Teglio.
Poi nel 2010 dalla guida è scomparso.
Io sono rimasto assiduo, quando mi capitava di passare in Valtellina o di portarci qualche ospite curioso di quella cucina di montagna.
Anche oggi ci sono tornato.
Gli affettati sono ancora fragranti, anche se il salame non è più quello. Gli sciatt sono ancora croccanti, ma meno fragranti.
I pizzoccheri reggono il confronto, anche se non sono piatto da fine luglio.
Quello che mi manca è un sorriso in più e un po' di cortesia; sul Lago, dopo pochi anni, sono di casa in tutti i locali che frequento.
Oggi abbiamo chiesto un po' d'acqua per il cane e ci hanno suggerito di usare la fontana poco distante.

Voto: cucina 8; cantina 7; rapporto qualità/prezzo 9; cortesia 5.

28 luglio 2011

Re Carlo V a Catania

Sfilando per Via Plebisicito, sempre molto lentamente perché a Catania il traffico è così, poco prima, o poco dopo, dipende dalla direzione, di arrivare al Pronto Soccorso Pediatrico del “Vittorio” si incontrano alcuni locali davanti ai quali fumiga e sfrigola tutto il giorno un braciere.
Ho scelto il locale di “Melo”.
Carmelo ha la passione per gli occhiali da sole, alcuni veramente singolari con cui si pavoneggia; inoltre dirige una piccola corte dei miracoli che cucina senza sosta bistecche di cavallo, salsicce, polpette, ma anche costate, e fiorentine di carne equina.
L’ambiente di Melo è la felice evoluzione dello “street food” della Catania più vera.
Ci si può sedere ai tavoli all’aperto, ma il locale climatizzato già dal mese di maggio invita ad entrare.
Il bancone in fondo tenta con succulenti antipasti, ma questo è il posto dove assaggiare la carne grigliata al momento.
La clientela è la più eterogenea: lavoratori di braccio e impiegati; fidanzatini timidi o gruppi chiassosi di studenti; qualche professionista che vuole concedersi una pausa genuina.
Io sono affezionato al classico panino con la bistecca di cavallo, ma il piatto di polpette è superbo nella sua semplicità.
Se c’è tempo alcune bottiglie di birra artigianale nel frigorifero sono un simpatico valore aggiunto, così come la simpatia sbrigativa di chi serve.
Un altro valore aggiunto, che non si menziona mai delle trattorie, è il bagno immacolato: un biglietto da visita di tutto rispetto.
Dall’ultima volta mi sono preso l’abitudine di portarmi via un panino incartato che poi sbocconcello in aeroporto, in attesa del volo per Milano, guardando con sufficienza i comuni mortali che si accalcano per avere un tramezzino plastificato a caro prezzo nei bar globalizzati di Fontanarossa.

Voto: rapporto qualità/prezzo 10.

16 luglio 2011

? Why not ? a Colico



Non è proprio un ristorante, ma comunque lo si guardi è molto più del lounge bar che appare a uno sguardo affrettato di chi non si prende la briga di entrare a chiedere o sbirciare.
Se si capita all’ora di pranzo i dubbi diminuiscono ma rimangono.
C’è sempre una piccola corte dei miracoli di amici che staziona sulle poltrone gavazzando un aperitivo.
Poi però si capisce che Sara, che passa veloce da un tavolo all’altro, nella saletta o nel dehors, non porta in giro panini e snacks.
E infatti basta sedersi  e aspettare. Sara arriva con un sorriso quasi sempre a metà e snocciola il menu. Non serve carta a mezzogiorno, tanto il prezzo è fisso. La scelta è stata quella di privilegiare la qualità sulla quantità, anche per i piatti più umili, come le polpette
Alla sera le cose cambiano; c’è una piccola carta, quantunque ci siano sempre altre proposte non elencate, e sono sempre appetitose.
Ma è la sera del venerdì che il Why Not mostra il suo valore aggiunto: il menu di pesce!
Pesce freschissimo, cucinato con semplicità e fantasia, puntando tutto sulla qualità; un esempio? Linguine con vongole e bottarga.
E sono linguine al dente, vongole freschissime e vera bottarga fresca di muggine di Cabras piovuta a julienne.
La grandezza di Tina, mamma di Sara e padrona della cucina, si misura nella perfezione dei piatti più semplici, come la piovra con le patate,  e si conferma nei gamberi freschi, lardellati e infilzati in rametti di rosmarino profumatissimo.
Qualcuno cura una buona scelta di birre; ci sono delle marche di grande pregio e qualche amenità, come la Chouffe Ipa, ma forse potrebbe starci qualche buona birra artigianale, qualcosa del Birrificio di Erba o dell’Orso Verde di Busto Arsizio…
Sul vino non mi pronuncio: ho assaggiato cose ottime, anche di Sicilia, e a prezzo onesto, ma la scelta non è ancora del tutto “matura”.
Dimenticavo  il prezzo: giusto per ogni occasione, ma molto equilibrato per il pesce che, si sa, nessuno lo regala.

Voti: cucina 9/10; cantina 7/10; servizio 8/10.



02 giugno 2011

Taverna di Marathounda sull'isola di Symi nel Dodecaneso



La taverna di Marathounda
Marathounda è un pugno di case perso su una spiaggia ciottolosa sulla costa meridionale di Symi, la più orientale delle isole del Dodecaneso.
Se ci si arriva fuori stagione e con il tempo cattivo c’è il rischio di non vedere questa piccola trattoria che è l’ultima delle case, la più lontana dalla strada, vicino alla chiesetta ortodossa.
Un'orata e un pagello freschissimi
La signora che ci accoglie è gentilissima e si scusa dei lavori di ristrutturazione in corso, ma non ci scaccia nonostante siano quasi le tre del pomeriggio (proprio come nelle civilissima Italia del nord).
Purtroppo, fuori stagione, non c’è birra alla spina e l’offerta dei vini è limitata.
Comunque la signora ci porta in cucina a scegliere il pesce: scegliamo un pagello e un’orata mentre il marito ravviva la brace.
Nell’attesa ci porta involtini di riso avvolti in foglie di vite, polpette di formaggio e di carne e un bel mezzo litro di retzina.
La chiesetta ortodossa in fondo al villaggio
Il pesce, naturalmente è buonissimo e profumato. Il dolce lo offre la casa: uva candita ammorbidita nel miele; e infatti la costa turca si staglia all’orizzonte.
Il prezzo non è popolare per i Greci, ma per noi mangiare pesce freschissimo a meno di 25 euro è un sogno che lasceremo nel Dodecaneso.

Voti: cucina 10/10; cantina 7/10; servizio 10/10.

27 maggio 2011

Ristorante Kalipso a Lindos

Occupa una massiccia, storica e bella casa che risale al tempo dei Cavalieri di San Giovanni . In tempi più recenti, durante l’occupazione italiana del Dodecaneso, ha ospitato la guarnigione della Guardia di Finanza.
Tutti parlano italiano e sono molto gentili.
La sera che ci siamo capitati c’erano, oltre alla carta, delle sardine appena pescate e profumate di brace.
I calamari alla griglia, con due contorni, sono cotti al punto giusto.
L’antipasto è un po’ commerciale, con zaziki appena tolto dalla vaschetta e “hummus” non certamente fatto in casa.
La scelta dei vini non la so giudicare ma preferisco rimanere sulla birra locale alla spina.
Non dimentichiamo che siamo pur sempre a Lindos, fra turisti probabilmente di bocca buona e frettolosi, e il prezzo non è esorbitante.


Voti: cucina 7/10; cantina 8/10; servizio 8/10.

24 maggio 2011

Ristorante Costas & Heleni, ad Haraki


Costantino ed Elena
Avevo trovato su Tripadvisor la segnalazione di questa taverna di Costantino ed Elena che si apre sulla spiaggia di Haraki, uno degli ultimi villaggi in bilico fra pesca e turismo.
Pesce spada ai ferri con patate e insalata greca
In realtà, sino dalla prima volta ci si accorge che è qualcosa di più di un ristorante: è un posto dove iniziare e finire con simpatia la serata.
Il pesce la fa da padrone: polipo stufato in agrodolce, seppie cotte con il loro nero, baccalà, grossi e rossi gamberi vengono serviti con insalata greca e patate.
Ogni tanto Costas improvvisa e porta in tavola un assaggio di formaggio di Creta o una porzione di "moussaka", che poi ovviamente non metterà nel conto.
Calamari con patate e insalata greca
I dolci sono molto dolci, come si conviene su un’isola che dista qualche decina di chilometri dalla Turchia.
Dopo cena può capitare che il padrone venga al tavolo a bere ed offrire una grappa, oppure che mi inviti al tavolo di un amico da conoscere per poi sorseggiare insieme un bicchiere di Retzina indigena.
Così tiriamo quasi mezzanotte e non mi rimane che pagare un conto molto onesto e salutare Elena, la cuoca e moglie, che sfaccenda in cucina.
La coppietta è appassionata dell’Italia e conosce Roma, Firenze e Venezia. Il prossimo inverno potrebbe essere il turno del Lago di Como.

Voti: cucina 9/10; cantina 8/10; servizio 9/10.

04 aprile 2011

Elogio della semplicità: Ristorante “Da Gigi” a Crandola Valsassina

Da almeno una decina d’anni mi suggerivano una tappa in questo ristorante e finalmente l’occasione si è presentata.
Non l’ho trovato sulla gialla Slow Food, ma alla porta d’ingresso c’è l’adesivo della rossa Michelin, che per me non è un valore aggiunto, anzi.
Ma entrando tutto cambia.
Chi ha arredato la sala ha coniugato spientemente rustico, eleganza e buon gusto.  La cosa che colpisce è l’affabilità e la cortesia delle sorelle che animano la sala.
Una cortesia d’altri tempi, senza mai essere invadente nè ostentata.
La carta propone piatti assolutamente tradizionali e semplici, rivisitati alla ricerca di accoppiamenti di sapore sapienti.
Quindi “scapinasc”, peraltro unico piatto originale della Valsassina, e tagliatelle curatissimi ed equilibrati.
Pochi secondi di carne dalla qualità eccezionale e che denota una scelta sicura delle materie prime.
Dolci tradizionali, rivisitati negli ingredienti per migliorarne l’equilibrio: eccezionale la cassata al cocco e la semplice ma leggerissima bavarese con sciroppo d’acero.
Carta dei vini buona, con scelte sicure.
Purtroppo mi toccava guidare ma ho sbirciato i distillati per scoprire una bella offerta di grappe, liquori fatti in casa e torbati non banali.

Voti: cucina 9/10; cantina 8/10; servizio 10/10 (e lode) - http://www.dagigicrandola.it/ita/default.aspx

01 marzo 2011

Trattoria Milla a Sala Baganza (Parma)

Un po’ persa nella campagna parmense, ci sono arrivato solo grazie al navigatore satellitare in una serata di foschia e piovigine.
La sala è accogliente.
Come spesso nelle trattorie emiliane, sopratutto in quelle suggerite dalla fidata guida gialla Slow Food, c’è l’uso di mantenere l’aspetto tipico degli anni ’50 e ’60, senza rinunciare né in sala né in cucina alla tecnologìa avanzata, però ben dissimulata.
E’ una trattoria di tradizione, fondata dalla mitica Signora Milla, di cui sentivo parlare nei miei anni universitari a Parma, ma che non ho mai avuto la ventura di conoscere.
Oggi la tradizione prosegue, soprattutto con la “torta fritta”, la migliore assaggiata sinora, e con leggendari anolini in brodo di cappone, che mi hanno riportato indietro di quarant’anni.
Dolci onestissimi, secondo robusta dolce tradizione, e una buona cantina completano il quadro.
Per quanto riguarda quest’ultima ho notato una propensione alla Lombardia, cosa un po’ insolita in terra emiliana; io mi sono attenuto rigorosamente a un Lambrusco molto classico.
Il prezzo è giusto: sui 30 euro, che salgono a 40 se si vuole bere molto bene.
Unico appunto: il servizio; grande cordialità ma lentezza esasperante.
Voti: cucina 8/10; cantina 8/10; servizio 6/10. Link: Trattoria Milla.

27 luglio 2010

La Barrocciaia a Livorno

Dal porto al mercato, due luoghi dove guardare la vita che fluisce a Livorno.
Dopo che il pilota è salito all’imbocco del porto la nave rallenta e manovra maestosa fra le banchine e i moli. Non ci sono navi da crociera ma solo gru e mucchi di pietrisco e sale sui moli. Carri merce neri di grasso sotto e grigi di polvere e salsedine sopra dormono sulla banchina.
Bob Dylan rauco canta nelle cuffie in un’incisione rara con Paul Simon rubata su Emule.
Scendo indolenzito e accaldato dal traghetto che mi riporta dalla Corsica.
Prima di affrontare l’autostrada è tradizione tentare la piazza del mercato.
Il mercato è lo specchio di una città, di un paese, di una comunità; il suo termometro. Trascinandomi nell’afa fra una bancarella e un’altra dove risuonano sempre più rare le grida in toscano raggiungo “La barrocciaia”.
Cosa sia è difficile dire: un po’ trattoria, un po’ osteria, un po’ ritrovo, un po’ antro. Qui si mangiano i panini più buoni d’Italia ma non chiamiamola paninoteca, per carità e per rispetto.
Forse qui si può gavazzare e bere sino a tarda notte e se Francesco Guccini fosse stato toscano lo si sarebbe potuto trovare qui.
Dove trovare un posto dove mangiare un panino di 35 centimetri con roast beef, verdure crude, salsa verde e un bicchiere di Chianti vero a 7 euro?
Ma il valore aggiunto è sedersi fuori, su due o tre tavolacci unti guarniti di sedie impagliate rigorosamente targate Ikea. I tavoli de “La barocciaia” sono rispettati dai marocchini che tentano un approccio solo con me, tradito dalla vecchia reflex Nikon, simbolo e vanto di viandante curioso e intemperante, e infatti negligentemente appoggiata sulla sedia accanto.
Insomma se volete mangiare pesce a Livorno ci sono dei gran bei posti, più o meno rispettabili, ma se ci piace prendere il polso alla città, al mondo, all’Italia che ci circonda, a quella che scompare guardando nello stesso tempo negli occhi all’Italia che sarà, non c’è osservatorio migliore di questo angolo di mercato e di mondo.

I voti: qualità 10, servizio 9, vini 9; la media è 9+, scusate se è poco.

12 giugno 2010

Ristorante "Il mare" a Rio Marina

Da due anni capito all’Elba in questo periodo e ormai più d’una volta sono venuto a mangiare da Laila.
Io la chiamo signora Laila, ma so che fa più effetto dire “da Laila” a Rio Marina.
Laila è sempre premurosa e mai sbrigativa, neppure al sabato sera, se si ha avuto il buon senso di prenotare.
Laila ha sempre il ristorante pieno e il valore aggiunto è che non si tratta solo di villeggianti, ma anche di gente del posto.
In effetti la prima volta ci ero arrivato su indicazione di un farmacista stagionale che faceva la stagione estiva proprio a Rio Marina.
Il locale si apre sul porto e sul traghetto che instancabile fa la spola da Piombino. L’arredamento è casual ma si mangia quasi sempre fuori.
La carta del menu è accattivante, ma io suggerisco di consultare sempre la lavagna del menu del giorno, di fianco alla porta d’ingresso.
Qualche esempio: maltagliati con polpo e fagioli, spaghetti neri con ricci di mare, gallinella all’acqua pazza, stoccafisso con olive e patate.
Non mancano dei piatti più fantasiosi come i ravioli di mare con purea di melanzane o gli gnocchi con l’astice.
Per i più tradizionalisti, o per chi è scarso di fantasia, ci sono comunque sempre risotto alla marinara, spaghetti ai frutti di mare oppure frittura mista (croccante, leggera e morbida).
Personalmente ho lasciato il cuore sui maltagliati con polpo e fagioli, ma capisco che avendo l’età giusta si potesse lasciare il cuore anche per la signora Laila.
I prezzi sono onestissimi, l’unico appunto è sulla scelta dei vini, un po’ limitata.


I voti: qualità 10, servizio 10, vini 7; la media sta comunque sul 9.

25 maggio 2010

Les Trois Brasseurs - Montpellier

E’ un vero birrificio, con caldaia e tino d’ammostamento di rame lucido all’ingresso, una formula che funziona bene in Germania ed è un po’ una garanzia in Italia.
Il locale è grande, fra le palme, fra una cinema multisala e un teatro.
Le birre sono quattro, una weiss, una lager, naturalmente esaurita ieri sera, un’ambrata e una bruna stout che promette bene.
Il menu, simpatico e presentato sotto forma di tabloid, dovrebbe quindi variare periodicamente.
Mi sembra blasfemo ordinare una choucroute di salsicce e crauti a pochi centinaia di metri dal Mediterraneo e ripiego su un “welsh” ovverossia fette di pane spalmate di senape, coperte da una bella fetta di prosciutto, una generosa quantità di formaggio Cheddar, tutto passato al forno e poi guarnito con un uovo fritto sopra, insomma vera cucina mediterranea.
La weiss è buona, la stout eccellente. Ricordiamo che siamo sulle rive del Mediterraneo e per “fare” birra come a Erba, senza scomodare i Tedeschi, la strada da fare è ancora tanta.
Oltre alla giovane bionda, elegante e scosciata, che accoglie i clienti, servirebbe qualche cameriere un po’ più cordiale. Il mio s’è meravigliato infatti della mancia immeritata (un euro!) offerta per rubare un menu e un sottobicchiere.

Voti: ambiente 7, birra 7, menu 6; si può fare di più…

18 febbraio 2010

Grotta di S. Caterina, da Bagoga, a Siena.

Dopo le disavventure dell’ultima volta, patite solo ed esclusivamente per causa della mia distrazione, abbiamo rifatto la pace con le trattorie di Siena.
Ma torniamo un attimo indietro; l’ultima volta a Siena c’era anche il Sciur Peppino. Nella fretta di partire avevo dimenticato la fidata guida Slow Food.
Avevo vicariato temerariamente con una guida Routard da Feltrinelli e mal me ne incolse. In tre successivi locali avevo rimediato due fregature e un battibecco.
Quindi questa volta, buttata al macero la guida Routard con la speranza che nel riciclo si salvino almeno due pioppi, sono tornato alla gialla e fidata guida Slow Food.
Così siamo finiti nella Grotta di S. Caterina a Siena, da “Bagoga”, al secolo Pierino Fagnani, che era un fantino del Palio.
La cena è simpatica e di ottimo livello. Il collo ripieno e il “tonno” dei colli senesi sono un antipasto superbo. La qualità scende un po’ con la ribollita, un po’ troppo classica, come di chi è troppo sicuro di sé, ma la bandiera viene tenuta alta dai tortelli di patate in salsa rosa. Onesti secondi di carne, come ci si attende dovunque in Toscana e dolci da manuale.
Dovendo guidare al ritorno nessuno ha esagerato sui vini, eccellenti e a prezzi onesti, a patto di non chiedere la luna, che c’è pure quella, come il Brunello, e viene fatta giustamente pagare.
Bagoga sta in cucina; a metà della cena fa capolino in sala e saluta; dopo il secondo fa un altro giro e passa a salutare tavolo per tavolo, evitando con sapiente tatto le coppiette in trattativa per il dopocena.
Ce lo ritroviamo sulla porta che saluta cordialmente e a testa alta perché il conto è stato onestissimo in rapporto alla qualità e all’atmosfera.

Voto: Cucina 8, ambiente 9, vini 9. Media 9/10 circa.