27 gennaio 2024

L'ora della Spagna

L'anfiteatro romano a Tarragona
Da cinque giorni stiamo attraversando la Spagna e abbiamo deciso di seguire la costa mediterranea. Paesaggi suggestivi si alternano a zone senza volto con case su case, condominii e hotel anonimi lungo un mare trasparente, quasi smeraldino.
Le giornate si sono allungate e ormai abbiamo sole fino a oltre le sei del pomeriggio. Il clima è temperato, oltre venti gradi di giorno e la nebbia lombarda sfuma nel ricordo. La latitudine è quella di Tunisi e non rimpiango la scelta di aver rinunciato alla strada dei Paesi Baschi e delle Asturie.
Condominii a Benidorm
E comincio a ricordare, dai tempi del mio “camino di Santiago”, giusto dieci anni fa: dopo la fine della guerra civile spagnola il “generalisimo” Franco impose alla Spagna un regime autoritario e clericale prendendo a modello un po’ il regime italiano del tempo, un po’ quello del vicino lusitanoSalazar. Per onorare l’amico Hitler decise anche di adottare l’ora dell’Europa continentale al posto di quella di Greenwich che gli sarebbe toccata per longitudine. E così in Spagna il sole tramontava sempre più tardi. Finita la guerra l’orario venne mantenuto e nacque così timidamente la “movida” l’abitudine tutta spagnola di cenare tardi e di concludere la serata molto più avanti.
Cabo de Gata e il suo faro

Dopo l’uscita di scena di Franco quest’usanza divenne la consumistica abitudine che tutti conosciamo e uscì dalla penisola iberica per propagarsi a quasi tutto il mondo occidentale.

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