14 giugno 2011

Istanbul 3

I due ponti del Corno d'oro visti dalla Torre di Galata


Il Congresso è simpatico e interessante, ma non può bastare; oltretutto non si parla neppure di ecografia. E così decido di evitare il buffet plastificato e mi butto nella stazione della metropolitana.
E’ una scelta un po’ obbligata, visto che pioviggina.
Prima di tutto mi concedo l’antipasto: una ciambella al sesamo in uno dei carretti che stazionano intorno all’ingresso della metropolitana.
Poi scendo in una metropolitana pulitissima e lucente sino al ponte di Galata.
Colazione con un pane al sesamo
La torre di Galata occhieggia in alto e per raggiungerla mi infilo in un dedalo di stradine con negozi che vendono materiale elettrico.
Le vetrine più povere espongono lampadine microscopiche, vecchi tester, canestri di spine faston, interruttori a pallina.
Giusto a fianco, da vetrine luminosissime, la tecnologia led esplode sui passanti .
In qualche modo raggiungo la torre di Galata, costruita nel 1348 e simbolo dell’insediamento genovese in questa città.
Pesce freschissimo
Mentre aspetto l’ascensore (tariffa europea, € 5.5) finisco fra due giovanissime coppie di Italiani che si lamentano: da tre giorni a Istanbul non hanno ancora visto nulla di “figherrimo”.
Mi nascondo abilmente in un inglese miagolato e salgo.
Il panorama è entusiasmante; peccato ci sia un po’ di foschia, ma chiameremo in aiuto l’hdr.
Scendo a precipizio, il tempo vola, e mi infilo in un mercatino del pesce giusto a destra del ponte di Galata.
Le grida dei venditori si mischiano a improvvisi scrosci dell’acqua fredda che viene incessantemente gettata sul pescato.
Fra una bancarella e l’altra ogni tanto si apre un grosso banco su cui il pesce viene fritto, offerto in cartoccio, infilato in un panino, o servito su traballanti tavoli di legno.
Disdegno i ristoranti griffati sotto il ponte e tento la sorte; scelgo un piatto di “Istrevit”, uno ovviamente vale l’altro.
E’ infatti una specie di pesce azzurro, profumatissimo, fritto sapientemente e servito con cipolla cruda e rucola.
Con meno dell’equivalente di cinque euro faccio la pace con la cucina turca.
La Torre della Ragazza, fra Asia ed Europa

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