25 gennaio 2024

Confine

 

Un confine può essere virtuale, come quello fra Germania e Austria, economico, come quello fra l’Italia e la Svizzera.

A volte il confine è drammatico e doloroso, come lo erano quello del muro di Berlino e quello fra Cipro greca e turca, creati dall’uomo, unica specie capace di odiare i suoi simili senza alcun motivo.

Il confine fra Francia e Spagna mi è sempre apparso drammatico.

Collioure, poco prima del confine

Due mondi, due lingue, due storie che si embricano rimanendo sempre diverse. Diverso è lo scartamento dei binari e fino a pochi anni or sono i trasbordi di uomini e merci sancivano la frontiera.

Durante gli anni della guerra civile spagnola e quelli altrettanto tristi della seconda guerra mondiale fra Spagna e Francia passavano, scappavano, si arenavano: ebrei, esuli, fuggiaschi, idealisti e disertori.

Salendo lentamente verso il confine sul crinale fra Cèrbère e Port Bou ad ogni tornante sembra di rivedere un passo di storia fino a quando i fabbricati abbandonati della dogana ci ricordano quanto sangue e sudore ci sano voluti per arrivare a Schengen.

E’ già la terza o la quarta volta che quando arrivo a Collioure abbandono l’autostrada e ripercorro i tornanti che portano alla vecchia frontiera.

Port Bou, il primo paese spagnolo, con i suoi fabbricati ammnistrativi scrostati, con gli immensi fasci di binari ormai deserti, mi ripropone l’atmosfera triste della Spagna di Franco che nessuno vuole ricordare. Per fortuna.

Subito dopo iniziano le spiagge dorate, la regione vinicola dell’Empordà; riprendo l’autostrada verso Barcellona e scendo a sud verso Tarragona, Valencia e Almerìa che ci aspettano.

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