26 agosto 2011

La scomparsa di Omber di Domenico Cacopardo

 
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la scomparsa di OmberAvevo letto, ma alcuni anni or sono, alcune opere di questo autore: “Le endiadi del dottor Agrò” e “Cadenze di inganno”.
Romanzi avvincenti, polizieschi nostrani di grande respiro.
Poi quest'anno è uscita la prima indagine di Italo Agrò: “Agrò e la deliziosa vedova Carpino”, un po' improbabile, un po' inverosimile, non molto spontaneo e con una scrittura priva della freschezza e della spontaneità cui mi avevano abituato i romanzi che avevo letto.
In quest'ultimo libro, che di fatto è il proseguimento della prima indagine del magistrato siciliano protagonista, la trama è corposa.
Le vicende narrate, un po' squallide, un po' grevi, sono vissute da personaggi tratteggiati un po' banalmente, quasi stereotipi di figure negative del nostro recente passato che si situa poco prima del tracollo della prima repubblica.
Ma la figura che ne esce male, al limite dell'antipatia, è il giovane Sostituto Procuratore protagonista: Italo Agrò.
Giovane magistrato rampante, supponente, presuntuoso, arrivista, arrogante al limite della maleducazione, non si rende simpatico che a sé stesso.
Convinto e compiaciuto di possedere una cultura umanistica soprattutto da esibire, si dedica bene e da par suo solo alla frenetica attività sessuale con un'insegnante di matematica insaziabile.
Insomma, se Domenico Cacopardo voleva farci conoscere un protagonista antipatico c'è riuscito alla grande.
Se ci sarà un seguito spero che nel prossimo romanzo qualcuno in grado di farlo senza conseguenze, si alzi silenziosamente e prenda a schiaffi questo pirla di un Siciliano che non rende onore alla sua isola, che io amo e che è fortunatamente abitata da gente simpatica e generosa.

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