09 marzo 2020

Cronache dalla trincea


Il corridoio è deserto, la sala d’attesa è deserta. Anche davanti all’ufficio prenotazioni non c’è nessuno. Sabato mattina un signore anziano, della mia età, aveva cercato la polemica per una visita urologica rimandata.
Poi ci siamo guardati in faccia e gli ho chiesto che ci facesse in ospedale di sabato mattina a cercare polemica.
Ha farfugliato imbarazzato ed è tonato sui suoi passi.
Milano - Orgoglio e pregiudizio
Le mie meditazioni non sono magistrali ma vogliono solo tramettere quello che penso ogni mattina alzandomi per andare incontro a una giornata diversa da quelle frenetiche che avevo lasciato a metà febbraio, alla vigilia di partire per Perugia.
Ci sono alcune considerazioni che non pretendono di essere verità, ma sono scomode da leggere.
Una delle prima cause del dilagare epidemico dei primi giorni è stata la precipitazione di correre in Pronto Soccorso alla comparsa dei primi segni e sintomi respiratori.
L’inveterata abitudine al cattivo uso del Pronto Soccorso ha fatto il resto.
Non contenti delle prime raccomandazioni buona parte degli Italiani si è precipitata a saccheggiare i supermercati, naturalmente senza precauzione alcuna.
Ora stiamo contando i morti.
Ma non è finita.
Due giorni fa, dopo avuto aver sentore delle nuove ordinanze i nostri Lumbard d’accatto si sono precipitati nelle stazioni ferroviarie, protetti da mascherine raccogliticce, chirurgiche o riciclate per fuggire portando con sé il contagio.
Sto qui alla mia scrivania; pochi colleghi bussano.
La mia fascia di età è quella cui sarebbe preclusa la ventilazione assistita.
Forse sono a mia volta un incosciente come quelli che stigmatizzo e dovrei passeggiare sul lungolago deserto invece di venire ogni giorno qualche momento in ospedale a vedere cosa succede.

1 commento:

Unknown ha detto...

Statte a casa.