30 agosto 2013

Betanzos - Bruma


Ieri sera era finita in gloria con un piatto rispettabile di baccalà con patate e due bicchieri di vino rosso Rioja, il primo per me e il secondo alla salute del Sciur Peppino che ha sempre il timore che io diventi astemio.
Poi addio alle scarpe: le vecchie e logore scarpe da trekking, quelle che avevano iniziato la loro carriera in Corsica, avevano esordito durante la prima tappa mettendo a repentaglio qualche dito del piede destro. Ancorché a malincuore hanno finito la loro carriera a Betanzos alleggerendo il mio bagaglio di ben 750 grammi.
E veniamo a oggi: per aspera ad sidera - questa è la madre di tutte le tappe; circa ventotto chilometri di saliscendi con una salita di almeno un'ora nella seconda parte.
Cambio di programma nutrizionale; colazione equilibrata ma sostanziosa e poi solamente acqua e isotonica gluco-salina fino a sera.
La scelta è vincente e riesco a camminare quasi nove ore con soste di pochi minuti ciascuna.
La prima metà del percorso mi scivola via senza che me ne accorga nonostante i saliscendi, prima delle 13.
Durante le prime ore di marcia si cammina poco lontano dall'autostrada dell'Atlantico e il rumore, ora un rombo, ora un fragore, mi tiene cattiva compagnia.
Per un'ora cammino con due coppie di Bretoni. Hanno più o meno la mia età e sono in pensione. Sono arrivati a Ferrol da Brest su una goletta d'epoca.
Dopo Santiago arriveranno fino all'Atlantico a Fisterra, da dove ripartiranno con la loro goletta per la Bretagna.
Io sono decisamente più lento nelle salite e li esorto a proseguire
Al pomeriggio la musica cambia. Ogni salita spero sia quella importante, invece ci sono ancora molti saliscendi.
Incontro un piccolo bar; ci penso e ripenso e poi entro per un caffè, doppio, caldo e un po' zuccherato.
C'è un ragazzo Down che mi guarda torvo. Lo saluto, vorrei dirgli che mi sono occupato di tanti come lui, ma niente.
Quando arriva il caffè me lo allungano pensando che mi allontani, invece mi siedo al banco alla sua sinistra e gli sorrido. Nulla; poi si alza e se ne va con un signore anziano, forse suo padre, che borbotta la sua disapprovazione per il peso del mio zaino.
Il caffè si rivela provvidenziale perché la salita inizia improvvisa.
Prima asfaltata, poi sterrata, sempre più ripida.
Il nemico non è più lo zaino, ormai sono uno sherpa, ma il sole implacabile delle 13.30. Salgo per un'ora e mezza. Mi riprendono due dei Bretoni che si erano fermati a mangiare.
Con l'allenamento non temo le salite, ma le discese sull'asfalto che martoriano le dita dei piedi.
Infatti il tratto più duro è il lunghissimo falsopiano, con altre salitine asfaltate, fino all'albergue.

[Bruma non esiste sulle mappe, mi ricorda Sheniko, la città fantasma nell'Oregon, sul 45° parallelo, nel '92, in un'altra vita.]

Bruma sono 4-5 case, per metà disabitate, di agricoltori che salutano in  una lingua aspra. Qui si unisce il cammino che viene da La Coruna.
L'albergue è presenziato da un ospitaliero molto gentile e simpatico, che mi assegna il posto superiore di un letto a castello.
Ritrovo i miei compagni di viaggio francesi; sono in 12 e ci sono anche persone più anziane di me.
E' tutto ben organizzato, posso scegliere fra 4/5 primi e secondi che una trattoria ci porterà alle 20.
Domani ci sono altri trenta chilometri, anche se in falsopiano, ma decido di rimanere leggero e opto per zuppa di pane e un piatto di prosciutto. Va a finire che i miei yogurt con muesli arriveranno fino a Santiago.
Aspetto la cena in riva a un ruscello che scorre poco lontano, con il sottofondo del chiacchiericcio dei Francesi.




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