18 marzo 2020

Una brutta malattia (cronaca semi-seria dalla trincea - 3).


Una cosa che ha avvelenato i miei ultimi anni da pediatra è stata la ricerca maniacale del colpevole.
Praticamente per ogni bambino ammalato che visitavo la mamma chiedeva: ma è stata colpa mia? E poi passava a incolpare la nonna che gli dava da mangiare porcherie, il papà separato che gli faceva prendere freddo e via in una sequenza catastrofica e inarrestabile che spesso terminava con l’accusa alla maestra, alla bidella, al medico di pronto soccorso o al pediatra del compagno di banco che aveva sbagliato la diagnosi il mese prima.
Chiesa di San Tomè - Almenno San Salvatore (Bergamo)
Se poi la malattia era grave iniziava la giostra del doctor shopping e si percepiva che usciti di lì i genitori sarebbero passati ad altro pediatra vicino o lontano, luminare relativo o assoluto.
Il resto è stata la nostra storia sino a fine febbraio: pronto soccorso intasato e accuse al pediatra di famiglia di leggerezza o affollamento dal pediatra di famiglia con accuse al pronto soccorso di incompetenza.
Poi sappiamo cos’è successo e cosa sta succedendoci attorno.
Siamo indifesi, impreparati, umiliati, impotenti di fronte a questo virus e ai nostri comportamenti inadeguati dell’altro ieri.
E allora?
Allora cerchiamo un colpevole: la Cina che ci ha mandato il virus e ora fa finta di aiutarci con pacchi di mascherine e qualche centinaio di ventilatori.
Oppure: l’Europa che ha affossato la nostra economia con la complicità dei nostri politici che avevamo votato noi e allora facciamo un comitato per uscire dall’euro, anzi no, un movimento anti-europeista, no, non solo, un partito contro l’Europa e poi glielo mettiamo… no, meglio un referendum noi contro voi.
Ma non avevano già scritto “Me contro te”? Ah sì, ma è una cosa da bambini, noi siamo persone serie: gettate Meloni contro i gitani, no, meglio contro gli Zingaretti fino a quando gli sporcheremo le felpe e saremo finalmente Salvini!
Ma è così difficile fare ciascuno la propria parte con umiltà, in attesa che finisca e fare una volta per tutte la pace?
Non siamo a Calatafimi, siamo in Lombardia ma “Qui si fa l’Italia o si muore" [G. Garibaldi, per chi non ricordasse]

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