11 dicembre 2013

La scomparsa del dottore - 1





Più riguardo a La scomparsa del dottore. Storia e cronaca di un'estinzioneSto leggendo uno strano libro, “La scomparsa del dottore”, e il sottotitolo è: storia e cronaca di un’estinzione.
In buona sostanza si parla dell’immagine sbiadita del medico d’oggi, ridotto a somatologo e dispensatore di medicine.
Vero.
Scopro ogni giorno quanta fatica costi essere medico che ascolta e dispensa consigli.
Ho scoperto che le mie visite durano sempre più di quaranta minuti. Cerco di dedicarmi all’ascolto e alla comunicazione, quello che si chiamerebbe counseling.
Ma scopro che la formula non funziona quasi più e forse devo decidere di tirare i remi in barca, concludere il leasing dell’ecografo e andare dignitosamente in pensione.
A parte la prima visita, dove spesso prevale la curiosità per il nuovo, in seguito riemerge la routine consueta.
Ai pazienti (ai genitori dei pazienti) interessa solo acoltare quello che desiderano sentirsi dire.
In pratica si ricade nella malamedicina di ascoltare l’enunciazione di problemi veri o presunti nell’attesa di una terapia che spesso non esiste.
Qual’ è la cura per le manifestazioni di gelosia nei confronti di un nuovo fratellino?
E qual’è la terapia per una malattia presunta o per un sintomo come la tosse, spacciata per malattia inguaribile?
Ho cercato di rifugiarmi nell’ecografia, sperando di dare risposte.
Ma mi vengono posti ogni giorno quesiti clinici che con l’ecografia non troveranno probabilmente risposta.
Questo avviene oggi, a sessant’anni dall’arrivo della rivoluzione antibiotica che ha quasi raddoppiato l’aspettativa di vita.
La domanda che mi arriva regolarmente è quella di chiarimenti sulla causa di una malattia.
Ma se la risposta è semplice per una malattia infettiva, che conosce una causa e un agente preciso, come si può spiegare una malattia metabolica o neoplastica, che nasce all’interno del nostro organismo?
Si può ascoltare, si possono dare consigli, ma non si può raccontare quello che il paziente vorrebbe ascoltare, altrimenti si passa dall’”altra parte” .
E quanta tristezza pensare che il paziente ci veda dall’altra parte quando si ha studiato e lavorato più di quarant’anni per stare dalla sua.

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