22 dicembre 2013

A prescindere


Una mia infermiera prediletta, Giovanna, ora lontana dalle scene per maternità, mi chiedeva e si chiedeva questa sera su Facebook come mai tanto scalpore attorno a Stamina.
Lasciamo Stamina alla giustizia umana e soprattutto a quella, che mi auguro terribile, di Dio.
Il fenomeno preoccupante è ben altro.
Quello che preoccupa è il ricorso dilagante alla medicine complementari e il rifiuto del metodo scientifico.
I medici si meravigliano del rifiuto di antibiotici e vaccini, due presidi che hanno quasi raddoppiato l'aspettativa di vita dell'uomo occidentale nel corso degli ultimi sei decenni.
I medici in realtà dovrebbero in buona sostanza fare un'autocritica spietata.
Dovrebbero riconoscere che negli ultimi quattro decenni i baricentri professionali sono diventati la la tecnologia, il risultato terapeutico e la carriera.
Padroneggiare la tecnica, ottenere risultati lusinghieri nella terapia e raggiungere una buona qualità di vita sono obiettivi rispettabili e condivisibili.
Rispettabili e condivisibili solo a condizione di riconoscere una posizione di centralità del paziente.
Troppe volte e sempre più il paziente viene relegato a ruolo di “utente” o “cliente” e qui giunto non deve meravigliare che si rivolga altrove.
Una volta rassicurato della sua centralità il paziente invece accetterà ogni terapia, anche quella dell'acqua di fonte, dei colori cangianti e della macrobiotica.
Rimane il grande rammarico di non poter applicare ogni vero e documentato ritrovato della scienza e della tecnica per alleviare ogni vera sofferenza mantenendo il paziente nella sua centralità soggettiva e oggettiva.
Il sollievo della stretta di mano al morente non può e non potrà mai essere sostituita da alcun presidio tecnologico.
Il medico vero emerge nella terapia palliativa, in quella che accompagna all'ultimo viaggio.
Quando al centro della professionalità del medico rimangono solo la carriera, la realizzazione professionale e l'abilità tecnica apriamo le porte alla malamedicina, alla negligenza e infine alla malasanità.

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