19 dicembre 2012

La mia Germania - 1

Ci sono stato per la prima volta alla fine degli anni '50.
Alcuni lampi della memoria.
Munchen, Ulm e Stuttgard con la sua torre delle televisione a grdare al mondo che la Germania era rinata nuova e bella dalle sue ceneri.
Berchtesgaden sull'Obersalzberg, il “nido dell'aquila”, la casa di vacanza di Hitler. I prati erano ancora minati e soldati americani proseguivano la bonifica svogliati. Forse erano stati mandati lì in punizione per qualche cassa di birra e qualche rissa di troppo in libera uscita dalle caserme.
Le autostrade erano pavimentate con lastre di calcestruzzo e le gomme schiaffeggiavano ritmicamente ogni giunto, come percorrendo un ponte senza fine.
Lunghe file di Volksvagen smunte, di Opel grigie, qualche esotica Borgward, le Taunus che scimmiottavano le cugine ricche di Detroit salivano e scendevano lungo il Reno.
La Ruhr ribolliva di ciminiere e stabilimenti che sovrastavano l'autostrada.
Un sole velato dalla caligine di mille miniere di carbone ci accompagnava verso Amburgo.
Treni neri di locomotive a vapore o grigi di locomotive diesel affumicate trainavano lunghissimi e lenti treni merci sulle rive del grande fiume.
Qualche Porsche bianca a verde della polizia chiedeva strada con la sirena a due toni, un clakson in falsetto per non rievocare le lugubri sirene a fischio che fino a pochi anni prima annunciavano fuoco e morte dal cielo.
I miei genitori non parlavano tedesco né inglese ed era una tragedia in ogni ristorante. Chiedevano una bistecca ed ecco il goulasch; un consommè compariva la posto di una zuppa; la birra non era un problema e giunoniche cameriere con reggiseni antisommossa reggevano cinque boccali da una pinta in ogni mano.
Al porto di Amburgo era arrivata una zuppa di anguille gnocchi e prugne cotte, divertente per me, ma raccapricciante per i miei benpensanti genitori.
E non era nulla in confronto a quello che avrebbero patito in Scandinavia.
Io me la ridevo e vent'anni dopo avrei scoperto che cibandosi di aringhe marinate, salmone, cipolle e cetrioli si sarebbe potuto attraversare tutta l'Europa del nord con due soldi, birra compresa.
Questa Germania del dopoguerra riemerse in tutta la sua poesia all'inizio degli anni '90.
Attraversando quella che era stato l'inferno della “Repubblica Democratica Tedesca” per qualche anno sembrò che a Magdeburgo si fosse ancora alla fine degli anni '50.
Rividi il cielo livido di caligine, i treni a vapore, le auto scolorite.
Non c'erano più i miei genitori, e proprio oggi sono undici anni che nonna Maria ci ha lasciato.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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